San Giorgio
Martire
23 aprile - Memoria
Facoltativa sec. IV
Giorgio, il cui sepolcro è a Lidda (Lod) presso Tel Aviv
in Israele, venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo in ogni
parte della Chiesa. La tradizione popolare lo raffigura come il cavaliere che
affronta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del
maligno. La sua memoria è celebrata in questo giorno anche nei riti siro e
bizantino. (Mess. Rom.) Patronato:Arcieri, Cavalieri, Soldati,
Malati di sifilide, Esploratori/Guide AGESCI, scelto dai pupari come patrono
assimilandolo alla figura di Orlando Etimologia: Giorgio = che lavora la
terra, dal greco Emblema: Drago, Palma, Stendardo
Iniziamo la pubblicazione di quanto abbiamo
trovato su San Giorgio in cinque puntate. Ci incuriosiscono alcuni dettagli
(martiro 303 come San Ciro, stessa persecuzione , forse si sono conosciuti e
frequentati, spunti per una ricerca che
i nostri scaut potrebbero approfondire…)
Secondo la «prima» leggenda e i successivi ampliamenti,
fin dalla concezione Giorgio è predestinato a grandi cose; la sua nascita porta
grande gioia ai genitori Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo
educano religiosamente fino al momento in cui entra nel servizio militare. Il
martirio avviene sotto Daciano imperatore dei Persiani (che però in molte
recensioni è sostituito da Diocleziano, imperatore dei Romani) il quale convoca
settantadue re per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Giorgio
di Cappadocia, ufficiale delle milizie, distribuisce i beni ai poveri, e,
davanti alla corte, si confessa cristiano; all'invito dell'imperatore di sacrificare
agli dei si rifiuta ed iniziano le numerose e spettacolari scene-di martirio.
Giorgio viene battuto, sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ha una
visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte
e tre la resurrezione. Quindi ha la meglio sul mago Atanasio che si converte e
viene martirizzato; tagliato in due con una ruota irta di chiodi e spade,
Giorgio risuscita convertendo il magister militum Anatolio e tutte le sue
schiere che vengono passate a fil di spada. A richiesta del re Tranquillino
risuscita diciassette persone morte da quattrocentosessant'anni, le battezza e
la fa sparire; entra in un tempio pagano e con un alito abbatte gli idoli.
L'imperatrice Alessandra si converte e viene martirizzata; l'imperatore lo
condanna nuovamente a morte e il santo, prima di essere decapitato, implora da
Dio che l'imperatore ed i settantadue re siano inceneriti; esaudita la sua
preghiera si lascia decapitare promettendo protezione a chi onorerà le sue
reliquie. La leggenda della fanciulla liberata dal drago per opera di Giorgio
sorse successivamente: sembra che il racconto di tale episodio sia nato, al
tempo dei Crociati, dalla falsa interpretazione di un'immagine dell'imperatore
Costantino che si trovava allora a Costantinopoli, cosí descritta da Eusebio
(Vita Constantini, III, 3, in PG, XX, col. 1058) «salutare signum capiti suo
superpositum imperator draconem (inimicum generis humani) telis per medium
ventris confixum sub suis pedibus... depingi voluit», e dal XVII panegirico di
s. Giorgio, recitato da s. Andrea di Creta (ihíd., XCVII, col. 1189): «
Benedictus Dominus qui non dedit nos in praedam dentibus eorum » (Ps. 123,
6).La fantasia popolare ricamò sopra tutto ciò, ed il racconto, passando per
l'Egitto, dove Giorgio ebbe dedicate molte chiese e monasteri, divenne una
leggenda affascinante la cui diffusione fu probabilmente facilitata anche da
una scena (di cui un esemplare si trova ora al Louvre), raffigurante il dio
Horu, purificatore del Nilo, cavaliere dalla testa di falco, in uniforme
romana, in atto di trafiggere un coccodrillo tra le zampe del cavallo.Circa il
nome, questo Giorgio non è da confondere con altri omonimi, né con i vari
Gregorio, e l'etimologia del termine (= agricoltore) ha dato luogo ad originali
commenti dell'analogo brano evangelico (Io. 15, 1-7). Inoltre, la qualità dei
supplizi richiama la leggenda greca di Perseo e di Andromeda, e la celebre
storia del drago, senza il quale non possiamo immaginare la figura di s.
Giorgio, si legge con tutti i suoi particolari nel Martirio di s. Teodoro
(Anal. Boll., II [1883], pp. 359 sgg.; cf. anche: I martiri di s. Teodoro e di
s. Ariadne, in Franchi de' Cavalieri, 6, p. 92, n. 5).Circa l'anno del
martirio, il Ruinart, seguendo il Chronicon alexandrinum seu paschale (PG,
XCVI, col. 680), fissa il 284; altri il 249-51; altri ancora, interpretando
come Diocleziano il nome di Daciano, lo pongono al 303. Perché poi nella
redazione più antica della passio, Diocleziano sia diventato Daziano, sembra da
spiegare per la triste rinomanza acquistata da un governatore romano della
Spagna nell'epoca dioclezianea, di nome appunto Daziano, tanto feroce contro i
cristiani da esser chiamato il «drago degli abissi». I1 nome tra il IV e il V
sec. si diffuse in Oriente, tanto che fu poi portato da vari sovrani della
Georgia. L'attribuzione, pertanto, del martirio di Giorgio al tempo di
Diocleziano sembra la più probabile.La sua professione di
militare potrebbe derivare da una identificazione con il tribuno che strappò
l'editto di Galerio contro i cristiani in Nicomedia, secondo quanto è narrato
da Eusebio (Hist. eccl., VIII, 5, in PG, XX, coll. 749-52); ma la
localizzazione del culto in Lydda rende improbabile tale identificazione.
Nessun commento:
Posta un commento