martedì 9 novembre 2010

BILANCIO DELLA STORIA

di Ciro Spataro
Questo intervento costituisce un’occasione insostituibile non solo per recuperare la memoria storica di un premio letterario, giunto quest’anno alla 36^ edizione in cui si sono avvicendate tante personalità della cultura, della letteratura e dell’arte e proprio grazie a questa rassegna si è potuto ampliare lo spettro delle singole biografie attraverso un recupero di dati, aneddoti, conoscenze che hanno permesso di meglio contestualizzare il loro vissuto. Sono certo che questa iniziativa  rappresenta anche un punto di partenza per leggere con lucidità e spirito critico la storia di tanti personaggi che hanno rivelato con umiltà il meglio di se stessi ad un pubblico nuovo arricchendo di novità essenziali il loro profilo biografico.

In tal senso la prima personalità che ha lasciato un segno indelebile è stato senza dubbio lo scrittore Andrej Sinawskij nel 1980 alla VI edizione. Cari amici un premio letterario non può essere soltanto un banco dispensatore di targhe e di medaglie , deve avere necessariamente una sua funzione critica, quasi di denuncia: ecco perché la partecipazione di Siniawskij a Marineo, che era appena uscito dalla tragedia del lager siberiano della Mordavia – sette anni di lavori forzati – con Jiuri Daniel , fu assolutamente eccezionale, l’inserimento del convegno su letteratura e dissenso inserito nel contesto di un premio di poesia, mostrò gli orrori del comunismo sovietico. Sono venuto qui a Marineo , disse Siniawskij per salvaguardare gli inalienabili diritti che valorizzano la dignità dell’uomo: proprio per riaffermare questi diritti un poeta cecoslovacco Vladimir Halan, quando gli staliniani andarono al potere nel suo paese non uscì più di casa; come sepolto vivo scrisse poesie disperate che ne fanno uno dei poeti più grandi del mostro tempo. Forse è destino che la poesia più alta ed autentica sia oggi la poesia radicata nel dramma delle umane contraddizioni, nei gulag, arcipelaghi di amore e di morte.” Sono parole che risuonarono nell’affollato cinema Dajna di Marineo e che ebbero una cassa di risonanza notevole in Italia proprio la drammatica esperienza di Siniawskij, che venne appositamente da Parigi ove insegnava letteratura russa alla Sorbona .Nel 1982 per l’VIII edizione il premio viene assegnato al poeta polacco Marek Swarniski una delle voci più significative della lirica polacca contemporanea. Ebbene al poeta viene negato il visto delle autorità polacche, malgrado avessimo inviato all’autore al suo indirizzo di Cracovia la lettera del conferimento piena di timbri e bolli vari. La preoccupazione negli organizzatori era tale poiché ad una settimana dal premio non sapevamo nulla della sua venuta. Allora abbiamo deciso di inviare un telex al settimanale Tikoni Poscheskj, tramite il Giornale di Sicilia,  che con il suo direttore sosteneva la nostra iniziativa. La vigilia del Premio ricevo in Comune una telefonata da Milano e quale fu la sorpresa quando all’altro capo del telefono sento la voce del poeta Swarniskji che mi annuncia di trovarsi a Milano. Soltanto con un escamotage era riuscito a venire a Marineo al seguito di un gruppo di vescovi polacchi che si recavano a Dusserdolf per la settimana cattolica. Cosa che il poeta volle rimarcare durante l’intervento che fece alla cerimonia di premiazione proprio per mostrare il vissuto degli scrittori che per sostenere le loro idee erano costretti a ricorrere ad espedienti per affermare la dignità di uomini liberi.Nel 1983 per la IX edizione venne premiato Raphael Alberti una delle voci più sferzanti della quotidiana battaglia per la libertà e l’indipendenza dei popoli, Alberti fece la guerra civile in Spagna contro il caudillo il dittatore Francisco Franco e al momento del conferimento del premio recitò il suo “ Canto abierto d’ Espana” al Castello di Marineo un viaggio per far conoscere i poeti spagnoli del sacrificio, Federico Garcia Lorca, Antonio Machado, Miguel Ernandez, ma anche per la meravigliosa simbiosi che si creò con Ignazio Buttitta: i giornalisti parlarono di due sud a confronto, il sud andaluso ed il sud d’Italia, due sud amari, bisognosi di giustizia . Alberti era felice di ricevere un premio popolare vissuto dalla gente e fra la gente dalle mani di Buttitta il poeta popolare per eccellenza che consacrava i 60 anni di poesia di Alberti, di cui tanti vissuti in esilio , come poi disse Angela Redini nel documentario della RAI a lui dedicato. Nel 1992 alla XVIII edizione il premio fu attribuito con uno scoop notevole sul piano internazionale a Luc Montagnier lo scienziato francese scopritore del virus dell’AIDS in un momento in cui il fenomeno era diventato per la sua crescita esponenziale, una delle minacce più gravi per l’umanità. E così quando due anni fa gli è stato attribuito il Premio Nobel, ero molto felice, la notizia mi ha emozionato tanto, in fondo una intuizione di un premio, forse di provincia, era stata sicuramente vincente, forse è il caso di sottolineare come Luc Montagnier fosse una persona molto semplice ed umile. Ma proprio per il valore biografico del personaggio uno dei poeti che ricordo con maggiore interesse è il poeta russo Evgenj Evtushenko nel 1995 per la XXI edizione venne a Marineo dagli Stati Uniti, dove tutt’ora insegna , il ricordo indelebile che mi è rimasto è stato il recital di poesia che fece con una bravissima traduttrice Evelina Pascucci. Certo il pubblico di piazza Castello, di tutti i ceti sociali, dal professore universitario all’operaio, veniva catalizzato dallo sguardo carismatico di Evgenij Evtushenko e la poesia, la sua poesia diventò la protagonista effettiva della serata, i suoi versi “arrivederci bandiera rossa “ erano di una attualità unica : arrivederci bandiera rossa, eri metà sorella, metà nemica. Eri in trincea speranza d’Europa, ma tutta di rosso recingevi il gulag. “ Evgneij è stato un istrione, sul palco si è trasformato, tra lui ed il pubblico si è creato subito un grande feeling, ha chiamato sul palco la bella moglie Masha, di trent’anni più giovane di lui, dicendo subito che il mondo ha bisogno di poesia, ed il poeta ha un compito fondamentale, quello di riprendere a parlare, a dialogare con la gente.Ma come disse lo scrittore Francesco Grisi componente della giuria la cosa più importante che è rimasta è stata la sua lectio magistralis, pubblicata da molti organi di stampa quando affermò che “l’arte mondiale è in pericolo. Ecco perché mi piace riportare testualmente il suo intervento: “ Anni fa sono stato in Amazzonia ed una vecchia indiana prima di darmi una banana, l’ha sbucciata e dopo l’ha bagnata nel loro grande fiume pieno di microbi e piranha mortalmente pericolosi. La vecchia indiana ha pensato ingenuamente che così sarebbe stata più civilizzata, più culturale. Così noi ci comportiamo con l’arte bagnandola nel fiume sporco della cultura falsa dei mass-media . ma l’arte non si sporca: e questa serata a Marineo è una prova degna! Una volta, molti anni fa, dissi a Cesare Zavattini che tutti gli scrittori sovietici della nostra generazione erano nati nella culla del neorealismo italiano. Perché? Perché al tempo della retorica pomposa del realismo stalinista, quei film neorealisti ci ricordavano che la terra amara, ma autentica, è più importante del cielo artificiale fatto con la seta azzurra del teatro Bolscioj. Dopo la morte di Stalin il piccolo Bruno del film “ Ladri di biciclette” era la persona più importante per noi e, detto tra noi senza farlo sapere ai signori Eltsin e Dini, è rimasto tale. Ma Zavattini mi disse, con il sorriso di un nonno furbo, che il neorealismo italiano era nato nella culla della letteratura russa del secolo scorso, di Tolstoi, di Cechov, di Dostoevskij. C’è un piccolo patriottismo, quello del proprio paese, ma c’è un patriottismo più alto quello dell’umanità. E l’arte è patriottismo di tutti. Ma l’arte mondiale adesso corre il pericolo della “macdonaldizzazione” totale:  fast food, fast libri, fast films, fast amori, fast divorzi. Al di là delle molte guerre locali, adesso esiste già la terza guerra mondiale della volgarità trionfante contro la finezza umana. Per questo sono tanto felice di essere con voi in questo incantevole paese dove mi sento di nuovo sulle barricate dei grandi libri italiani e russi nella lotta contro l’aggressione dell’’ ignoranza che uccide l’anima umana. Ma i libri sopravviveranno, l’arte sopravviverà come l’immortale, piccolo Bruno del film “Ladri di biciclette”.L’esperienza vissuta al Premio di Marineo è rimasta nella sua biografia , e tutt’oggi il suo messaggio sulla cultura macdonaldizzata viene letto nelle università russe ed americane.
 Marineo lì 15. 10 2010                                                            Ciro Spataro

Intervento al convegno sulle biografie del  16.10.2010
P.S.  Vedi nota sui commenti

6 commenti:

  1. Dopo la serata o meglio "il simposio" sui poeti marinesi e il dibattito creatosi, abbiamo chiesto a Ciro Spataro un commento. Con pacatezza "ha lasciato perdere" ma ci ha consegnato il testo che qui sopra pubblichiamo. Abbiamo chiesto a Nuccio Benanti perchè non sono stati invitati, a quanto ci risulta, nè Padre Randazzo , nè Ciro Spataro , nè ....Taornina nè .....Marta Rainieri.
    Questo malgrado quasi tutti lavorano o hanno lavorato fianco a fianco. Nuccio Benanti ci ha dato una risposta ...incredibile....Ci sono i manifesti appesi per il paese (scusi assessore ma dove è finito il Nuccio Benanti preciso modesto, corretto che abbiamo sponsorizzato ? Speriamo che presto anche Lei non si debba dimettere da certi incarichi in conflitto di interessi ......) . Allora ci siamo rivolti a Franco Vitali.Il quale ci ha detto "non me lo spiego". Noi pensavamo che una collaborazione fra le due "poesie" sia possibile perchè queste "faide culturali" non ci piacciono. Che Benanti non perda la memoria di dove è stato a bottega.

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  2. Verseggiatore azzannatu9 novembre 2010 alle ore 06:11

    Na puisia azzannata
    -------------------

    Chista chi leggi
    è na puisia ca s'azzanna,
    comu cuteddu ca un tagghia
    e manu ca s'addanna,
    la leggi na vota
    e la vulissi capiri,
    ma si unn'ha pacenzia,
    allura unn'ha unni iri.

    Si ora io scrivu
    chiddu chi pensu,
    m'addumannu
    si tu ci trovi lu sensu,
    io spennu paroli
    pi lu me sintimentu,
    poi tu li pigghi
    e li ecchi a lu ventu.

    Na vita, na storia,
    amuri e duluri,
    pi daricci focu
    nun ti serbinu uri,
    t'abbasta un secunnu
    pi fari la vampa,
    e cu mori mori,
    e cu campa campa...

    Arti unn'avemu
    e mancu la parti,
    arripizzamu vistita
    senza essiri sarti,
    nun vulemu l'inchinu
    e mancu lu censu,
    mi nesci di l'occhi
    diri nzoccu pensu.

    Tu si allittratu
    e di poetari ha lu versu,
    leggi sti rimi
    e lu trovi tempu persu,
    la mastrìa di poeta
    è na cosa assai rara,
    damminni n'anticchia
    ca mi incu la quartara.

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  3. Ringrazio Ezio Spataro, per breve tempo mio concittadino che sta lavando i suoi versi nel Lambro, per aver verseggiato chiaramente ,come al solito il suo pensiero. Sono spesso azzannatu anch'io ma non sapendolo dire in versi non conta niente. Il verseggiare, la poesia ecc. sono accettatre senza condizioni e subito dimenticate, ma quando scrivi qualcosa per sottolineare disfunzioni apriti cielo.
    Premio di Poesia, Simposio dei Poeti ,Premio di Poesia Citta di Brannu e non so cosa ci aspetta ancora. Non ho commentato mai una poesia e non saprei come commentare.
    Ma vivaiddio torniamo agli "intoccabili" ?
    Continua a scrivere e rimani a Milano perchè qui ti sgozzano qualsiasi cosa fai.

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  4. Verseggiatore azzannatu11 novembre 2010 alle ore 00:29

    Signor Sanicola, il fiume Lambro è troppo inquinato, la Darsena non ne parliamo, e i Navigli sono stati prosciugati per lavori di manutenzione. Mi sa che per lavare i miei versi dovrò attraversare la Brianza e raggiungere il fiume Adda.

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  5. Di Ciro Spataro ammiro la sua conoscenza della poesia internazionale. Ha colto in pieno il personaggio del poeta cecoslovacco Vladimir HOLAN e non Halan. Ma sarà una svista come qualche riga sotto c’è “mostro tempo”.

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  6. Credo valga la pena spingersi sino all'Adda. Se poi ci va da Villa d'Adda troverà il traghetto (barcone) ideato da Leonardio da vinci che sfruttando le correnti-come energia va avanti e indietro. All'imbarcadero c'è la Trattoria Al Fogolar dove ci riunivamo con amici verseggiatori
    una sera la settimana. L'unico che saltava ero io non essendo ...del ramo.
    Cordialità. s.o.

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