NON SPARATE SUL PRESEPE!
Da
alcuni anni alla vigilia del Natale, spunta qualche dirigente
scolastico o insegnante o genitore che, per un cosiddetto rispetto delle
varie culture degli alunni, per un mal compreso concetto di laicità,
per ricerca di protagonismo o d’altro, ostacola o addirittura vieta ogni
riferimento al Natale cristiano e si affanna nell’inventare modi
alternativi (dalla festa d’inverno, ai canti asettici, al vuoto totale).
E’ di questi giorni finanche la ‘pregevole’ trovata di trasformare il
Natale in una festa d’inverno, trasportata in altra data. Non so se le
istituzioni scolastiche che operano queste scelte, cosiddette laiche,
per coerenza, obbligheranno docenti ed alunni a saltare le vacanze
natalizie e a fare scuola anche nella stessa giornata di Natale. Forse
vieteranno agli alunni di transitare davanti alla chiesa del quartiere o
li obbligheranno a turar le orecchie all’udir delle campane e delle
nenie natalizie? Forse costringeranno gli alunni a cambiare i nomi che
fanno riferimento ai santi? Forse
daranno il bando ai tipici dolci natalizi, dichiarandoli tossici? Forse
… ?! “Faccio deserto, quindi sono!” oppure “Faccio stramberie perciò la
mia vita ha senso!”, si direbbe parafrasando Cartesio.
Il
mio non è un discorso di fede, ma culturale. La fede è una scelta
personale che va rispettata e valorizzata. La scuola, per sua natura, è
luogo che tramanda e produce cultura. Non c’è scuola che può essere
fecondo spazio culturale se non è incarnata nel territorio e se non
aiuta ogni alunno a leggere e comprendere la cultura dell’ambiente ove è
inserita. La comprensione dei
fatti e dei fenomeni religiosi, lo sappiamo bene, fa parte integrante
della maturazione culturale di ogni persona. I regimi che hanno, nello
scorso secolo, tentato in ogni modo di estirpare le radici culturali, e
perciò anche religiose, d’intere nazioni si trovano ora di fronte a
generazioni che sono cresciute senza valori. Si va diffondendo, inoltre,
l’usanza di sostituire presepi e stelle di Natale con alberi e babbi
natale, “espressioni laiche”, mi diceva un collega. Nei giorni scorsi,
in un’intervista televisiva, alla domanda “Quale evento ricorda il
Natale?” il ragazzino intervistato rispondeva “La nascita di babbo
natale”. Sic! E’ una folle e cieca opera di mistificazione e desertificazione. Le
radici del Natale sono nella nascita di Gesù. Lo stesso calendario che
utilizziamo è legato a questo storico evento. Così le principali feste
occidentali sono legate alla cultura cristiana. Come i principali
monumenti e la gran parte delle opere d’arte. Per non parlar d’altro.
Anche in altri paesi europei e in altre parti del mondo, con la scusa
della laicità, si manifestano velati o espliciti tentativi di
sradicamento e desertificazione. Laicità non é tabula rasa; non è
rendere persone ed istituzioni inodori, incolori ed insapori; non è storpiare,
sterilizzare o omogeneizzare! L’esser laico deve denotare un
atteggiamento positivo di rispetto e promozione delle persone e della
cultura. La vera laicità, infatti, non è governata da logiche
individualistiche, qualunquistiche o colonialistiche, ma dalla
promozione del bene comune. Essa è un valore positivo: non è impedire o
permettere tutto in modo da non dispiacere ad alcuno. Essa piuttosto
promuove conoscenza, dialogo, discernimento, valorizzazione, pacifica
interazione, uso responsabile della libertà. Ci sono accadimenti che
debbono farci riflettere: il
rifiuto di fare riferimento nella Costituzione europea alle radici
cristiane, la pretesa di alienare o “laicizzare” feste e tradizioni
tipicamente cristiane, svuotandole di contenuto e di senso, la carenza
di educazione ai valori in molte famiglie e talora anche nelle
istituzioni civili ed educative, l’arrogante cecchinaggio dei mass media nei confronti di valori fondanti per la persona e la società, il diserbamento culturale di cui tanti si compiacciono sono forme di desertificazione ed anche di castrazione culturale. Sembra
quasi che ci sia l’ansia di sradicare secolari boschi per piantare
caduche zucche, secondo i capricci della moda o del pifferaio di turno.
Non
strappiamo le radici alle giovani generazioni! Fondiamo la loro
crescita su forti radici, che naturalmente hanno bisogno di terreno
fecondo e ben curato, nonché dell’adeguata potatura della pianta, perché
ogni albero sia florido e dia buoni frutti. Non togliamo memoria e
futuro ai nostri ragazzi, riducendoli OGM o polli da batteria, bene
ingrassati per essere scannati. I terreni incolti vengono ben presto
conquistati da spine ed erbacce portate dai venti di giornata; sono
colonizzati da invadente gramigna. Aiutiamo noi stessi e i nostri
ragazzi a fare memoria, a crescere supportati ed orientati da quei
valori che esaltano la dignità di ogni persona e fondano la comunità,
quali il dialogo, l’altruismo, la cooperazione, l’amore per la vita e
per l’ambiente, la democrazia, la non violenza, l’essenzialità, la
spiritualità, la giustizia, la misericordia …. Occorre far memoria per
non dimenticare e per costruire un futuro migliore! Ad esempio, a cosa
serve l’annuale ricorrenza natalizia se non aiutiamo noi stessi e i
giovani, sin da bambini, a comprenderne il significato storico,
culturale e religioso, i tradizionali segni e riti che la
caratterizzano, il messaggio che ne proviene, i comportamenti più idonei
a far vera festa ….? Cultura è intelligente comprensione, non ignoranza
e pregiudizio! Il presepe, le
recite e i canti natalizi non ci facciano paura. Siano presenti nelle
scuole e nelle famiglie. Non sono un’offesa ai non cristiani, ma un
aiuto a conoscere e rispettare la cultura del paese ove si vive.
Naturalmente nelle scuole e nelle famiglie si favorirà anche la
conoscenza di aspetti culturali caratterizzanti i vari paesi del
mondo, specialmente i paesi di origine di coloro che – per vari motivi-
vengono a vivere nella nostra terra. Ciò stimolerà il dialogo e la
reciproca comprensione, nonché la ricerca di elementi comuni. Il vero
dialogo tra le culture favorisce adeguata conoscenza, reciproco rispetto
e valorizzazione: è arricchimento non impoverimento. Aiutiamo noi
stessi, i ragazzi, gli altri a fare pulizia dalle molteplici
incrostazioni che hanno alienato le varie ricorrenze, facendone perdere
la vera motivazione. Senza ciò del Natale resteranno briciole ammuffite
di panettone, scheletri di
alberi natalizi, qualche sbornia o alienazione, alcuni sprazzi di
folclore, oppure un miscuglio di segni ed eventi estemporanei legati alle mode o alle voglie del padrone di turno. Famiglie
ed insegnanti sappiano essere vigili e propositivi perché agli alunni
sia assicurata piena educazione, senza alcuna forma di sterilizzazione
culturale.
Giovanni Perrone
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