Si chiamava
Ninetta. Cosi ho sempre saputo. E cosi oggi pomeriggio entrando in chiesa e
sentendo l’elogio funebre del parroco credevo di aver sbagliato funerale. La
cosa era facile perché morire in cinque in un giorno nella sola Marineo mi
sembra francamente eccessivo. Il parroco continua imperterrito a chiamarla
Antonina o Antonietta ed io , colto da vergogna, sobbalzavo inseguito da
ignoranza e correvo il rischio di essere buttato fuori da parenti ed amici. Per
circa 65 anni per me è stata Ninetta. Nessuno era mai venuto a dirmi di
Antonietta e quindi quest’ultima era per me un estranea. Minuta, vivace occhi
vispi ha sempre gestito la sua famiglia con piglio sicuro. Capelli lunghi
sempre socievole sino a quando la malattia lo ha permesso. Oggi è difficile
spiegare perché eravamo cugini. Quasi vent’anni di differenza ho ricordi
giovanili quando abitava sopra la casa che ininterrottamente la nostra famiglia
ha occupato dal 1784. L’ho sempre vista “saltare come una gazzella” da casa sua
a casa della suocera di fronte dove la sera ci si riuniva attorno alla bracera
situata davanti il mitico pozzo scavato nella roccia. Me la ricordo quando
spaventata gridò “u saracinu…u saracinu attruvaru” riferendosi al musulmano
sepolto nella scalinata e rinvenuto durante la sistemazione della strada. In
silenzio , come era vissuta negli ultimi anni se ne è andata. Tranne i
familiari quasi tutti l’avevano dimenticata. Io erano anni che non la vedevo perché
volevo conservare l’immagine cosi vispa senza sostituirla con quella della
passione che stava vivendo. Il gruppo dei vecchi che va ai funerali si va assottigliando
e mentre li guardavo uno per uno immaginavo chi fosse parente, chi conoscente
chi amico, chi “pi duviri”. Ho scoperto parentele incredibili ma logiche. Un
marito disarmato perché ha perso la compagna di una vita, figli e nipoti
accomunati a cognati con volti smarriti, parenti nuovi e vecchi convinti che la
malattia non porta ovviamente alla morte. Poi ti accorgi che molti mancano,
sono più gli assenti che i presenti. No non era l’orario del rito, no non erano
assenti più o meno giustificati. Mancavano tutti quelli che erano andati
avanti. Dai genitori ai consanguinei agli amici d’infanzia, ai vicini di casa
ai parenti lontani. Mi sono sempre lamentato perché nessuno raccoglie i ricordi
dei nostri vecchi e molte volte mi
dispero che non sono riuscito a sapere come hanno vissuto la loro infanzia ,adolescenza
maturità quell’evento. Per fortuna in questo caso c’è chi ha raccolto tutto
questo e sapranno conservarlo per i loro figli e nipoti continuando con
pronipoti sino a quando Dio vorrà : Franco e Marinella assieme ai suoi
familiari. Arrivederci Ninetta detta Antonietta ! Salutaci gli altri.
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