Carissimo Ciro,
mi ricordo quando tornando da Palermo
passando davanti l’autoparco ti vidi legato al cancello con spesse catene
assieme ai tuoi colleghi e, cosa più aberrante, vidi anche i vostri parenti
legati assieme a Voi. Fermai la macchina scesi per rendermi conto se fosse un
sogno e iniziai a telefonare a tutti coloro di cui possedevo il cellulare. Come
avrebbe detto l’ex custode della nostra cultura, a congregar gente !. Poi andai
in cerca di “cibo” e non trovandone di decoroso andai a casa e lo cucinai per
portarlo a quei “galeotti”. Non potevo accettare che dei marinesi in catene
subissero tale onta. Non ebbi successo perché pochissimi vennero ad assistere
al circo della vergogna. Né politici, né sindacalisti , né cittadini ,
cosiddetti liberi , garantisti e pensanti. Iniziò in me una revisione di quello
che era il mio paese natio. Qui non si parlava di mafia che poteva nascondere
significati oscuri, e in un momento crollò in me la certezza che facessi parte
di un paese dove la sodilarietà supera le barriere. Un sindacalista, sindaco,
capo di diversi patronati di famiglia (come mai sia possibile indagare sul
teatro dei pupi patrimonio dell’Unesco e non sui patronati ?), capo di partiti
politici che si identificano nella classe operaia , combattente in difesa dei
diritti umani, padre di famiglia, anche lui, potesse arrivare a tanto e trovare
tanto seguito. Poi seguii questo calvario sempre in crescendo sino a quando
vidi le “smisurate gesta” persino della famiglia accanirsi contro il Puccio che
minacciato davanti al popolo che “gli avrebbe letto la vita” mentre “tutta la
famiglia” gli inveiva contro non trovando armi proprie né improprie. Ricordo
benissimo quella frase scatenante, molte volte udita , come il piscio
puzzolente “ dopo chi vuole può intervenire”
, ingannevole, furbastra , provocatrice simile alla flatulenza puzzolente
che appena alzavi la mano , lui , uomo che misura la libertà con gli escrementi,
chiamare le forze dell’ordine : allontani quel signore che mi disturba…(senza
che il disturbatore avesse sibillato parola) che nemmeno i peggiori fascisti
pronunziarono mai. E dopo cinque anni di monologhi , dove nemmeno a uno dei
suoi complici sfiorò il dubbio che non
erano queste le regole della democrazia, a loro perenne onta. L’uomo-sindacalista
dai cinque euro buttati in faccia ad operai ha continuato sino ad ieri a fare i
suoi bisogni persino dentro casa dei suoi complici. Per non parlare dei sistemi
bolscevichi usati contro il teatro dei pupi senza che nessuno si chiedesse (dei
suoi) perché ? Dovremmo dimenticare tutto questo ? Noi pensiamo di no. Perché è
il loro sistema quello di diventare agnelli o di chiudersi come una tana di
serpi pronti ad azzannare chiunque. Se abbiamo suggerito di non acquistare nei
negozi loro insistiamo perché solo così possiamo isolarli non sostenendoli
economicamente. Ma soprattutto vigiliamo affinchè vengano isolati e allontanati
dalla cultura perché non si ripeta che costui possa ancora presentare libri o
manifestazioni o i suoi serventi, perché la pena e il disagio che ci ha creato
quando si immischia nella cultura non lo potremmo mai superare. Stia lontano dalla
cultura che non può essere abbinata a chi ha l’animo cattivo a cui si dovrebbero togliere tutte le patrie potestà. A coloro
che più o meno si sono dissociati un breve esilio riparatore li avrebbe
riavvicinato alla civiltà. E come cristiano le concederei 100 giorni di indulgenza
plenaria se giurasse di non avvicinarsi a meno di 500 metri dalla cultura. Oppure
un corso di “rieducazione” come usava sotto Mao o Stalin . Il nemico va
rispettato i cattivi vanno estirpati. O un onesto sano leale hara kiri
semplificherebbe le cose a tutti.
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