Davanti al
massacro di una ventina di compaesani dovrebbe ,avrebbe dovuto, scattare su di
noi qualcosa che si sarebbe fissato nella memoria indelebilmente. Se non fosse
per una lapide che nessuno legge e i vari anniversari la povera ventina sarebbe
finita nel dimenticatoio. Da noi esiste una specie di “damnatio memoriae”
,anche in positivo, che “oscura” implacabilmente certo passato. Vada per tutti
il caso di Padre Calderone, storico massimo del nostro paese dannato per
invidia da certa meschina cultura o l’altro caso di Padre Rocco, recentemente
scomparso a cui si dedicarono progetti di incontri e convegni dai soliti
mercantucci. Non scordando il prof. Arnone il cui nome resta legato ad un mezzo
busto ed a una fondazione , ma essendo finiti i “fondi” nessuno di lui sa chi
era e perché ! Altro che “damnazio
memoriae” ! A questo collabora soprattutto chi se ne è
occupato tendendo a esaltare più la sua ricerca che il fatto. Questa storia dei
fasci , non isolata, ma comune a diversi paesi siciliani, è stata studiata e
sviscerata e quindi archiviata “alla marinese”. Nel caso nostro oltre alla
lapide nulla altro la ricorda se non , il recentissimo, ripescaggio grazie ad
un passaggio televisivo o cinematografico per ora sconosciuto , ma che a detta
di qualcuno avrà grande risonanza per Marineo. Più volte ho cercato di capirci
e alla fine mi sono arreso accettando come storico, il massacro, documentato da
un solo punto di vista: dalla parte degli “sbirri”. Cioè quasi tutta la
documentazione proviene dallo stesso archivio. E’ come scrivere una
autobiografia grazie alle proprie lettere. Un giorno trovai da un antiquario
dei volumi spesso citati come fondamentali sulla storia dei fasci siciliani e
visto il costo cercai conferma chiamando quello che ritenevo il più esperto
locale. Non trovandolo persi l’occasione antiquaria e cosi abbandonai il
“filone”. C’era in circolazione un volumetto che in sole 163 pagine in corpo 12 a larghissimi margini tenta
di riassumere i fatti (non solo locali) quando allo storico ne occorsero tre
volumi. Mi colpi la citazione di un documento che anni prima avevo trovato alla
biblioteca di via Vitt. Emanuele dichiarato come appartenente ad un archivio
privato, persona a cui io stesso avevo fornito la fotocopia ai tempi
dell’Omnia. Stampato da una casa editrice “a partecipazione” cioè che stampava
con il tuo stesso contributo economico .
Erano i tempi pionieristici dell’editoria locale (curiosa la foto della madrice
all’inverso), editoria che ancora non è cambiata ma che permette a chiunque di
fregiarsi del titolo di “scrittore” edito da se stesso. Ora l’ennesima
ricorrenza fa fatica a venire a galla perché “questi morti” non appartengono a
nessuno. Una cosa bellissima, ma triste e che sono tutti cognomi locali che
confermano che quei morti ci appartengono. Però sono nomi da “ fossa comune”
perché ancora non ho visto nessuno recuperarne la memoria, cosi come avvenne
per i 62 di Marineo che seguirono Garibaldi. Mentre per gli oggetti della
tradizione contadina si è conservata la “memoria e l’oggetto” per i fatti
storici non esiste testimonianza. Sarebbe stato bello nell’occasione presentare
una nuova ricerca, una testimonianza, insomma qualsiasi cosa che confermi e
avvalori le tesi che conosciamo solo grazie alle testimonianze degli autori del
massacro . Festeggiamo la ricorrenza o onoriamo il fatto !
3 GENNAIO 1893
…I
cappeddi, cioè i “galantuomini” del circolo e del municipio,non volevano che il
mondo cambiasse; e, schierati con i cappeddi per fare si che tutto rimanesse
com’era c’erano i parrini, cioè i preti che trafficavano con l’aldilà ma anche
con le cose di questo mondo , ed erano tutti o quasi tutti , dalla parte dei
ricchi; c’erano i gabelloti che si spartivano i feudi dei nobili e i curatoli e
i liuni coi fucili a tracolla, che trattavano i contadini peggio delle bestie;
c’erano i regi carabinieri, cioè gli sbirri che facevano la faccia feroce ai
socialisti e si inchinavano ai cappeddi e ai parrini …e quel giorno quando la
folla si era ritrovata davanti al municipio… parti un colpo d’arma da fuoco e
poi un altro colpo, ed un altro colpo ancora, e sembro a tutti che il tempo
rallentasse fino a fermarsi, e che l’aria si tramutasse in vetro. Tutto era
fermo pietrificato dall’orrore di quell’ attimo maledetto;anche la musica della
banda era cessata…e mentre l’ufficiale comandante la truppa gridava le tre
terribili parole… Caricare ! Puntare ! Fuoco! Ci furono alcuni spari isolati
…mentre la gente si scavalcava e s’accalcava senza vedere e senza capire più
niente, urlando pazza di terrore, nel tentativo di fuggire, poi ci fu la prima
scarica di fucileria e tutta la piazza
fu invasa da una nuvola di fumo acre e giallognolo… quando il fumo si fu
diradato… c’era moltissima gente per terra, decine di corpi di uomini e anche
qualche donna. Alcuni di quei corpi urlavano, scalciavano, rimbalzavano
sull’acciottolato come se avessero avuto dentro una molla invisibile; alcuni
agonizzavano , spalancando la bocca o rompendosi le unghie e i polpastrelli
contro i sassi della strada nel tentativo di afferrare ciò che gli stava
sfuggendo…alcuni , infine, erano fermi in posizione scomposte… le sue gambe,
dal ginocchio in giù. Si muovevano ancora come le gambe d’un paladino del
teatro dei pupi….
4 gennaio 2013 Aggiungo. Sebastiano Vassalli - Il Cigno. Einaudi 1993
4 gennaio 2013 Aggiungo. Sebastiano Vassalli - Il Cigno. Einaudi 1993
Faccio finta
di non ricordare dove ho preso questo scritto o meglio lascio giocare i
professionisti del copia incolla sbizzarrirsi e dissetare la sete sanguinolenta
che li attanaglia. Saperlo o meno non conta nulla. L’unico dubbio che mi rimane
è se a tanta distanza di tempo le cose siano cambiate a Marineo o purtroppo tutte
le realtà descritte all’inizio del “copiato” , dai cappeddi ai
galantuomini di qualsiasi colore siano
ancora nel territorio pronte a reagire oggi come allora. Non dimenticate che
ogni gesto di dissenso o di ribellione viene bollato , ieri a fucilate, oggi
come “rancore personale”.
C’ERI TU IL 3 GENNAIO DEL 1893 ? ERA MARTEDI, IL GIORNO DI SANTA GENOVEFFA. IL SOLE ERA Già SORTO ALLE ORE 7,38 E ASPETTAVAMO LA LUNA PER LE ORE 17.44 …
Fu come aver ammazzato un ragazzo di 26 anni (età media ) :
Filippo Barbaccia (anni 65), Giorgio Dragotta (26), Antonino Francaviglia
(43), Giovanni Greco (24), Concetta Lombardo (o Barcia) (40), Matteo
Maneri (36), Ciro (o Andrea) Raineri (42), Michele Russo
(25), Filippo Triolo (43). Morirono successivamente: Giuseppe Daidone
(40), Santo Lo Pinto (mesi 9), Antonino Mansello (o Manzello)
(32), Anna Oliveri (anni 1), Cira Russo (mesi 9), Antonino
Salerno (anni 2), Maria Spinella (2), Giuseppe Taormina (46).
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