Dopo lunghi preparativi sono arrivati i
giorni che vedevano Milano cambiata. Oltre alle divise dei volontari si
vedevano in giro le famiglie – spesso numerose – con la maglietta ufficiale
dell’evento con lo sfondo bianco e una sagoma del Duomo di Milano stilizzata e
dipinta in giallo rosso e viola sotto la quale si vedono quattro persone che rappresentano una
famiglia. Hanno le mani alzate, l’intenzione del pittore sarà stata sicuramente
quella di far esprimere la gioia ma ci viene in mente anche il gesto di
mettersi le mani nei capelli. In effetti anche delle fatiche e dei problemi di oggi si parlava molto negli
interventi delle tavole rotonde. Ricordiamo che i primi cristiani pregavano con
le mani alzate e quando le mani cadevano per la stanchezza qualcuno le
sosteneva. Una bella immagine della famiglia.
Il primo giorno i visitatori si sono
concentrati nella vecchia fiera di Milano dove esponevano varie Onlus e
associazioni che danno l’aiuto alle mamme, all’infanzia e ai malati. Sono stati
presentati vari servizi per la famiglia, dalle scuole al sostegno a distanza,
le case accoglienza e i movimenti ecclesiastici che sono orientati verso
l’affido temporaneo dei bambini delle famiglie in difficoltà. Da tutte le
proposte si percepiva la premura per la famiglia e l’aiuto concreto che si
cerca di trovare di questi tempi in cui mettere al mondo i figli sembra un
compito impossibile. Ecco perché Milano era cambiata. Si vedevano in giro tante
famiglie con tre o quattro figli, muniti di passeggino che potrebbe diventare
un simbolo di questo incontro. Sono venuti a Milano da 170 Paesi del mondo e
spesso dalle zone molto più povere della Lombardia eppure parlare con loro era
incoraggiante. Sapevano tenere calmi i loro bambini, sapevano comunicare con
loro, erano sorridenti.
Quando il santo Padre Benedetto XVI arrivò a Milano è
stato accolto dai milanesi in modo veramente caloroso. Lungo la strada che
percorreva nel Papamobile dall’aeroporto di Linate al Duomo c’era tantissima
gente che applaudiva ma soprattutto fotografava con i telefonini – un altro
simbolo dell’incontro. E avevano tutti le mani alzate come nel logo della
manifestazione. Davanti al Duomo il Papa era accolto dalla folla multicolore e
multietnica. Si vedevano le bandiere di ogni genere. L’ha salutato il sindaco
di Milano Giuliano Pisapia che ha fatto notare che Milano di oggi è multietnica
e multireligiosa ma tutti possono avere un comune obiettivo di accoglienza,
responsabilità e servizio. Si cerca di abbassare le barriere e di gettare i
ponti per ridurre le differenze perché tutti abbiano gli stessi diritti. Poi il
sindaco ha parlato della crisi che secondo lui può aiutare ad andare alla
sostanza delle cose e lavorare insieme alle famiglie perché nessuno si senta
solo. L’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha nel suo saluto ricordato come
questa terra di mezzo – Mediolanum – oggi cerca il suo volto. Il cristianesimo
ha portato qui la civiltà che ha influito sicuramente al fatto che la fede qui
è appassionata a tutto l’uomo e che i laici e i credenti in questo tempo di
travaglio costruiscono insieme il bene comune. Da parte dei credenti ha citato
un iniziativa che comincerà presto in tutti gli oratori della Lombardia –
l’attività ludica per i bambini quando finisce la scuola – che vede un esercito
dei giovani coinvolti nell’educazione dei piccoli. Inoltre vi sono migliaia di
istituzioni che offrono l’aiuto ai bisognosi. Il santo Padre ha fatto notare
come le guglie del Duomo di Milano guardano in alto, questo sguardo devono avere anche tutti quelli
che sono sul crocevia di popoli e culture e vogliono andare incontro ai bisogno
della gente concretamente. Se vogliono costruire l’autentico benessere
dell’uomo sia laici e credenti devono
“trasmettere
alle future generazioni una così luminosa tradizione”. Ha concluso augurando
che la Madonnina vegli su tutta la città. La banda municipale ha intonato il
canto che rappresenta i milanesi in tutto il mondo: Oh, mia bella Madonnina… e la piazza ha
cantato insieme.
Il
secondo giorno della sua visita a Milano Benedetto XVI ha iniziato con una preghiera davanti alla
tomba di San Carlo nel Duomo. Poi si è recato allo stadio di San Siro per incontrare
i cresimandi. E’ un’usanza milanese e di
solito si incontrano con loro l’arcivescovo, quest’anno i 60 mila ragazzi sono
stati più fortunati. Il compito che ha dato a loro il santo Padre però non era
facile: ha chiesto loro di diventare santi. Ha citato sant’Ambrogio che disse
che in ogni età è possibile seguire Gesù. Dalla coreografia dello stadio il
pontefice si è trasferito sul parco di Bresso per l’incontro con le famiglie,
altrettanto coreografico. L’atmosfera era molto familiare: si alternavano le
famiglie di diversi punti del mondo, dalla Cina, alla Greca, dagli Stati Uniti
all’Italia. C’è stato anche un collegamento con una tendopoli in Emilia. A
tutti il Papa ha rivolto le parole di incoraggiamento ponderato, non ha detto
le parole vuote ma esprimeva la sua sofferenza
e il suo imbarazzo nel non poter dare una risposta esaustiva ad esempio quando
si parlava delle famiglie fallite, dei divorziati risposati. Ha consigliato loro
di rimanere nella Chiesa anche se non possono ricevere i sacramenti e ha
auspicato che da parte delle parrocchie e dei sacerdoti ci sia l’accoglienza e
vicinanza con queste persone. Si è vista un’immagine della famiglia nella
Chiesa non ritoccata, così come è con le sue gioie, i suoi dolori e con i suoi
timori. I singoli interventi erano intercalati dalla musica, canti e
balli.
L’incontro più atteso era quello di
domenica quando sulla stessa spianata di Bresso si sono riunite migliaia di
persone per seguire la santa messa che ha concelebrato Benedetto XVI. Nella sua
omelia ha sottolineato come si è vista questi giorni l’universalità della
Chiesa che è giustamente chiamata la famiglia di Dio. Ricordava come è
importante chiedere e concedere il perdono e come è indispensabile
evangelizzare non solo con le parole ma con la forza dell’amore vissuto, del
vangelo vivo. La famiglia è secondo lui una scuola delle virtù sociali come la
gratuità, la cooperazione il dialogo. Lì i giovani apprendono le ragioni di
vivere e i genitori non dovrebbero esitare di proporre ai loro figli le mete più
alte. Anche se non mancano i conflitti e le incomprensioni fra i coniugi si
possono secondo il Papa superare con l’intelligenza e con l’umiltà, rinnovando
con coraggio ogni giorno il sì solenne del matrimonio. Parlando dei temi
sociali Benedetto XVI ha invitato gli scienziati e i tecnici a collaborare con
Dio e insieme ai politici a creare una società giusta, togliendo le
disuguaglianze. Ai partiti ha detto esplicitamente che non dovrebbero
promettere ciò che non possono mantenere. Nel lavoro non si dovrebbe guardare
solo al guadagno ed all’utile ma si dovrebbe contribuire allo sviluppo armonico
della persona. La mentalità dell’utile contagia anche le relazioni
interpersonali dove prevalgono poi gli interessi individuali. Per tutti gli
ambiti vale la frase: “l’amore è l’unica forza che può cambiare il mondo”
pronunciata dal pontefice. Il tema
dell’incontro: famiglia, lavoro, festa sono secondo lui tre doni di Dio. Il
riposo e la festa sono occasioni di convivialità in famiglia, ci permettono ad
esempio di andare nella natura o praticare degli sport.
E’ stato Giovanni Paolo II a voler introdurre gli Incontri Mondiali
delle Famiglie nel 1994 e si tengono ogni 3 anni. Benedetto XVI ha annunciato
che il prossimo incontro avrà luogo nel 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti.
L’incontro di Milano è stato definito “un’iniezione di coraggio per le
famiglie” che il Papa vorrebbe proclamare ‘il patrimonio d’umanità’.
Milano , 03.06.2012
Růžena Růžičková
Nessun commento:
Posta un commento