IL SICILIANO MORTO A
DACHAU OGGI E’ L’EROE DELLA CITTA DI VARESE
Aiutò
moltissimi ebrei e oppositori del regime a fuggire in Svizzera
Una quercia è stata piantata in suo onore e memoria nel Giardino dei
Giusti di Catania accanto a Giovanni Palatucci - commissario a Fiume - e
Giorgio Perlasca, il diplomatico che fingendosi console spagnolo salvò oltre 5
mila ebrei ungheresi. L’eroica vicenda di Calogero Marrone potrebbe essere
raccontata dalla Rai, in una fiction di sicuro successo.
Si deve invece ai giornalisti Franco Giannantoni e Ibio Paolucci con il
libro “Un eroe dimenticato” (Edizioni Arterigere) la ricostruzione della vita
di questo coraggioso straordinario personaggio, schivo ed irreprensibile sul
lavoro, ricco di umanità e irriducibile anti-fascista, che aiutò moltissimi
ebrei e oppositori del regime a fuggire in Svizzera.
Calogero Marrone era nato a Favara nel 1889 e alla fine degli anni
Venti era un sergente in congedo reduce della prima guerra mondiale. Il suo
rifiuto di prendere la tessera del Partito Nazionale Fascista gli costò diversi
mesi di carcere.
Impiegato al comune di Favara nel
1931 si trasferì in Lombardia assieme alla moglie ed a quattro figli, come
vincitore di un concorso per applicato al comune di Varese. Per le sue
indiscusse capacità diventò molto presto capo dell’Ufficio Anagrafe.
Grazie alla sua posizione di rilievo durante l’occupazione
nazi-fascista rilasciò centinaia di documenti d’identità falsi ad ebrei ed
antifascisti permettendo così di superare facilmente il confine e mettersi in
salvo.
Nel 1944, tuttavia, qualcuno segnalò
la sua attività alle autorità e fu sospeso dal servizio dal podestà. Avvertito
che l'arresto sarebbe stato imminente non volle fuggire, temendo ritorsioni
alla sua famiglia, e il 7 gennaio del ‘44 venne prelevato da due ufficiali
delle SS sulla base di un ordine del Comando tedesco di Varese che non lasciava
dubbi: collaborazionismo con la
Resistenza, favoreggiamento nella fuga degli ebrei,
violazione dei doveri d'ufficio, intelligenza con i CLN. Accuse da fucilazione.
Da quel 7 gennaio Calogero Marrone, passò sotto il solo controllo della giurisdizione tedesca, prigioniero dei nazisti nel campo di Dachau dove morì di stenti nel 1945, dopo un penoso, sofferto itinerario attraverso altre carceri italiane.
Da quel 7 gennaio Calogero Marrone, passò sotto il solo controllo della giurisdizione tedesca, prigioniero dei nazisti nel campo di Dachau dove morì di stenti nel 1945, dopo un penoso, sofferto itinerario attraverso altre carceri italiane.
Alla cerimonia di Varese di consegna del riconoscimento di
“Giusto tra i giusti” ai familiari, era presente Manuela Marrone, nipote di
Calogero e moglie di Umberto Bossi. “Io sono nata dopo la guerra - ha
dichiarato Daniela Marrone - e mia nonna non mi parlò mai di questa storia. La
riservatezza con cui ci protessero da questa vicenda è stata speciale. Avevano
ritrovato la voglia di vivere e ce la trasmisero così potemmo vivere una vita
felice”. Silenzi privati da rispettare ma intollerabili quelli pubblici,
secondo il giornalista Giannantoni che tanto si è battuto per questo
riconoscimento. (M.S.)
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