Il CULTO
Forse nessun santo ha riscosso tanta venerazione popolare
quanto s. Giorgio e a testimonianza di ciò sono le innumerevoli chiese dedicate
al suo nome.
A Gerusalemme esisteva nel sec. VI un monastero con
chiesa a lui dedicata, come attesta un'epigrafe coeva (J. Perrot, in Syria,
XXVII [1950], pp. 194-96); a Bisanzio, come abbiamo visto, era venerato
nell'orfanotrofio.A Gerico fu dedicato a s. Giorgio nel sec. VI un monastero
(P. Abel, in Revue Biblique, VIII [1911], pp. 286-89).A Zorava, nella
Traconitide, un'iscrizione del 515 narra l'apparizione di s. Giorgio a Giovanni
figlio di Diomede (Delehaye, Origines, p. 86).A Beiruth il santo riscosse grande
venerazione specialmente dopo la vittoria dei Crociati (C. Astruc, Saint
Georges à Beyrouth, in Anal. Boll., LXXVII [1959], pp. 54-62) e nell'Iraq
numerose erano le chiese a lui dedicate (J.-M. Fiey, Mossoul chrétienne,
Beiruth 1959, p. 105).Grande venerazione riscosse Giorgio in Etiopia, dove la
conoscenza delle sue gesta giunse attraverso l'Egitto, ed in Georgia, paese di
cui fu ritenuto oriundo (V. Arras, Miraculorum s. Gregorii megalomartyris
collectio altera, in CSChO, CXXXVIII-XXXIX, Script. aeth., 31-32, Lovanio 1953;
id., La Collection éthiopienne des miracles de s. Georges, in Atti del Convegno
internazionale di. Studi Etiopici..., Acc. Naz. dei Lincei, quad. 48, Roma
1960, pp. 273-84).A Magonza, secondo le testimonianze di Venanzio Fortunato, il
quale in cinque distici celebra le gesta del martire orientale, largamente
venerato sub occiduo cardine, gli era stata dedicata una basilica a metà del
sec. VI (Carm., II, 16, in PL, LXXXVIII, col. 107) ed a Bamberga, Enrico II
fondò una chiesa in suo onore.
Anche in Italia il culto a s. Giorgio fu assai diffuso. A
Roma, Belisario (ca. 527) affidò alla protezione del santo la porta di S.
Sebastiano e ai due santi insieme è dedicata la chiesa del Velabro, dove venne
trasferito il cranio di Giorgio trovato nel patriarchio lateranense da papa
Zaccaria (Lib. pont., I, p. 434).A Ravenna fin dal sec. VI esisteva una chiesa
a lui dedicata nel campo «Coriandro», presso il sepolcro di Teodorico, come ci
attesta la biografia del vescovo Agnello (m. 570): "similiter et ecclesiam
beati Georgii reconciliavit temporibus Basilii juniores" (Codex
pontificalis Ecclesiae Ravennatis, in RIS, II, 3, p. 217; cf. anche p. 118).
Altra chiesa dedicata al santo, S. Georgii de porticibus, si trovava nella
Regio Caesarum. Dalla capitale bizantina il culto si estese ben presto a
Ferrara (ca. 657) dove fu scelto quale patrono della città primitiva ed in
seguito della nuova, dopo la traslazione di reliquie nella nuova cattedrale
(1110-35).A Cornate (Milano) il re Cuniberto (678-688) dedicava una chiesa a s.
Giorgio (C. Marcora, Il messale di Civate, Civate 1958, p. 38) e a Napoli, agli
inizi del sec. V, il vescovo Severo fondava la basilica di S. Giorgio Maggiore
(Mallardo, p. 577). Nei paesi bizantini fu venerato, unito a s. Demetrio, con l'appellativo
di «Dioscuri cristiani» (cf. A. Stylianon, The pointed churches of Cyprus,
Cipro 1964, p. 145, fig. 68).Agli inizi del sec. VI Clodoveo, re dei Franchi,
dedicò un monastero al santo e s. Germano di Parigi (m. 576) ne diffuse il
culto.In Inghilterra, la fama del martire palestinese era già ampiamente
diffusa sin dall'epoca anglosassone, ma il suo culto assunse ancora maggiore
sviluppo dopo la conquista normanna (sec. XI) quando in tutto il paese gli
furono dedicate numerose chiese.Le invasioni musulmane, interrompendo il flusso
dei pellegrinaggi verso l'Oriente, parvero far decadere il culto di Giorgio; ma
le Crociate ne segnano una nuova fase ed esso si riaccende con maggiore
intensità quando i Crociati furono da lui assistiti mentre stavano per essere
sconfitti dai Saraceni ad Antiochia nel 1089. Conquistata Giaffa e la vicina
Lydda i Crociati ricostruirono la basilica cimiteriale incendiata dal califfo
Hakõm ottant'anni prima. E' di questo periodo la diffusione in Occidente
dell'episodio della fanciulla liberata dal dragone per intervento di Giorgio.
Tale racconto, accreditato da Giacomo di Varazze nella Legenda aurea, non si
trova, ovviamente, nelle fonti più antiche.
Per tutto il Medio Evo, si rinsalda in Inghilterra il
culto già nel passato tributato a Giorgio; Riccardo I durante la III Crociata
disse di aver visto il santo con lucente armatura guidare le truppe cristiane
alla vittoria; al tempo di Enrico III, la festa di Giorgio fu considerata festa
d'obbligo; Edoardo III introdusse il famoso grido di battaglia St. George for
England, e fondò nel 1348 l'Ordine di S. Giorgio, detto «della Giarrettiera»;
al tempo di Enrico V l'arcivescovo di Ganterbury prescriveva per la festa del
santo la stessa solennità del Natale. Ancora oggi gli Anglicani hanno
conservato il nome di Giorgio nel loro calendario e la rossa croce di S.
Giorgio in campo bianco campeggia sulla bandiera inglese.I paesi che hanno il
santo martire palestinese come patrono sono innumerevoli: prime fra tutte le
città marinare di Genova, Venezia e Barcellona da cui, coi Crociati, partivano
i commercianti per l'Oriente. Tra i molti Ordini religiosi e cavallereschi,
oltre ai Benedettini a lui devoti, ricordiamo l'Ordine Teutonico, il già citato
«Ordine della Giarrettiera», l'Ordine militare di Calatrava di Aragona, a cui
Bonifacio IX concesse di portare in guerra vexilla sancti Georgii (Reg. Aven.
305, f. 289v.), ed il "Sacro militare Ord. Costantiniano di S.
Giorgio", la cui fondazione, senza peraltro solide basi storiche, è da
alcuni attribuita a Costantino e da altri ad Angelo Comneno nel 1190. Nel 1690,
Andrea Flavio, l'ultimo dei Comneni, cedette i suoi diritti a Gianfrancesco
Farnese duca di Parma, che, a sua volta, li cedette all'Infante di Spagna
divenuto re di Napoli, il quale diede all'Ordine il nome attuale, oltre che una
nuova costituzione. Gli ultimi statuti risalgono al 1934; l'Ordine è
riconosciuto dalla S. Sede. L'insegna è una croce gigliata, smaltata di
porpora, con al centro il monogramma; negli angoli della croce le lettere I H S
V (in hoc signo vinces).Giorgio è inoltre protettore, con s. Sebastiano e s.
Maurizio, dei cavalieri e dei soldati, degli arcieri e degli alabardieri, degli
armaioli, dei piumaroli (elmo) e dei sellai; infine era invocato contro i
serpenti velenosi, contro la peste, la lebbra e la sifilide e, nei paesi slavi,
contro le streghe.
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