mercoledì 23 aprile 2014

A PASQUETTA



Mi preparo per la Pasquetta aiutato da un foglietto pieno zeppo di appunti. Asparagi selvaggi in frittelle da preparare a casa, dorate senza formaggio né mollica: peperoncino in polvere finissima aiutato da pepe bianco macinato. Polpette con ragù di salsiccia immischiato con caciocavallo e mollica con aggiunta di prezzemolo bagnate nell’uovo battuto e poi rotolate nella mollica quindi immerse in olio bollente e asciugate. Portare senape francese (di Diyon quella ricevuta dai francesi).Pane casareccio già affettato e protetto in carta da zucchero arricciata alle due punte. Dodici acciughe salate prese al mercato giovedi, desalate e squamate a casa quindi messe in barattolo di vetro sommerse di olio. Salame di asina acquistato da Barbaccia a Godrano affettato quasi finissimo come l’ungherese, di traverso e messo sottovuoto. Sempre da Barbaccia Bresaola messa sottovuoto da Piergiorgio : il tutto da aprire il loco non dimenticando i condimenti(olio , pepe nero macinato grosso e limone). Risotto giallo innaffiato con un prosecco asciugato in cottura e arrotondato ad arancina. Infine  patate al forno in spiedini per praticità. Dopo attenta analisi ho scelto dove procurarmi agnello e capretto. Bisognava tener conto di tante cose trovandosi a Marineo almeno 12 macellerie tutte qualificate. Quindi procedo per esclusione. Quello è arrogante e frega sul peso. Un altro dice sempre che ha macellato il giorno prima; quell’altro “alleva agnelli e capretti” perché vende “solo i suoi”. Allora mi venne in mente quando in Grecia arrivavano navi-frigo (quelle che poi portano il pesce) con migliaia di agnelli dalla Nuova Zelanda e dall’Australia invadendo il mercato europeo. Quell’altro macellaio è nuova gestione e cosi via. Ecco scegliamo quello giusto e andiamo sicuri ad ordinare ma ci affidiamo a lui per mettere il tutto sottovuoto perché ci mancano due giorni e il tutto non resisterebbe visto il caldo. Prendiamo carbonella , vecchi giornali sperando di trovare attrezzi per la griglia. Il macellaio metterà tutto in una scatola . Grande discussione per il vino e alla fine uno porterà il vino locale un altro un bianco locale ed un altro Entellano “personalizzato”. Origano e lauro in abbondanza e rosmarino selvatico, ancora limoni e vassoi di carta per dolci al posto dei piatti di plastica ,bicchieri di vetro comune perché il vino vogliamo berlo non versarcelo addosso. Il giorno giusto passo a prendere San Ciro che vestito alla contadina era irriconoscibile. A lui spettava portare le posate che poi scoprimmo che erano i bisturi che usava a suo tempo. L’altro Ciro passava dal macellaio a prendere agnello e capretto . Attraverso trazzere e mulattiere finimmo in una località segreta convinti di avere tutto perchè là non c’è nemmeno un caseggiato a perdita d’occhio. Ciro arrivò con la sua unica 4X4 o meglio unica a Marineo per il coloro ma il paese ne possiede circa 6700 essendo lo status simbol che ha sostituito il mulo e l’asinio a tutti gli effetti. L’odore che si sentiva fu assegnato a qualche carcassa di animale morto ma più ci spostavamo più si sentiva. Il Ciro motorizzato dovette fare ancora un viaggio per prendere altri due ospiti inaspettati evidentemente invitati dal San Ciro e appena giunti eravamo sbalorditi perché era la prima volta che si univano a noi. Una rara sorgente ci salvò dalla sete e così disponemmo di acqua abbondante per ogni necessità. L’odore da fastidioso divenne nauseabondo e decidemmo di avviare un indagine che ci portò presto alla scatola dell’agnello dove trovammo le teste dentro un sacchetto di plastica gocciolanti e putrefatte dopo due giorni , il resto delle carni dentro i soliti sacchetti non chiusi sottovuoto ma con il bordo saldato  e l’aria dentro aveva agevolato la decomposizione, già in stato avanzato. Insomma fu impossibile utilizzarle e oltre al danno subimmo le beffe degli amici che ci ricordarono che gli agnelli debbono prima asciugare, poi essere tagliati nel verso giusto prima di qualsiasi altra operazione. Nessuno ebbe da ridire sulle altre pietanze e durante il consumo familiarizzammo allegramente dopo aver sepolto ben 200 euro di capretti e agnelli. Ciascuno sentenzio la pena da infliggere allo pseudo macellaio e fu San Ciro a iniziare proponendo di offrirsi con i suoi bisturi di “vivisezionare” il macellaio. L’altro ospite Gioacchino propose che mentre San Ciro vivisezionava lui accompagnasse l’operazione con la sua Orchestra, mentre don Giuseppe in fustagno nero e giacca di velluto ma con camicia rossa elencava tutti i luoghi della zona per scegliere quella più appropriata. Ciro ed io eravamo  atterriti per quali conseguenze potesse portare la perdita di un agnello di 8 chili e di un capretto di nemmeno cinque. Dopo aver consumato tutto il mangiabile finimmo anche il bevibile e nessuno volle approfondire come si fosse creata una compagnia simile e il sapere che a pasquetta fossero entrati nella compagnia oltre Al Ciro di Alessandria primario dell’ospedale dei poveri cristi di Marineo, al Prof. Gioacchino Arnone che ancora oggi permette sperpero dei suoi beni , e Padre Giuseppe Calderone discusso storico l’unico senza statua e senza immagine fra i tre, Ciro mio amico ed il sottoscritto.  Poi passammo alle confidenze , ma questa è un'altra storia….

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