venerdì 1 maggio 2015

NON DIMENTICARE




Senza memoria non si comprende il presente e non si costruisce il futuro”, l’ha sovente affermato papa Francesco.  La testimonianza della professoressa RŮŽENA RŮŽIČKOVÁ e del marito Onofrio SANICOLA nell’interessante incontro sul tema “La fede nei paesi dell’Est”, organizzato dalle Confraternite di Sant’Anna e di San Michele, nella bella chiesa di san Michele a Marineo è stato un vivido e toccante ricordo dei tragici anni vissuti dai cristiani nel lungo periodo in cui la Cecoslovacchia è stata soggetta al regime comunista. Sin dai primi giorni dell’assunzione del potere fu chiara e determinata la voglia di far piazza pulita, in tutti i modi, di ogni forma di religione in tutto il Paese, ma anche negli altri Paesi governati dai comunisti.
Calunnie, intimidazioni, torture, deportazioni, uccisioni caratterizzarono il quotidiano agire degli uomini al potere. Vescovi e sacerdoti subirono diffamazione, false accuse e falsi processi, violenze e detenzione. Le suore, oltre diecimila, furono condannate in massa ai lavori forzati. Le chiese, i conventi, i monasteri, i seminari furono chiusi.
Toccante il ricordo di padre Joseph Toufar, sacerdote di grande fede ed impegno sociale e religioso, morto nel corso di pesanti torture.
Nonostante il pesante e diffuso indottrinamento ateo e il clima di terrore, la religione non fu distrutta. Il popolo, in gran parte e con grandi difficoltà, continuò – così come poteva e di nascosto- a vivere la fede.
Molti gli aneddoti raccontati dalla signora RŮŽIČKOVÁ e dal marito, fresche e commosse testimonianze di fatti dei quali sono stati protagonisti o testimoni.
Noi - ha sottolineato il parroco, don Leo Pasqua, nel presentare e ringraziare i relatori - abbiamo la fortuna di poter professare liberamente la nostra fede, di testimoniare apertamente i valori in cui crediamo, eppure talora la nostra fede è labile o relegata in qualche rito tradizionale.
Vari gli interventi del folto pubblico presente, volti ad evidenziare la tragicità di quei fatti, l’eroismo di quanti li hanno vissuti e la necessità di rafforzare la fede.
Queste testimonianze debbono interrogarci, è stato detto. Non sono eventi passati dei quali avere compassione, ma debbono “inquietarci”, cioè farci uscire dalla nostra sonnolente “quietudine” per stimolarci a vivere pienamente la nostra fede e ad educare adeguatamente le giovani generazioni.
C’è, infatti, il pericolo che qualunquismo, ignoranza religiosa, disimpegno, carenza di valori, forme varie di ateismo  ci rendano fragili e vuoti, inaridiscano la nostra fede, soffochino millenarie radici e producano una desertificazione culturale e religiosa che ci renderà vittime dei predatori di turno.
Bisogna preoccuparsi, certamente, ma non farci prendere dallo scoramento e dalla paura. Il Signore e la comunità ecclesiale ci sostengono nel nostro quotidiano impegno e ci aiutano ad alimentare la nostra fede perché sia feconda. Basta volerlo.

                                                                                                                                                Giovanni Perrone

28.04.2015 

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