mercoledì 11 marzo 2015

MARIO PECORARO

L’UOMO CHE Dà UN ANIMA ALLA PIETRA
In questi giorni dove in varie forme e modi l’uomo si è inchinato alla donna rendendole omaggio si sono sprecati complimenti , la maggior parte ipocriti. Per fortuna le donne iniziano a capire meglio che questo non è rosario per loro. Ma restando in campo indigeno possiamo partire dal Papa che ne fa dei robot eroici a Franco Virga che ce le mostra con il velo in mezzo a corvi bianchi mai visti prima. Ci è mancato il parere del Benanti di solito sensibilissimo al tema della donna mentre il Taormina non rinunzia a parlare di donne tramite le sue esclusive pubblicità. Ora ho intravisto nella mostra qualche opera dedicata alla donna mentre mi stavano sfuggendo le maestose opere di un certo Mario Pecoraro , professione scultore, hobbista barbiere, schivo e riservato. Credo che avendo “scolpito” capelli per tutta la vita alla fine scolpire la pietra gli sia venuto spontaneo. Le sue opere ti richiamano alla mente quella “pietà rondanini “ di Milano che Michelangelo non ha finito e si è fermato dopo avergli dato un anima. Tutte le opere esposte del Pecoraro portano la sofferenze delle donne o meglio delle madri e ne vedi l’anima e ne senti il grido che emanano, ne cogli la delicata bellezza e ti immaggini lo scultore che con scalpello e mazzuolo grida dando colpi decisi che uno dopo l’altro danno forma alla pietra. E mi è sembrato . come abbiamo visto in un film, come Michelangelo davanti ad un enorme blocco informe di marmo , dentro un parallelepipedo vedesse già la sua opera finita. Cosi fu con la Pietà cosi fu con Mosè. Questa è un'altra massima eccellenza marinese, certo non scoperta da me ma che merita ben altra risonanza. E spesso ti poni la domanda come sia possibile che queste eccellenze non emergono . Me lo sono chiesto spesso e malgrado più volte abbia trovato la risposta mi sono rifuggiato dietro “non hanno il coraggio”! Ma conosco le verità che fa male nel saperla. Senza scomodare il “nessuno è profeta in patria” , da noi regna il “ma quello non è il figlio del carpentiere ?”. Questa frase è l’unica cosa che è nel nostro Dna : non riconoscere le eccellenze che la nostra terra produce. E i nostri uomini pubblici non sono esenti da colpe quando , novelle meritrici, osteggiano e vessano queste persone anteponendo il loro ruolo al dono artistico che Dio , e non un assessore qualsiasi, gli ha dato.
Già imprimere nella pietra viva l’anima è un miracolo e per questo siamo grati a Mario Pecoraro il quale ha assolto pienamente al compito di trasmetterci significati che si stavano perdendo …come…”su questa pietra”…. Chi può scagliare la prima pietra”… “la pietra d’amgolo scartata…”… per finire alla pietra miliare con cui l’uomo misura il suo cammino…

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