giovedì 9 marzo 2017

LE DONNE NEL TEATRO DEI PUPI



Mentre le nostre autorità sono a festeggiare in trasferta la festa delle donne, le "nostre" donne hanno preferito il palcoscenico cittadino e, mimose alla mano si sono trasferite in città dove si sente meglio il "profumo di donna" .

E’ risaputo che il Teatro dei Pupi era un teatro , cosidetto maschilista. Su cento pupi- personaggi nemmeno il dieci per cento erano figure femminili. C’erano più marionette mostri (diavoli, draghi ecc.) che donne. Ne conseguiva che lo spettacolo perdeva scenograficamente e le figure femminili erano quasi sempre “citate” tranne pochissime come Angelica , Bradamante e Marfisa. Ovviamente erano amazzoni e non figure femminili proprie (tranne Angelica). Le altre decine di personaggi femminili non erano mai sviluppate ma bensì solo citate alla lontana. Quando iniziammo a lavorare nei copioni negli anni 1970 ci rendemmo conto che “l’assenza” era forte e non rispondeva alle intenzioni degli autori epici. Evidentemente i vecchi pupari-autori disponevano del solo pubblico maschile  chiuso nella morale del tempo. Basta pensare che nella sua storia sono pochissime le donne-puparo contro una immensità di donne attrici.
Si è dovuto aspettare gli anni sessanta (1960),per vedere fra il pubblico, stabilmente la presenza femminile , e questo lo dobbiamo ai turisti americani quando negli anni sessanta sbarcano in Sicilia dai Jumbo aerei, e quelli di origine siciliana si riversavano nei teatri dei pupi assieme a moglie e figli.
Mettere mano ai copioni (canovacci al tempo) dove le figure femminili erano ignorate o saltate o escluse malgrado i grandi autori di epica ( Boiardo, Ariosto Pulci, Forteguerri per finire al misilmerese Lo Dico o al palermitano Leggio) fu una sfida che non potevamo far cadere. Purtroppo questo avveniva in contemporanea alla decadenza del Teatro dei Pupi . Più che  una decadenza fu un suicidio paragonabile a quello delle balene di oggi .
I vecchi pupari non ebbero eredi capaci di continuare la tradizione.

Ma questo non è il tema in argomento e quindi tornando al momento ( ci troviamo negli anni settanta) quando iniziamo a riscrivere testi e copioni partendo dai personaggi femminili. E cosi volendo esaltare l’Amore non trattiamo Angelica ma Isabella di Galizia che con il suo Zerbino superano i moderni Giulietta e Romeo , se vogliamo esaltare la donna madre, moglie impegnata ripeschiamo Bradamente , e se non vogliamo lasciare indietro una donna libera senza tanti vincoli che rifiuta principi e re ripeschiamo Angelica che avendo rifiutato mille nobili pretendenti si innamora di un giovane extracomunitario che è sopravvissuto alla morte dei suoi compagni di viaggio per finire quasi morente fra le braccia di Angelica che malgrado il suo tempo non rifiuta il “matrimonio misto”  .  Quindi non deve scandalizzarci il nostro tempo ricco di “cronaca nera” che non sa trovare esempi positivi .
E detto da noi che siamo stati emigranti verso tutto il mondo , discriminati, emarginati sino agli anni 1950, oggi sentiamo solo la puzza degli extracomunitari e non la nostra. Abbiamo dimenticato la nostra cultura madre che non è solo quella greca, né la figlia romana ne la figlia bizantina per poi arrivare alla spagnola, francese ecc.ecc. Dimentichiamo quello che per quasi quattro secoli è stato nostro fratello colto più di noi, certo più tollerante di noi. E cosi nascono  titoli nuovi: Elena, Isabella, Fiordiligi, Adalgisa, Jasmin, Bradamante, Ginevra, Fiammetta. Per finire in quel vasto mondo femminile che popola il ciclo bretone della Tavola Rotonda : che è un inno al rispetto della donna. Dove per la prima volta nasce un gruppo di Cavalieri preposti alla difesa delle donne in tutti i luoghi e in tutte le situazioni : dove cavalieri come Galad Lancillotto , Bores, Parsifal già allevati allo stile cortese né fanno una regola di appartenenza.,
E’ li ci ha portato un documento scoperto negli anni cinquanta che parla di una “nostra figlia adolescente”, una ragazzina musulmana di 16 anni , che installatasi nel nostro territorio, che noi abbiamo battezzato in Jasmin di cui conosciamo il padre e la storia. Questo documento ci parla della resistenza organizzata contro Federico II nel nostro territorio (allora musulmano) da Entella qui dietro l’angolo a Platani e che la leggenda fa morire ai bagni di Cefalà Diana per poi essere sepolta a  Marineo  sotto la Rocca.
Per non parlare della mitica Baronessa di Carini trasformata dai cantastorie in martire e studi recenti hanno accertato che li il femminicidio raggiunse il culmine.
Ora altre figure femminili bussano alla porta. E sono recentissime come quella Benanti anche lei giovanissima, che sicuramente non mancava tutti gli anni alla festa di Tagliavia e che grazie anche a lei oggi ci permette di festeggiare l’otto marzo e il grazie è detto malvolentieri perché lei stessa morì in quel maledetto rogo in America assieme alle sue 146 compagne di lavoro iniziando la festa dell’otto marzo .
La nostra è una terra da cui emerge il male che da noi stessi viene esaltato dimenticando sacrifici incredibili. E come dimenticare il sacrificio della giovane Sileci che nel 1972 prese i suoi figli e con loro si buttò dentro  un pozzo per non subire fame , privazioni e gogna . E  recentissima la notizia che il comune di Marineo ha riesumato i loro poveri corpi (sepolti frettolosamente in uno spiazzo) dandogli più degna sepoltura. Non siamo giudici ma rispettiamo la decisione assurda di una madre che si trascina dentro un pozzo , sotto gli occhi di tutti,  i suoi due figli in un contesto assurdo.
Tocca ai sociologi spiegarci del perché dei femminicidi anomali dove uomini sino ad ieri normali si accaniscono contro quella famiglia , quella donna e quei figli sino ad ieri esaltati trasformandosi in belve senza dna …
Il nostro territorio è un grandissimo palcoscenico dove si alternano gesti eroici a gesti eclatanti. Come quella mamma che subendo il rapimento del figlio decide di andarselo a cercare e liberare lei stessa calzando pantaloni e giacca del marito sino a quando non lo trova dentro un pozzo (facendo arrestare i rapinatori) ed ha fatto prima ad arrivare la notizia in Paese che Lei con il figlio , eroina per un giorno perché il giorno dopo è rientrata nei suoi ruoli abituali.   
Non ci basta la definizione di “animali” , “bestie”, “malati”. Come non ci basta un “concorso di colpa  “ davanti a delle bare o in presenza di corpi sfigurati. E qui aspettiamo e preghiamo affinchè il lavoro egregio e meraviglioso che hanno fatto le insegnati delle scuole primarie nelle grandi battaglie sociali (come la mafia) continui perché solo loro possono salvare le generazioni future da simili malattie.
Il necessario lavoro di psicologi e simili si è dimostrato inutile, come quello dello stato,  mentre quello della sperduta insegnante di provincia che spiega ai suoi alunni cosa è la mafia cosa è il rispetto fra persone anche di sesso diverso, che non esiste un colore di pelle privilegiato ecco da li aspettiamo la soluzione di certi problemi.
Ed i risultati li vediamo perché è sotto gli occhi di tutti la presenza delle donne in tutti i ruoli ad altissimo livello che stupisce solo chi aveva pregiudizi.


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