giovedì 10 aprile 2014

GEMELLAGGIO : ORSONO TRENTANNI

Di Giovanni Perrone
La notte di Pasqua ogni famiglia ebraica si riunisce per fare festa. Il più anziano della famiglia racconta ai più giovani la storia dell’uscita degli Ebrei dall’Egitto, prima Pasqua. I ragazzi ascoltano attentamente ed intercalano il racconto dicendo “E’ vero!”. La festa pasquale è occasione per fare memoria, per riaffermare i valori della Pasqua, per fare interagire anziani e giovani, per riaffermare l’importanza e l’identità di un evento. E’ un’interazione che aiuta gli anziani a non dimenticare e responsabilizza i giovani. Non si può celebrare senza memoria, riconoscenza ed impegno! L’arrivo e l’accoglienza di un centinaio di ragazzi sigolenesi e dei loro accompagnatori a Marineo dà avvio alle celebrazioni del trentesimo anno di vita del gemellaggio tra Marineo e Sainte Sigolène. In questi tre decenni, centinaia di alunni e di famiglie hanno potuto vivere l’esperienza del viaggio, dell’ospitalità, del confronto con stili e costumi diversi. Non voglio ripercorrere la storia di questo trentennio, caratterizzata – come ogni umano evento – da luci ed ombre, da generoso, competente e costante impegno di tanti e da estemporanee e talora arroganti improvvisazioni e fugaci passioni di tanti altri. Ci penseranno altri nelle varie occasioni programmate. Riflettendo, con gratitudine verso molti, sul gemellaggio, ricordando le centinaia di volti sprizzanti entusiasmo e commozione di ragazzi, ma anche di adulti, che hanno avuto la fortuna di partecipare agli scambi, mi vengono in mente alcuni indicatori essenziali per organizzare e valutare una celebrazione perché non sia e non resti un epidermico evento buono solo a far gloriare i protagonisti di turno. Celebrare vuol dire far memoria, rendere grazie, garantire continuità.
Non è facile oggi far memoria: la nostra società è sovente malata di Alzheimer. Far memoria è riscoprire le radici, comprendere ed interpretare i motivi che hanno generato l’evento, pulire l’evento dalle incrostazioni del tempo e degli uomini, tagliare gli eventuali rami secchi ed estirpare eventuali virgulti selvaggi che opprimono la pianta, ridare autenticità all’evento. Per fare degna memoria occorre sentirsi parte di un cammino che viene da lontano e che vuole andare lontano. Bisogna avere la virtù dell’umiltà e sapere ascoltare i testimoni dell’evento per evitare che l’evento si trovi ad essere strumentalizzato o vittima di una mutazione genetica. Purtroppo, le istituzioni non sempre sanno fare memoria e tante celebrazioni si riducono in autoreferenti esternazioni dei potenti di turno. Il far memoria fa emergere la virtù della gratitudine verso chi ha generato e reso vitale l’evento; verso chi vi ha dedicato competenza, energie, risorse; verso chi ci è stato prima di noi. Priva delle radici, infatti, una pianta ben presto si inaridisce. La riconoscenza e la gratitudine sono segni di stile, d’intelligenza, di dignità ed anche di buona educazione. Chi ha responsabilità dirigenziali ed educative non può dimenticarlo. In una famiglia, ad esempio, il fare memoria vuol dire esprimere gratitudine nei confronti dei nonni che magari, con mille sacrifici, hanno costruito la casa ove si abita. Non si può tenere il nonno alla porta di casa quando si fa festa. Lo si accoglie con rispetto, dandogli il posto migliore! La celebrazione del gemellaggio può essere occasione educativa per le persone e la comunità affinché il far memoria e l’esser grati divenga stile di vita di ciascuno e di tutti. La memoria e la gratitudine non sono virtù statiche e appariscenti, né false esternazioni; sono virtù vive che garantiscono autenticità, fecondità e continuità all’evento. Continuità, non sterile e faticosa ripetitività, non estirpazione del passato tanto per cambiare, ma capacità valutativa e rigenerativa perché l’evento abbia sempre freschezza ed attualità, perché germogli nuovi spuntino dall’antico tronco e diano generosi frutti. Continuità è sapere da dove si viene ed essere consapevoli di dove si va, sapendo anche guardare oltre l’orizzonte; è l’arte di valorizzare tutte le risorse per far sempre meglio. Auguri, perciò, al gemellaggio a quanti ne sono responsabili, a chi è stato chiamato (o si è fatti chiamare) a farsene carico. Grazie a chi generosamente s’impegna per sostenerlo.
Auguri, soprattutto, alle comunità sigolenese e marinese per questo prestigioso evento che li onora. Auguri perché memoria, gratitudine e continuità possano essere “fatti” visibili e credibili in ogni momento.

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