Mentre in Piazza del Duomo la politica
invadeva il sagrato (come mi successe a Marineo con quel clan di miscredenti )
mi sono infilato dentro il Palazzo Reale deciso, perché era la terza volta che
rinunziavo, a causa della enorme e
disciplinata coda. Milano, come tutte le grandi città pullula di mostre grazie
a enormi fondi destinati agli eventi. Quelli minori vivono di passaparola e di
parentado. Ci tenevo a questa mostra e mi sarebbe dispiaciuto perderla, anche
se prevedevo che sarei rimasto un po’ deluso perché i curatori delle mostre ti
immergono in logorroici cartelli e dopo averne letti un centinaio ne sai quanto
prima. Per non parlare dei cartelli identificatori del pezzo esposto. In questo
caso bisognerebbe prendere l’autore e immergerlo nella pece bollente come usava
appunto al tempo di Costantino.
NOI, DUNQUE, COSTANTINO AUGUSTO E LICINIO AUGUSTO ABBIAMO
RITENUTO DI ACCORDARE AI CRISTIANI E A TUTTI GLI ALTRI LA LIBERTà DI SEGUIRE LA RELIGIONE CHE CIASCUNO CREDE,
AFFINCHé LA DIVINITà CHE
STA IN CIELO, QUALUNQUE ESSA SIA, A NOI
E A TUTTI I NOSTRI SUDDITI DIA PACE E PROSPERITà.
Era il 313 dopo Cristo . Esattamente dieci
anni dopo il martirio di San Ciro. La
mostra , come del resto oggi quasi tutte le mostre ti dà uno spaccato del tempo
di Costantino soffermandosi molto sulla Milano del tempo e soprattutto su Santa
Elena non solo madre di Costantino ma forse anche madre o suggeritrice
dell’editto stesso. Chi va a Milano in questo tempo dovrebbe visitare questa
mostra perché aldilà delle interpretazioni che si possano dare non esiste modo
migliore per vedere “quel tempo” , ammirando l’arte in tutte le sue forme,
l’architettura ricostruita, la vita pubblica e privata. Anche se sono poche le
cose semplici arrivate sino a noi (manufatti di botteghe) la parte del leone la
fa l’ambiente di corte e di governo in particolare l’organizzazione militare. Due
guide eccezionali , Sant’Ambrogio e Eusebio di Cesarea li vedi ancora
passeggiare fra antichi battisteri e navate meravigliose. Chiaramente
Costantino, attore principale, spazia fra Roma, Milano, Costantinopoli e le
altre sue capitali. E’ un imperatore moderno senza residenza, ma legatissimo ai
suoi luoghi.
Delicato il materiale su santa Elena, già grande per l’editto a
cui non puoi non aggiungere quello che Jacopo da Voragine defini “il
rinvenimento della Santa Croce” . Una cinquantina di sale e corridoi che
richiedono scarpe comode e memoria fresca perché ogni oggetto è legato ad un
fatto ed è molto bello non ricorrere al facile catalogo per sapere dove sono
finiti i due chiodi portati dalla Terra Santa da Santa Elena o perdersi nella
ricostruzione delle basiliche di Aquileia dove come minimo ti gira la testa. O
stupirsi ricordandosi che a Venezia allo spigolo destro della Basilica di San
Marco è posta una scultura rappresentante i “tetrarchi” (luogo di appuntamento
dei nostri bambini lasciati liberi in Piazza San Marco a scorrazzare) e poi
vedi un bassorilievo proveniente dall’arco di Costantino forse fatto dallo
stesso artista come fossero due foto diverse della stessa persona. Esci anche
deluso perchè una civiltà cosi avanzata
si era resa responsabile del sangue di migliaia di cristiani . Poi pensi
che mai, come nel nostro tempo, l’editto
di Costantino sia stato cosi in pericolo a causa di quattro pensatori liberi carnefici
di tutte le religioni.
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