“Senza memoria non si comprende il presente e
non si costruisce il futuro”, l’ha sovente affermato papa Francesco. La testimonianza della professoressa RŮŽENA RŮŽIČKOVÁ e del marito Onofrio SANICOLA
nell’interessante incontro sul tema “La
fede nei paesi dell’Est”, organizzato dalle Confraternite di Sant’Anna e di
San Michele, nella bella chiesa di san Michele a Marineo è stato un vivido e
toccante ricordo dei tragici anni vissuti dai cristiani nel lungo periodo in
cui la Cecoslovacchia è stata soggetta al regime comunista. Sin dai primi
giorni dell’assunzione del potere fu chiara e determinata la voglia di far
piazza pulita, in tutti i modi, di ogni forma di religione in tutto il Paese,
ma anche negli altri Paesi governati dai comunisti.
Calunnie,
intimidazioni, torture, deportazioni, uccisioni caratterizzarono il quotidiano
agire degli uomini al potere. Vescovi e sacerdoti subirono diffamazione, false
accuse e falsi processi, violenze e detenzione. Le suore, oltre diecimila, furono condannate in massa ai lavori
forzati. Le chiese, i conventi, i monasteri, i seminari furono chiusi.
Toccante il ricordo di padre Joseph Toufar,
sacerdote di grande fede ed impegno sociale e religioso, morto nel corso di
pesanti torture.
Nonostante il pesante e diffuso
indottrinamento ateo e il clima di terrore, la religione non fu distrutta. Il
popolo, in gran parte e con grandi difficoltà, continuò – così come poteva e di
nascosto- a vivere la fede.
Molti gli
aneddoti raccontati dalla signora RŮŽIČKOVÁ
e dal marito, fresche e commosse testimonianze di fatti dei quali sono stati
protagonisti o testimoni.
Noi - ha sottolineato il parroco, don Leo
Pasqua, nel presentare e ringraziare i relatori - abbiamo la fortuna di poter
professare liberamente la nostra fede, di testimoniare apertamente i valori in
cui crediamo, eppure talora la nostra fede è labile o relegata in qualche rito
tradizionale.
Vari gli interventi del folto pubblico presente,
volti ad evidenziare la tragicità di quei fatti, l’eroismo di quanti li hanno
vissuti e la necessità di rafforzare la fede.
Queste testimonianze debbono interrogarci, è
stato detto. Non sono eventi passati dei quali avere compassione, ma debbono
“inquietarci”, cioè farci uscire dalla nostra sonnolente “quietudine” per
stimolarci a vivere pienamente la nostra fede e ad educare adeguatamente le
giovani generazioni.
C’è, infatti, il pericolo che qualunquismo,
ignoranza religiosa, disimpegno, carenza di valori, forme varie di ateismo ci rendano fragili e vuoti, inaridiscano la
nostra fede, soffochino millenarie radici e producano una desertificazione
culturale e religiosa che ci renderà vittime dei predatori di turno.
Bisogna preoccuparsi, certamente, ma non farci
prendere dallo scoramento e dalla paura. Il Signore e la comunità ecclesiale ci
sostengono nel nostro quotidiano impegno e ci aiutano ad alimentare la nostra
fede perché sia feconda. Basta volerlo.
Giovanni Perrone
28.04.2015
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