lunedì 4 giugno 2012

VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE MILANO 2012


  LA FAMIGLIA  IL LAVORO   LA FESTA

     Dopo lunghi preparativi sono arrivati i giorni che vedevano Milano cambiata. Oltre alle divise dei volontari si vedevano in giro le famiglie – spesso numerose – con la maglietta ufficiale dell’evento con lo sfondo bianco e una sagoma del Duomo di Milano stilizzata e dipinta in giallo rosso e viola sotto la quale si  vedono quattro persone che rappresentano una famiglia. Hanno le mani alzate, l’intenzione del pittore sarà stata sicuramente quella di far esprimere la gioia ma ci viene in mente anche il gesto di mettersi le mani nei capelli. In effetti anche delle fatiche  e dei problemi di oggi si parlava molto negli interventi delle tavole rotonde. Ricordiamo che i primi cristiani pregavano con le mani alzate e quando le mani cadevano per la stanchezza qualcuno le sosteneva. Una bella immagine della famiglia.
     Il primo giorno i visitatori si sono concentrati nella vecchia fiera di Milano dove esponevano varie Onlus e associazioni che danno l’aiuto alle mamme, all’infanzia e ai malati. Sono stati presentati vari servizi per la famiglia, dalle scuole al sostegno a distanza, le case accoglienza e i movimenti ecclesiastici che sono orientati verso l’affido temporaneo dei bambini delle famiglie in difficoltà. Da tutte le proposte si percepiva la premura per la famiglia e l’aiuto concreto che si cerca di trovare di questi tempi in cui mettere al mondo i figli sembra un compito impossibile. Ecco perché Milano era cambiata. Si vedevano in giro tante famiglie con tre o quattro figli, muniti di passeggino che potrebbe diventare un simbolo di questo incontro. Sono venuti a Milano da 170 Paesi del mondo e spesso dalle zone molto più povere della Lombardia eppure parlare con loro era incoraggiante. Sapevano tenere calmi i loro bambini, sapevano comunicare con loro, erano sorridenti.
     Quando il  santo Padre Benedetto XVI arrivò a Milano è stato accolto dai milanesi in modo veramente caloroso. Lungo la strada che percorreva nel Papamobile dall’aeroporto di Linate al Duomo c’era tantissima gente che applaudiva ma soprattutto fotografava con i telefonini – un altro simbolo dell’incontro. E avevano tutti le mani alzate come nel logo della manifestazione. Davanti al Duomo il Papa era accolto dalla folla multicolore e multietnica. Si vedevano le bandiere di ogni genere. L’ha salutato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che ha fatto notare che Milano di oggi è multietnica e multireligiosa ma tutti possono avere un comune obiettivo di accoglienza, responsabilità e servizio. Si cerca di abbassare le barriere e di gettare i ponti per ridurre le differenze perché tutti abbiano gli stessi diritti. Poi il sindaco ha parlato della crisi che secondo lui può aiutare ad andare alla sostanza delle cose e lavorare insieme alle famiglie perché nessuno si senta solo. L’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha nel suo saluto ricordato come questa terra di mezzo – Mediolanum – oggi cerca il suo volto. Il cristianesimo ha portato qui la civiltà che ha influito sicuramente al fatto che la fede qui è appassionata a tutto l’uomo e che i laici e i credenti in questo tempo di travaglio costruiscono insieme il bene comune. Da parte dei credenti ha citato un iniziativa che comincerà presto in tutti gli oratori della Lombardia – l’attività ludica per i bambini quando finisce la scuola – che vede un esercito dei giovani coinvolti nell’educazione dei piccoli. Inoltre vi sono migliaia di istituzioni che offrono l’aiuto ai bisognosi. Il santo Padre ha fatto notare come le guglie del Duomo di Milano guardano in alto,  questo sguardo devono avere anche tutti quelli che sono sul crocevia di popoli e culture e vogliono andare incontro ai bisogno della gente concretamente. Se vogliono costruire l’autentico benessere dell’uomo sia laici e credenti devono 
“trasmettere alle future generazioni una così luminosa tradizione”. Ha concluso augurando che la Madonnina vegli su tutta la città. La banda municipale ha intonato il canto che rappresenta i milanesi in tutto il mondo:  Oh, mia bella Madonnina… e la piazza ha cantato insieme.
       Il secondo giorno della sua visita a Milano Benedetto XVI  ha iniziato con una preghiera davanti alla tomba di San Carlo nel Duomo. Poi si è recato allo stadio di San Siro per incontrare i  cresimandi. E’ un’usanza milanese e di solito si incontrano con loro l’arcivescovo, quest’anno i 60 mila ragazzi sono stati più fortunati. Il compito che ha dato a loro il santo Padre però non era facile: ha chiesto loro di diventare santi. Ha citato sant’Ambrogio che disse che in ogni età è possibile seguire Gesù. Dalla coreografia dello stadio il pontefice si è trasferito sul parco di Bresso per l’incontro con le famiglie, altrettanto coreografico. L’atmosfera era molto familiare: si alternavano le famiglie di diversi punti del mondo, dalla Cina, alla Greca, dagli Stati Uniti all’Italia. C’è stato anche un collegamento con una tendopoli in Emilia. A tutti il Papa ha rivolto le parole di incoraggiamento ponderato, non ha detto le  parole vuote ma esprimeva la sua sofferenza e il suo imbarazzo nel non poter dare una risposta esaustiva ad esempio quando si parlava delle famiglie fallite, dei divorziati risposati. Ha consigliato loro di rimanere nella Chiesa anche se non possono ricevere i sacramenti e ha auspicato che da parte delle parrocchie e dei sacerdoti ci sia l’accoglienza e vicinanza con queste persone. Si è vista un’immagine della famiglia nella Chiesa non ritoccata, così come è con le sue gioie, i suoi dolori e con i suoi timori. I singoli interventi erano intercalati dalla musica, canti e balli.    
    L’incontro più atteso era quello di domenica quando sulla stessa spianata di Bresso si sono riunite migliaia di persone per seguire la santa messa che ha concelebrato Benedetto XVI. Nella sua omelia ha sottolineato come si è vista questi giorni l’universalità della Chiesa che è giustamente chiamata la famiglia di Dio. Ricordava come è importante chiedere e concedere il perdono e come è indispensabile evangelizzare non solo con le parole ma con la forza dell’amore vissuto, del vangelo vivo. La famiglia è secondo lui una scuola delle virtù sociali come la gratuità, la cooperazione il dialogo. Lì i giovani apprendono le ragioni di vivere e i genitori non dovrebbero esitare di proporre ai loro figli le mete più alte. Anche se non mancano i conflitti e le incomprensioni fra i coniugi si possono secondo il Papa superare con l’intelligenza e con l’umiltà, rinnovando con coraggio ogni giorno il sì solenne del matrimonio. Parlando dei temi sociali Benedetto XVI ha invitato gli scienziati e i tecnici a collaborare con Dio e insieme ai politici a creare una società giusta, togliendo le disuguaglianze. Ai partiti ha detto esplicitamente che non dovrebbero promettere ciò che non possono mantenere. Nel lavoro non si dovrebbe guardare solo al guadagno ed all’utile ma si dovrebbe contribuire allo sviluppo armonico della persona. La mentalità dell’utile contagia anche le relazioni interpersonali dove prevalgono poi gli interessi individuali. Per tutti gli ambiti vale la frase: “l’amore è l’unica forza che può cambiare il mondo” pronunciata dal pontefice.  Il tema dell’incontro: famiglia, lavoro, festa sono secondo lui tre doni di Dio. Il riposo e la festa sono occasioni di convivialità in famiglia, ci permettono ad esempio di andare nella natura o praticare degli sport.
     E’ stato Giovanni Paolo II  a voler introdurre gli Incontri Mondiali delle Famiglie nel 1994 e si tengono ogni 3 anni. Benedetto XVI ha annunciato che il prossimo incontro avrà luogo nel 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti. L’incontro di Milano è stato definito “un’iniezione di coraggio per le famiglie” che il Papa vorrebbe proclamare ‘il patrimonio d’umanità’.

Milano , 03.06.2012 Růžena Růžičková     

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