CIRO
L’ALESSANDRINO
DI
ROSA MARIA LUPO
Iniziamo , in
occasione dell’anniversario del martirio di San Ciro, la pubblicazione di questo
racconto che Rosa Maria Lupo ha scritto anni or sono. E’ un racconto che
appassiona come del resto tutto ciò che riguarda “l’alessandrino” ormai
residente a Marineo dal 1665.
MARINEO 1665
Dipinto di G.Calderone di proprietà di Walter Cangelosi |
Un piccolo paese ai piedi di una rocca.
I primi raggi del sole estivo colorano
d’oro la rocca e le piccole case; ogni cosa sembra riflettere buon umore, in
attesa che la storia di ogni giorno inizi la sua narrazione.
SCENA 2 Esterno.
Via del paese – particolare: una porta che si apre – giorno
Un uomo esce dalla vecchia casa
frettolosamente; la porta si richiude ed è la fine di qualcosa. Turi si appoggia al muro della casa: è un
uomo alto, sui quaranta anni, la faccia solcata da qualche ruga, pelle bruciata
dal sole e fisico asciutto. I suoi occhi sono tristi, per un momento lo vediamo
annegare nella disperazione… solo un momento e basta. In una mano tiene un
piccolo sacchetto di cuoio contenente qualcosa: lo guarda serrando le dita
attorno ad esso, poi stringe i denti e contrae i muscoli reagendo con violenza
a ciò che lo opprime, respira di botto e si nasconde il sacchetto dentro la
camicia. Va via.
SCENA 3
Esterno. Piazzetta – giorno
Un vecchio di un’età non definita conduce
un carretto carico di mercanzie trainato da un asino. Turi attraversa la
piazzetta col capo chino e le mani in tasca; il vecchio del carro lo guarda
indifferente mentre imbocca una stretta via laterale.
SCENA 4
Esterno. Abbeveratoio –
particolare: l’acqua verdognola - giorno
Un paio di mani forti e callose infrangono
la quiete dell’abbeveratoio: Turi raccoglie una manata di acqua e se la butta
sul viso; subito dopo affonda la testa nell’acqua…
Particolare: viso di Turi ripreso
sott’acqua –
Gli occhi di Turi sono aperti in cerca di
qualcosa. Dopo un pò il viso gli si contorce violentemente per la mancanza
d’aria…
Ritorno sull’abbeveratoio –
Riemerge e riempie di aria i polmoni. Il viso
è grondante di acqua che gli scivola in rigagnoli attorno agli occhi. Si passa
le mani in faccia e nei capelli. Il belato e il suono di campanacci attirano la
sua attenzione: alcune pecore si avvicinano all’abbeveratoio saltellando; il
ragazzo che le conduce è piccolo e tozzo e fa dei versi selvaggi per richiamare
il suo gregge. Turi passa attraverso gli animali e va via.
SCENA 5
Esterno. Cortile – giorno
Il cortile brilla nella prima luce del
giorno. Galline che razzolano; un gatto che sonnecchia sulla groppa curva di un
asino; una donna vestita di nero seduta su una logora panca che spenna un pollo
messo ammollo in un calderone fumante di acqua calda… Turi attraversa incurante
il cortile e si ferma davanti una casa con le finestre socchiuse: spinge la
porta ed entra.
SCENA 6 Interno. Casa di Turi – camera principale -
giorno
Turi entra a passo felpato nella stanza
illuminata da una lampada ad olio. Richiude la porta. In un angolo della stanza
un lettino con un’inferma. Il brusio
monotono di due anziane che recitano il rosario. Il petto della giovane donna che giace sul
letto si alza e si abbassa regolarmente: sembra scandire il tempo. Maria è una
ragazza minuta dai lunghi capelli neri, il volto piccolo come quello di una
bambina e ben disegnato. Turi si avvicina silenziosamente, ma la donna che pare
dormire avverte la sua presenza e apre gli occhi infossati: tenta di sorridere,
ma ciò che si disegna sul volto scarno è una smorfia di sofferenza. Turi le
prende la mano destra, guarda brevemente la fede all’anulare.
Turi…
(tossisce) che ora è?
Le due anziane si zittiscono. Turi si gira
da quella parte risentito, Maria gli stringe la mano.
TURI
Ancora presto è… lu suli sta cuminciannu a
quadiari ora.
(
il sole sta iniziando a riscaldare adesso.)
MARIA
Ciruzzu che fa?
Turi si siede sul letto e risponde a Maria
abbassando considerevolmente il tono della voce.
TURI
Non ti preoccupari di nostru figghiu, Maria…
è in buone mai. C’è me’ matri
cu iddu, la
nutrice è andata via. Come ti senti? (…di
nostro figlio…c’è mia madre con lui)
MARIA
Senza forze.
TURI
Coraggio Maria, ti mannavi a chiamari un
bravu dutturi! viene apposta da Palermo per te. ( Ho mandato a chiamare un bravo dottore.)
MARIA
MARIA
Quanto ti sto costando!
TURI
Nun diri accussì! Mi addolori se pensi questo
di me… (Non dire così)
MARIA
Scusami…cusami Turi.Quando ci siamo sposati
mi sono ripromessa…di onorare mio marito
ogni giorno. Essere una bona mugghieri, ‘na
brava matri… non fare mancare niente
alla mia famiglia… questo solo desideravo! (Una
buona moglie una buona madre)
TURI
E tu ogni giorno ma’ onorato! Non potevo trovare
mugghieri megghiu di tia!
(Moglie
meglio di te)
Maria piange silenziosamente. Turi serra la
bocca sforzandosi di non tremare per la forte emozione che prova; poi asciuga
con il lembo del lenzuolo ricamato le guance della moglie.
MARIA
Grazie Turi, marito mio. San Ciro ci deve aiutare… ho fede nel Signore lui non ci abbandona.
TURI
Lu dutturi chi aspittamu ti guarirà. (Il medico che attendiamo ti guarirà).
Turi si alza
e le due anziane di rimando riprendono le loro preghiere.
SCENA 7
Int. Casa di Turi – cucina - giorno
La finestra della cucina è socchiusa; un raggio
di luce filtra dalla tendina di lino bianca ricamata ad intaglio e illumina il
volto sereno del piccolo Ciro che dorme dentro la culla posta vicino la
finestra. La stanza è povera ma molto ordinata. Una vecchia donna dai capelli
ingialliti raccolti dietro la nuca dorme
profondamente e ogni tanto russa e borbotta qualcosa; è seduta su una sedia di
paglia, con le braccia incrociate e le mani nascoste sotto le ascelle. Turi è
entrato nella stanza e, avendo cura di non fare rumore, va verso il piccolo Ciro.
Per lunghi istanti guarda il figlio con orgoglio, poi lo prende delicatamente
in braccio e lo contempla come qualcosa di prezioso.
TURI
Ciruzzu… beddu di tuo patri! (Ciro,
bello di papà)
A questo punto Turi non riesce a trattenere
il pianto. Cerca di soffocare i singhiozzi nascondendo la faccia tra le pieghe
della copertina che avvolge il neonato, come se da suo figlio cercasse
conforto. Il piccolo Ciro si sveglia urlando.
TURI
(Cullandolo) No… no figghiu mio… papà
non ti voleva disturbare…
L’anziana donna si sveglia borbottando. Si
guarda attorno smarrita: si accorge di Turi e gli va incontro con le braccia
tese per prendere il piccolo Ciro. Turi si asciuga velocemente il volto.
MADRE
Signuri me’ comu m’addummiscivu! (Signore
mio come mi sono addormentata)
TURI
Mamà… avete vegliato tutta la notte, avete bisogno di riposare.
MADRE
Quale riposo! Pi’ ora pi’ nuddu c’è riposo… Dammi u’ picciriddu ca l’annacu.
( per
ora per nessuno c’è riposo. Dammi il piccolo che lo cullo)
Turi consegna il figlio alla madre. Poi
prende dall’interno della camicia il sacchetto di cuoio e ne svuota il
contenuto sulla tavola. Escono cinque monete d’argento. La madre lo guarda
sdegnata.
MADRE
Latri! Approfittano di la povera genti! Chistu è
tuttu chiddu chi ti dettiru?
‘Ssu tirrenu
valìa tri voti tantu! (Ladri! Questo è quello che ti hanno dato?
Quel terreno valeva tre volte tanto.)
TURI
Il bisogno era nostro. E poi non è questione
di soldi, mamà, vui lu sapiti chiddu chi
valìa pi’
mia. Era
l’unico ricordo di me’ patri e un giorno
doveva appartenere a mio figlio.
Ma ora la
cosa cchiù ‘mportanti è la guarigione di Maria.
(Voi
sapete quello che valeva per me… la cosa più importante)
MADRE
Figghiu me’… T’ai a fari curaggiu, Maria è troppo debole… è… un miracolo si
campa!
(Figlio mio ti devi fare coraggio)
TURI
Lu signor dottore che deve arrivare è bravo
mamà… io sono sicuro ca me’ mugghieri guarisce con la giusta cura.
MADRE
Dumani arriva Santu Ciru na’ lu nostru
paisi, affidati alle sue cure.
(Domani arriva san Ciro nel nostro paese…)
TURI
Io criu na’ li cosi chi viu e che posso
toccare con le mie mani… li cosi di lu munnu. Quello che sto passando ‘na lu
cori è vero! come la malattia di Maria, e il signor dottore chi sta arrivando. Tutto
il resto è vana speranza. (Io credo nelle
cose che vedo…le cose del mondo)
Turi esce fuori. La madre sospira scuotendo
il capo e facendosi il segno della croce.
1-continua
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