Quando quelli del Nord venivano al Sud
Luci
ed ombre del casato dei Beccadelli di Bologna, signori di Marineo: spregiudicati
uomini politici ma anche capitani d’arma
coraggiosi, pretori, arcivescovi, deputati del Regno e dediti al conforto
religioso dei condannati a morte nella
Compagnia dei bianchi
Qualche anno fa una querelle apparsa su uno dei blog nostrani, a margine della festa del
Marchesato di Marineo, era se la famiglia Beccadelli–Bologna meritasse la celebrazione
essendo stata la loro una storia di vessazioni, di mancanza di diritti e di
sfruttamento, addirittura un marchesato “sanguinario’’. E’ storicamente
confermato che i membri della famiglia Beccadelli–Bologna sono stati abili e
spregiudicati uomini politici determinati a raggiungere le vette del potere. E
come non approfittare, del resto, delle numerose opportunità di promozione sociale
che Palermo quale capitale del Regno e sede di Viceré, oltre che di importanti
tribunali, offriva a coloro che disponevano di mezzi finanziari e di rete di
relazioni adeguate? I feudatari all’epoca potevano esercitare giurisdizione
penale e civile sui vassalli e sul territorio di pertinenza. Avevano inoltre
funzioni amministrative e fiscali con un dominio signorile pieno sul territorio
e i suoi abitanti. E’ possibile che taluni avessero abusato di tanto
potere.
Ripercorriamo brevemente alcuni momenti della
storia di questo casato. Nel 1303 il nobile Vannino Beccadelli arrivò a Palermo
con la sua famiglia perché costretto a mettersi in salvo lontano da Bologna,
dove imperversavano le lotte tra guelfi e ghibellini, inserendosi abilmente nell’aristocrazia
panormita e assumendo importanti funzioni diplomatiche e politiche. Nel 1549
Francesco Beccadelli acquistò dalla Regia Corte il territorio di Marineo con
facoltà di popolarlo; costruì case e castello attraendo nuovi contadini,
affittuari e piccoli impresari agricoli. Si deve ad un saggio dello storico
Antonino Scarpulla la ricostruzione minuziosa della fondazione di Marineo.
Il marchese Vincenzo Beccadelli di Bologna,
uno dei maggiori esponenti, era nato in data non nota nella prima metà del
Cinquecento. Era succeduto nel marchesato di Marineo al padre Gilberto nel
1577. Come era consuetudine di quei tempi Vincenzo Beccadelli incaricò un
illustre membro della famiglia, Baldassare di Bernardino di Bologna, di ricostruire
la storia del casato a partire dalle origini, intendendo così affermare il
ruolo di primo piano svolto nel governo della città di Palermo. Il marchese
viene descritto in questa agiografia come “signore assai savio e prudente ne i
governi, e per le sue rare qualità e virtù fu molto universalmente amato”.
Oggi è possibile consultare il manoscritto
“Descrizione della casa e famiglia di Bologna”, che comprende anche la
ricostruzione dell’albero genealogico, alla Biblioteca comunale di
Palermo.
Il marchese Vincenzo Beccatelli combattè nel
1571 nella battaglia di Lepanto tra le golette musulmane dell’Impero Ottomano e
quella cristiana della Lega Santa che riuniva tra le forze navali anche otto galee
spagnole e siciliane. L’anno successivo fu generale nella battaglia di
Navarrino contro i Turchi. Fu nominato colonnello di quattro compagnie, composte da elementi delle più illustri
famiglie siciliane, da avventurieri di ogni genere e da volontari del popolo
siciliano.
Aveva svolto diversi importanti incarichi:
ambasciatore presso Filippo II nel 1584 e 1588, nel Consiglio di Guerra del Re,
per due volte pretore di Palermo, quattro volte deputato e vicario del Regno
contro i banditi nel 1604.
Fu per ben tre volte governatore nella
Compagnia dei Bianchi, fondata dal viceré Ferdinando Gonzaga, nata con lo scopo
di dare conforto religioso ai condannati per una morte dignitosa, ruolo coperto
anche da altri suoi antenati e si dice abbia salvato dalla forca un giovane
marinese. Fu strategoto di Messina, una
sorta di governatore, ma per le
irregolarità commesse fu condannato a una grossa pena pecuniaria e alla ”inabilitazione”
perpetua dagli uffici per le irregolarità commesse.
Fu coinvolto nelle indagini svolte dal
visitatore spagnolo Ochoa de Luyando - la strategia messa a punto dalla
monarchia per il controllo politico, giudiziario e amministrativo dei vari
territori. I 600 processi contro ufficiali e funzionari della Corona si
conclusero con la condanna di 154
persone tra cui il nonno Francesco.
Al marchese toccò di affrontare il declino
economico del casato e alla sua morte, nel 1615, gli successe il primogenito
Francesco che morì nel 1634 senza eredi, come il fratello Giovanni. Il feudo e il titolo di marchese di Marineo passarono
a Vincenzo Pilo Calvello che aveva sposato Giulia una delle quattro figlie
femmine di Vincenzo Bologna. Così si estinse definitivamente la linea maschile
dei Beccadelli di Bologna di Marineo.
Mariolina
Sardo
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