Sono
loro i nuovi poeti e i nuovi cantastorie. Usano la rima, il ritmo e
l'allitterazione istintiva come gli antichi cantastorie. Sono i
giocolieri della parola, i mangiafuochi del nuovo vulcano verbale.
Una
volta credevo di poter trovare i poeti nei posti che tradizionalmente
frequentano. Ho avuto modo di entrare nei cosiddetti ambienti poetici e
letterari della Milano intellettualmente colta, e per poco non mi
sparavo nei coglioni. I poeti stanno morendo nella loro depressione
artistica, la loro poesia è spoglia di qualsiasi barlume di energia e
vitalità, la loro poesia non la capisce nessuno, nemmeno coloro che la
scrivono. La chiamano avanguardia, la chiamano modernità, ma io vi
scorgo solo il nulla che avanza.
L’altra
volta espressi la mia solidarietà per una tagliatina di gomme e mi
venne rispedita cafonescamante indietro e mi consolai che anche il
Consiglio Comunale era stato mandato a Brannu dal nostro elegante e
colto Lider massimo. Spero non mi succeda di nuovo con queste
condoglianze.
Per quanto mi riguarda forse sono io “quello che ha introdotto” “l’addolorato” negli ambienti intellettuali milanesi. Non
vorrei ora pagarne le spese. Il nostro non è nuovo a simili dolori.
Sceglie sempre cattivi maestri. Già altre volte glielo dissi. Ma lui
vuole appartenere , sa che più soffre più si esalta. Si rifugia e
coltiva quattro gatti che lo osannano , ma lo avviliscono. Non sanno
nemmeno valutare le sue capacità e godono di espressioni forti che
mettono in imbarazzo chi gli si avvicina.
Si nutre ancora di piriti ed escrementi perdendo continuamente il treno della poesia. Ora si è giocata anche Milano
, dopo aver perso Corleone forse gli rimane Bolognetta , ma deve
aspettare che il suo nuovo sindaco finisca il corso da Ribaudo. Ma
cosa ti manca benedetto figliuolo ! Hai già la irrequietezza dei grandi
, hai già quel tuo verseggiare che nessuno possiede nella nostra valle,
sei una spanna sopra il nostro bazar poetico locale cosa ti vai a
cercare a Milano dove la poesia locale è finita come la Merini. La tua
delusione, se non è una trappola , mi rattrista . E’ l’immagine dei
nostri giovani. Fingono , fingono e ad un certo momento il tappo della
a bottiglia salta … Chi è capace va avanti emerge è un piacere vederli,
sicuri non arroganti non stronzi, indipendenti sono sempre in piedi con
o senza papà, parlano e non si nascondono scappando. L’unica cosa che
possiedono è una medaglietta dell’Avis.
Cantaci l’amore, disgraziato !
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