giovedì 13 febbraio 2014

NON TIRIAMO LA CORDA...

SIGNOR DISCLAFANI CHIUDIAMOLA QUESTA STORIA. LEI FACCIA IL BANCARIO E MI LASCI IN PACE. ASPETTO CHE DISSENTA ANCHE DA CHI HA INIZIATO A SPUTARE !
Tralascio la prima parte del messaggio perché non è rivolta a me ma ai suoi compari del Pd.
Oggi più che mai i miei dubbi di allora tornano pressanti e si fanno contingenti. Oggi vengo chiamato in causa, assieme anche alla mia famiglia, per la milionesima volta, da chi rimesta nel torbido e sguazza in quella melma che voi ben descrivete, su una vicenda a cui sono completamente estraneo. Mi riferisco alle vere o presunte frasi copiate dell'articolo dell'Ass. Salerno, circostanza che come voi ho appreso, e pure in ritardo, dal web e sulla quale non mi pronuncio per rispetto anche delle sensibilità personali di ognuno. Ed è paradossale questo caso, perché vi dimostra come ci sia in ogni attore di questo triste gioco il continuo diuturno sospetto che il nemico sia sempre alla porta, pronto a colpire e dunque bisogna giocare d'attacco, a chi la spara più grossa. E' un imbarbarimento inaccettabile. Voi vi augurate che tutto ciò possa cambiare, io sono un pò più pessimista e, con coerenza, l'ho dimostrato con le mie dimissioni da consigliere comunale, quando, era l'aprile del 2011, mi son reso conto che correvo il rischio, piuttosto che cambiare la mentalità degli altri di conformarmi io stesso a quei giochi al massacro.
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Vorrei chiedere ai miei tre lettori di fare qualche passo indietro assieme a me. Il primo è quello di documentarsi sul fatto che chi provoca è sempre lo stesso o gli stessi. Sono organizzati , si trovano progettano. Prima andava tutto liscio ora da qualche tempo fanno più attenzione. Usano la loro presunta moralità colpendo per primi e in contemporaneità- Se ci fate caso quando scrivono si autosostengono con un secondo o terzo messaggio o articolo che sia. Ultimamente è sempre lo stesso sibillino, apparentemente riservato, mistificatore, lanciatore della qualsiasi che gode subito dei soliti appoggi in paese ma che può contare su una nutrita schiera di simili esterni al paese , ma legati dallo stesso filo. In paese sono ufficialmente sostenuti da due tre “serventi”, sempre i soliti ,che poi sono quelli che costruiscono leggende non solo sulla moralità dei compaesani ma creano abbinamenti politici fantasiosi che smontare è difficile perché hanno studiato mistificazione a tutti i livelli.
Il secondo e, mi spiace prenderlo, è la presunta accusa di “toccare le famiglie altrui”. Lui conosce quanto noi tutti teniamo alla sacralità della famiglia. Fare a noi questo appunto è come volersi mostrare vergine in un grande bordello. Citiamo due casi. Il caso Costa. Per i lunghi anni della precedente amministrazione abbiamo avuto l’impressione che dentro vi fosse qualcuno che “lavorasse bene”. Individuammo principalmente nella signora Costa “uno che svolgeva il suo mandato”. Mai ci permettemmo di criticare il suo operato anche perché ritenevamo i compiti a lei assegnati prioritari per la nostra comunità e più adatti ad uno di sinistra. La donna giusta al posto giusto. Era al tempo anche misurata e silenziosa. Poi la stessa da silenziosa e misurata divenne dalla sera alla mattina urlatrice che sbraitava come un fascista arraggiato. L’altro esempio. Giunsi a Marineo che veniva pubblicato un epitaffio sul nostro uomo “sempre offeso e maltrattato” . Immediatamente mi scagliai contro gli infami anonimi dicendo che lo stesso “riceveva” tutte le sere nella panchina alla villa. Subito mi arrivarono decine di insulti . Ogni tanto , in modo diverso, il nostro minaccia di vendere la casa e presi figli e bagagli andarsene, più o meno come quel suo “santone” che è andato a Roma con la fuori serie comprata con il ricavato della vendita delle case “provocopuscolioane”.
Fatti i due esempi chiariamo il tirare in ballo la famiglia. O meglio farsi scudo della famiglia.
Cioè il disagio che noi proviamo nel criticare la Costa mentre per noi è sofferenza dall’altro lato è Lei che ha scelto un ruolo pubblico e politico e quindi sa a cosa andava incontro. O noi abbiamo errato il cognome , e qui ci sono le scuse, o negli apparati politici di partito, il suo, averci messo la figlia è come mandarla a scuola guida e quindi accetti questo ruolo, con tutto il derivato,cosi come fece lo Spataro , candidando la figlia non tanto in politica ma bensì agli insulti. Se la nostra comunità è fatta cosi non lo chieda a me ma al suo compare antropologo mandatoci da San Ciro. La smetta ogni tanto di tirare fuori lo scudo della sua famiglia perché nessuno vuole toccarla e l’ha mai toccata. Non si senta vittima . Si ricordi che si dimise dalla giunta Ribaudo agendo da velina vanitosa:non ha mai voluto spiegare né il perché né i motivi (il silenzio dell’innocente come ogni tanto usa a Marineo). Solo ora mette accenni di dissenso mai dichiarati prima. Non organizzi più sceneggiate del tipo “non gli diamo il castello, ci presentiamo tutta la squadra compatta, abboccano come fosse un gesto di “pacificazione” e la stessa sera l’inculiamo col copiaincolla (la famosa teoria che non conta l’offesa ricevuta ma la reazione all’offesa). E noi dovremmo sederci a questo tavolo della pace ? Invece di prendersela con il sottoscritto , se non vuole essere ancora tirato in ballo diffidi il suo “compare” a non gettare merda sugli altri e poi venirsene a fare la verginella contro di noi.
Non si dissoci quando le conviene. Non faccia con noi il moralista . Non può ricoprire tutti i ruoli della nostra comunità. Stia al suo posto correttamente e prima di accusare noi si pulisca la bocca e analizzi, quando mai, chi inizia sempre a Marineo a spargere sangue. Vada in pace , si rilassi perché quando non vizia i suoi interessi culturali noi lo stimiamo. Non ho visto mai un suo messaggio inviato al suo compare quando organizza mascalzonate . Non sono io che debbo portare il braccialetto elettronico ma i suoi compari di merende. Mi sono stufato. Vi lascio perché mi ha fatto chiamare San Ciro perché vuole chiarimenti.

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