Al
Castello Beccadelli di Marineo dal 19 Marzo la pittura naif di Ciro Puccio
Sin dai tempi più antichi l’uomo si è posto
una domanda fondamentale: chi sono
io? Ma spesso non ha trovato la risposta
giusta. In realtà l’obiettivo centrale della vita è quello di scoprire la
propria identità e di capire la vera vocazione di ognuno di noi.
Ho fatto queste considerazioni guardando la
produzione pittorica di Ciro Puccio che, subito dopo essere andato in pensione,
si è buttato a capofitto in una nuova esperienza di vita, realizzandosi nella
pittura.
In questa bella avventura culturale è stato
stimolato dalla nipote Federica, con la quale ha instaurato una vera e propria
simbiosi e così, a 64 anni, Ciro si è di nuovo messo in gioco utilizzando le
proprie risorse mentali con colori e pennelli scoprendo il vero senso
dell’esistenza nella pittura naif. E ciò
ha potuto farlo con passione ed energia, trovando l’equilibrio interiore
nell’armonia della natura.
Da questo punto di vista, Ciro Puccio non segue alcun movimento estetico, ma
sicuramente mosso da un impulso
espressivo, con l’intento di rappresentare la realtà come essa è, riuscendo a
conferire alle sue opere una suggestiva dimensione in cui confluiscono verità e
sogno, memoria e invenzione di nuovi “paesaggi dell’anima” come lui stesso li
chiama.
Quella di Puccio è una spontaneità creativa
che risulta una catarsi liberante per l’artista; ecco perché spesso le opere si
presentano prive del senso della proporzione, realizzate quasi d’istinto, ma
cos ì originali da catturare la
simpatia del fruitore.
Dal 19 Marzo al 9 Aprile, l’artista presenta,al
Castello Beccadelli di Marineo, un ciclo di circa cinquanta dipinti in cui
prevalgono paesaggi naturali, e vedute marine, soprattutto di Ustica, che danno
una piacevole sensazione di serenità.
Come non citare allora i temi di alcune opere che l’artista presenta con
ingenuità disarmante? Il vecchio furgone dei gelati e dei panini del cognato,
chiamato “miraggio”, messo in primo piano davanti il mare di Ustica, la donna
che raccoglie le olive immersa nel paesaggio agreste, il carretto siciliano del
padre, le case della masseria “Acqua del Pioppo” rivisitate secondo l’impianto
di fine Ottocento.
C’è
una freschezza nel linguaggio pittorico di Ciro Puccio in specie quando fa
palpitare luoghi, case, ambienti che affiorano nei suoi ricordi, per cui se
dovessi definire “ I paesaggi dell’anima” dell’artista marinese, utilizzerei
una sola frase: la forza della semplicità.
Ciro
Spataro
Assessore
alla Cultura
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