Mi preparo per la Pasquetta aiutato da un foglietto
pieno zeppo di appunti. Asparagi selvaggi in frittelle da preparare a casa,
dorate senza formaggio né mollica: peperoncino in polvere finissima aiutato da
pepe bianco macinato. Polpette con ragù di salsiccia immischiato con
caciocavallo e mollica con aggiunta di prezzemolo bagnate nell’uovo battuto e
poi rotolate nella mollica quindi immerse in olio bollente e asciugate. Portare
senape francese (di Diyon quella ricevuta dai francesi).Pane casareccio già
affettato e protetto in carta da zucchero arricciata alle due punte. Dodici
acciughe salate prese al mercato giovedi, desalate e squamate a casa quindi
messe in barattolo di vetro sommerse di olio. Salame di asina acquistato da
Barbaccia a Godrano affettato quasi finissimo come l’ungherese, di traverso e
messo sottovuoto. Sempre da Barbaccia Bresaola messa sottovuoto da Piergiorgio
: il tutto da aprire il loco non dimenticando i condimenti(olio , pepe nero
macinato grosso e limone). Risotto giallo innaffiato con un prosecco asciugato
in cottura e arrotondato ad arancina. Infine
patate al forno in spiedini per praticità. Dopo attenta analisi ho
scelto dove procurarmi agnello e capretto. Bisognava tener conto di tante cose
trovandosi a Marineo almeno 12 macellerie tutte qualificate. Quindi procedo per
esclusione. Quello è arrogante e frega sul peso. Un altro dice sempre che ha
macellato il giorno prima; quell’altro “alleva agnelli e capretti” perché vende
“solo i suoi”. Allora mi venne in mente quando in Grecia arrivavano navi-frigo
(quelle che poi portano il pesce) con migliaia di agnelli dalla Nuova Zelanda e
dall’Australia invadendo il mercato europeo. Quell’altro macellaio è nuova gestione
e cosi via. Ecco scegliamo quello giusto e andiamo sicuri ad ordinare ma ci
affidiamo a lui per mettere il tutto sottovuoto perché ci mancano due giorni e
il tutto non resisterebbe visto il caldo. Prendiamo carbonella , vecchi
giornali sperando di trovare attrezzi per la griglia. Il macellaio metterà
tutto in una scatola . Grande discussione per il vino e alla fine uno porterà
il vino locale un altro un bianco locale ed un altro Entellano
“personalizzato”. Origano e lauro in abbondanza e rosmarino selvatico, ancora
limoni e vassoi di carta per dolci al posto dei piatti di plastica ,bicchieri
di vetro comune perché il vino vogliamo berlo non versarcelo addosso. Il giorno
giusto passo a prendere San Ciro che vestito alla contadina era irriconoscibile.
A lui spettava portare le posate che poi scoprimmo che erano i bisturi che
usava a suo tempo. L’altro Ciro passava dal macellaio a prendere agnello e
capretto . Attraverso trazzere e mulattiere finimmo in una località segreta
convinti di avere tutto perchè là non c’è nemmeno un caseggiato a perdita
d’occhio. Ciro arrivò con la sua unica 4X4 o meglio unica a Marineo per il
coloro ma il paese ne possiede circa 6700 essendo lo status simbol che ha
sostituito il mulo e l’asinio a tutti gli effetti. L’odore che si sentiva fu
assegnato a qualche carcassa di animale morto ma più ci spostavamo più si
sentiva. Il Ciro motorizzato dovette fare ancora un viaggio per prendere altri
due ospiti inaspettati evidentemente invitati dal San Ciro e appena giunti
eravamo sbalorditi perché era la prima volta che si univano a noi. Una rara
sorgente ci salvò dalla sete e così disponemmo di acqua abbondante per ogni
necessità. L’odore da fastidioso divenne nauseabondo e decidemmo di avviare un
indagine che ci portò presto alla scatola dell’agnello dove trovammo le teste
dentro un sacchetto di plastica gocciolanti e putrefatte dopo due giorni , il
resto delle carni dentro i soliti sacchetti non chiusi sottovuoto ma con il
bordo saldato e l’aria dentro aveva agevolato
la decomposizione, già in stato avanzato. Insomma fu impossibile utilizzarle e
oltre al danno subimmo le beffe degli amici che ci ricordarono che gli agnelli
debbono prima asciugare, poi essere tagliati nel verso giusto prima di
qualsiasi altra operazione. Nessuno ebbe da ridire sulle altre pietanze e
durante il consumo familiarizzammo allegramente dopo aver sepolto ben 200 euro
di capretti e agnelli. Ciascuno sentenzio la pena da infliggere allo pseudo
macellaio e fu San Ciro a iniziare proponendo di offrirsi con i suoi bisturi di
“vivisezionare” il macellaio. L’altro ospite Gioacchino propose che mentre San
Ciro vivisezionava lui accompagnasse l’operazione con la sua Orchestra, mentre
don Giuseppe in fustagno nero e giacca di velluto ma con camicia rossa elencava
tutti i luoghi della zona per scegliere quella più appropriata. Ciro ed io
eravamo atterriti per quali conseguenze
potesse portare la perdita di un agnello di 8 chili e di un capretto di nemmeno
cinque. Dopo aver consumato tutto il mangiabile finimmo anche il bevibile e
nessuno volle approfondire come si fosse creata una compagnia simile e il
sapere che a pasquetta fossero entrati nella compagnia oltre Al Ciro di
Alessandria primario dell’ospedale dei poveri cristi di Marineo, al Prof.
Gioacchino Arnone che ancora oggi permette sperpero dei suoi beni , e Padre
Giuseppe Calderone discusso storico l’unico senza statua e senza immagine fra i
tre, Ciro mio amico ed il sottoscritto. Poi
passammo alle confidenze , ma questa è un'altra storia….
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