IL TYN |
Avevo già mandato un mazzo di fiori con Florieurop o Euroflora, senza
avere risposta, cosi mandai un telegramma una settimana prima e quindi ero
stupito che all’aereoporto non ci fosse nessuno.Era Domenica. Avevo un indirizzo
impossibile. Un colleggio studentesco di domenica è vuoto o quasi , il telefono
era nel corridoio e chi rispondeva chiamava a voce alta lasciando la cornetta
pensolare per ore. Infine riuscii a trovare la sorella che abitava dall’altro
lato della città. Iniziò cosi la mia avventura in Boemia dove un tassista da me
ingaggiato a giornata o a settimana mi scorrazzava avanti e indietro. Seppi
dopo che era il suo primo giorno di lavoro. Era un ex poliziotto espulso perché
non era uno sbirro. Ci frequentammo per un totale di trenta giorni a volte
alterne e cioe quando andavo in Polonia passando da Praga (ma questa è un'altra
storia).Poi avvenne l’invasione, poi Jan Palach, poi tutto il resto. Andare a
trovare la morosa a Praga era già un avventura. Cambio obbligatorio, due tre
controlli per settimana alla Polizia, la nostra esuberanza giovanile in mezzo a
una società “diffidata, ricattata, in pugno ad una classe politica demente e
cafona come ovunque è stato dove il
comunismo era al potere”. Mentre noi ridavamo della cretinaggine del comunismo
al potere , i cechi avevano poco da ridere. Con un colpo di mano finisco dentro
il Tin dove era parroco un uomo eccezionale Giorgio Reinsberg : Se entravi in
chiesa mentre lui diceva messa per prima cosa sentivi la gente brontolare
perché andavi a messa “a comodo tuo” disturbando i fedeli concentrati, poi non
facevi in tempo a sederti che il Reinsberg cambiava lingua passava dal ceco
all’italiano avendoti riconosciuto e se eri assieme ad un francese a un tedesco
a un americano lui , che sapeva riconosce le persone, li gratificava cambiando
continuamente lingua. I suoi parrocchiani erano abituati perché al Tin alla
fine vanno più stranieri che cechi. Poi ad ogni passaggio lui infilava il tuo
nome tipo da “fratelli riconosciamo i nostri peccati lui passava a Onofrio e
anche voi fratelli riconosciamo…”. Si era salvato dai campi di concentramento
perchè era già andato un suo fratello e quindi i comunisti non osavano
toccarlo…Poi conoscemmo un altro “pezzo da novanta” : Anotnin Mandl. Mitico :
Viveva con la madre di 91 anni e la ex cameriera di 93 : indimenticabile
Caterina. Diventammo subito amici a tal punto che una fredda giornata di
dicembre , il 29 ci sposò a San Gallo a due passi del Tin. Questo Antonino
Mandl aveva passato gli ultimi 20 anni di cui 18 in carcere…come spia del
Vaticano. Ci trovavamo a casa sua (aveva concesso una stanza per accudire le
due vecchie , a colei che ancora oggi amministra la mia vita .
L’argomento era sempre lo stesso: la cretinaggine dei comunisti al
potere. Mentre il Reinsberg era specialista nelle barzellette sulla tirchieria
degli ebrei il Mandl trovava le “gaffe” dei comunisti , tipo quella che nella
sua lunga detenzione, firmava condanna e scarcerazione sempre lo stesso
ministro della giustizia ! Non ci rendemmo conto che la cafoneria comunista
l’avremmo pagata cara. Subito dopo il primo matrimonio (5 novembre, quello civile) arrivò la
laurea e andai ad assistere alla nomina e con grande mio stupore mi sentii chiamare
perché la donna all’est assume completamente il cognome del marito quindi lei
diventò Ruzena Sanicola nella stessa università del Palach. Il Mandl ci sposò e
battezzò la nostra piccola Barbara , scappando dall’ospedale dove era
ricoverato( in attesa dell'ennesino arresto). Rideva e mi diceva ora li frego io questa volta- Subito dopo morì e da allora al cimitero avevamo due persone da
visitare: entrando a destra Jan Palach più avanti Antonin Mandl. In questo
cimitero davanti ogni tomba c’è una panchina dove la gente legge un libro a
bassa voce e dialoga con il defunto (più o meno come a Marineo) mentre decine
di scoiattoli ti girano attorno saltellando. Poi di colpo un giorno Jan Palach
sparì e cercandone le ragioni alla fine ci risposero che i fiori inquinavano la
città con l’odore …
Poi arrivò la normalizzazione sino a quando ci trovammo fra le migliaia
di persone che scorrevano dalla città al castello esigendo che “Havel na rad”
(Havel al castello!). Ancora oggi quando passo a Michalska (dove abitavano il prete e le due vecchiette) faccio un fischio aspettando che la mia bella si affacci dalla finestra del
secondo piano per gettarmi le chiavi del portone, perché Lei la notte aveva
paura a dormire da sola…
3 CONTINUA
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