sabato 30 settembre 2017

IL RACCONTO DELLA DOMENICA

Questo racconto lo scrissi circa trentanni fa e lo pubblicai sulla rivista il Segno della Diocesi di Milano, sotto il Card Martini. Poi lo ripubblicai sul Guglielmo. Ora lo voglio dedicare a due miei “nipoti” che in questi giorni sono in viaggio in Portogallo.
domenica 28 novembre 2010
Gli immensi vialoni danno conferma che si trattava di una tipica città imperiale, come Vienna, Parigi, Roma,Copenaghen, Praga. Non vedi la fine e ti sembra che più vai avanti, più il viale si allunga. In questi grandi viali sei sempre più solo perché non vedi mai quello che passa dall’altro lato della strada. Tutti vanno di corsa e fra alberi, auto, chioschi e cose varie, alla fine hai camminato per un’ora senza aver visto nessuno. Per fortuna questo vialone aveva una fine, e in piazza del Restauratore inizia un’isola pedonale proprio davanti all’ascensore costruito da Eiffel. Negozi vecchi di cento anni e negozi nuovissimi come tripperia e arrogance messi insieme uno accanto all’altro. Poco dopo inizia la salita verso il borgo, o la vecchia Lisbona, dove la sera ci si ritrova nei locali tipici ad ascoltare il fado bevendo vino verde o vino tinto o vino porto. Viuzze strette dove le macchine passano appena o meglio sono solo in parcheggio, ed io finalmente posso sbirciare persino dentro le case protette da tende per mosche più o meno trasparenti. Finalmente vedo la gente. Chi sta seduto davanti la porta di casa, chi cucina, chi rattoppa, chi ritorna con un borsone pieno di primizie appena comprate al vicino mercato. Quasi in cima al borgo mi trovo davanti la chiesa ed entro un po’ emozionato, pensando di trovarmi nella casa natale di Sant’Antonio de Lisboa. Da ragazzo non sapevo che fosse di Lisbona. Una stanzetta con un altare e una foto del Papa in preghiera e migliaia di scritte sul muro bianco. Passerò un’ora per leggerle tutte, dalle invocazioni alle suppliche, dai ringraziamenti alle attese, in tutte le lingue con la stessa umiltà.Il mio pensiero vola a Padova alla immensa basilica del Santo, alla sua organizzazione mondiale, alla sua ciclopica struttura. In quelle stanze di Lisbona, c’è tutta l’essenzialità della devozione. Non c’è nemmeno una cassetta per l’elemosina. Allora mi ricordo del 12 giugno quando per otto giorni qui si fa festa in onore del Santo, per otto giorni tutto è pieno di luci, colori, festoni che sembra carnevale. Di giorno tutti lavorano, poi al tardo pomeriggio festa sino a sera con processioni e canti. Il giorno dopo sono ad Oporto. Ero seduto su una panchina di pietra alla foce del Duoro e non riuscivo a vedere l’altro lato. Mi dava un senso di timore vedere come tutto è immenso. Persino l’aria sembra che ti schiacci. Tutte le misure a cui sei abituato vengono a cadere. Fiumi come questi che sfociano nell’Oceano ti fanno venire la pelle d’oca. Due giganti che si incrociano, si spingono, si confondono, e tu sei più o meno un sassolino sull’asciutto. Mentre guardavo tutto questo mi sono ricordato delle frasi che avevo letto nella casa di Sant’Antonio. Me le ricordavo tutte le più significative.
Passata Coimbra sulla sinistra inizia la strada verso l’interno. Il verde perenne del Portogallo ti accompagna sempre. I paesetti sono semplici e ben curati, le case hanno le punte dei tetti all’insù, sullo stile importato dall’estremo Oriente; ci tengono tanto i portoghesi: come gli orientali vogliono indicare che c’è un nesso fra terra e cielo e quindi è come rivolgersi costantemente al cielo. Durante il viaggio mi ripetevo mentalmente le frasi che avevo letto a Lisbona. A queste aggiungevo le mie. Sì, una bella casa in montagna mi ci voleva, anche la macchina era ora di cambiarla. Qualche soldo in più non mi sarebbe dispiaciuto e quindi analizzavo con che criterio in cielo scegliessero i vincitori delle lotterie. I miei figli me li vedevo già super ingegneri e con borsa di studio, mia moglie sempre giovane ed io al centro del mondo come realmente mi spettava. Poi pensavo ai miei amici e conoscenti. Sì, appena giunto devo pregare per loro. Per mia cugina che gli è sparito un figlio di undici anni dalle mani senza accorgersene ed ancora oggi si chiede che cosa se ne fanno in cielo di un ragazzetto così. Per una mia amica che a quarant’anni con quattro figlie bellissime come la madre si ritrova punita, senza essere mai stata colpevole, su una carrozzina ed io non posso andare a trovarla perché mi sento un vigliacco fortunato. Per Paolo che un giorno è stato scelto e il tempo si è fermato e tutti ci aspettiamo che riprenda e visto che non succede mi angoscio non comprendendo perché lui, o perché.
Per quei due che tutto pensavano ma non che qualcuno andasse a dir loro: ecco vi prendo un figlio di vent’anni! Come ci prendi un figlio di vent’anni? Perché? Forse perché ne abbiamo altri due? Quando arrivo davanti al piazzale potrei subito iniziare le mie preghiere se non mi rendessi conto che in questo luogo un giorno tre pastorelli dialogarono, pregarono, ricevettero confidenze dalla loro vera Madre e che noi abbiamo chiamato segreti forse perché non siamo all’altezza di essere suoi figli. Tre pastorelli… Mi guardo attorno e vedo il tassista che da Oporto mi ha portato sin qui che mi guarda dicendomi: “Signore, qui tutto si risolve, vada tranquillo, entri pure!” Un prete spagnolo mi domanda: “que passa fratello? Domandi pure tutto quello che vuole, la nostra Signora è anche nostra Madre!”. Dovevo essere angosciato, ho ripetuto quasi tutte le frasi che avevo letto da Sant’Antonio, avevo ricordato tutti i miei amici sfortunati e ora mi sentivo pronto a chiedere per me. “Ti prego non togliermi quello che ho…”. Arrivo in albergo che era tardissimo, agitatissimo ritiro i fax, i telex e gli appunti delle telefonate. Ho anche paura, non sono tranquillo e penso alla macchina nuova, alla lotteria e a tutto ciò che avevo desiderato avere in più e mi vergogno. Finalmente trovo il bigliettino che aspettavo fra tutti gli altri. “Dove sei stato? E’ tutta la sera che ti cerchiamo! Sei stato nelle vecchie cantine a bere il porto? Non esagerare! Noi stiamo tutti bene, ciao!” Ti ringrazio, nostra Signora, perché fino ad oggi mi hai lasciato tutto quello che ho!

venerdì 29 settembre 2017

GUERINO VENTUNO-VENTIDUE-VENTITRE



I/21
Gli effetti di questi fatti e il consiglio dei saggi convinse il re turko a mandare ambasciatori ai cristiani per trattare la pace. Si scelse il vecchio e saggio  Albaiet di Vesqua che recatosi in città pose arrogantemente le tre condizioni per la pace. Che si rendesse onore ad Astilladoro, che si accettasse la pace e che infine avvenisse lo scambio fra i tre figli del re e Alessandro. I cristiani si consultarono ma il Meschino chiese di   essere lui a dare  la risposta.” Pur possedendo mille uccelli non cederemmo nemmeno  una piuma a  Voi turki, non temiamo la pace perché possiamo radunare soldati da Grecia e Romania a  sufficienza. Accettiamo il cambio con Alessandro per suo onore perché è risaputo che un cristiano vale almeno tre saraceni”. Rispose il Meschino all’arroganza di Albaiet.  Davanti la porta della città avvenne lo scambio dei prigioni e si stabili tregua per un mese e,  per volere del  re, Albairetto propose che ci si accordasse per un duello di 50 contro cinquanta per stabilire le sorti della guerra. Così come piaceva al re Astilladoro.
I/22
Mentre ci si scambiano motti e battute sul valore degli scambi ci si prepara al confronto. Durante la tregua mandò l’Imperatore in cerca di aiuti in Grecia e subito risposero:  Costanzo duca dell’Arcipelago greco, Archislao di Stiva e Negroponte , fratello di Amazzon, Amazzon di Stiva  e Negroponte fratello di Archislao , con 6000 uomini. Ah la grandezza antica dei greci ! Dove era finita   la fierezza della Grecia dominatrice del mondo, la potenza di Alessandro Magno, la esperienza degli Spartani,  il senno degli Ateniesi e l’odio dei Tebani, la superbia dei Macedoni, la grande ira di Agamennone e dei suoi. Basta la pochezza dei turki per far paura ? Spero ciò non avvenga nel mio tempo e alla mia gente”. Disse l’Imperatore.



I/23
L’imperatore sistemati negli alloggi i nuovi arrivati fece loro questo discorso:”Baroni difendete la nostra libertà. Se cade Costantinopoli cadrà tutta la Grecia e la cristianità. Volete che i turki offendano le nostre donne e rendano schiavi i nostri figli ? “ Subito si scrissero 200 baroni pronti a sfidare i  50 campioni turki . Poi l’Imperatoire diede il sigillo del comando al Meschino che aveva dato prova di grande valore e che aveva abbattuto i figli di Astilladoro. Il giorno dopo durante la messa nella grande chiesa parlò loro il Meschino in presenza di Alessandro per saggiare il loro animo.

giovedì 28 settembre 2017

Prima di darvi l'ultimo commiato vi esorto a sostenere il comitato....



Avevamo annunziato la nascita di un terzo comitato e subito dobbiamo correggerci aggiungendo un quarto, quello dei poeti.
Sul primo abbiamo accolto la motivazione di Nuccio Benanti seppur con grandi riserve presupponendo che tutte le motivazioni su diritto e libertà lasciano il tempo che trovano. Questo gruppo o movimento esisteva già e quindi prepariamoci ad una assillante ripetizione di ciò che gli altri non hanno fatto e che loro vorrebbero fare (più o meno come l’altro comitato). L’altro registrato in tutte le sedi nei fatti è clandestino e  funziona con il passa parola con atteggiamenti di “vittime che vogliono difendersi”.
Si riuniscono in sedi clandestine ed hanno avviato una serie di pettegolezzi incontrollabili.
Avremo modo di tornarci malavoglia e turandoci il naso, come disse a suo tempo Montanelli. Fra chi cerca visibilità e chi prenota un posto per il futuro , tutto questo è un rito che si ripete e quindi contenti loro … o meglio ripetendo ancora Montanelli “il lento suicidio dei coglioni !”
Anzicchè una foto (che poi è la stessa cosa) eccovi cosa ne pensa Ezio Spataro.

Mi degno di annunciare il comitato
con tanto di omissis e codice fiscale pubblicato
residente in territorio augusto
creo poesie e componimenti d'alto fusto
In vista delle prossime elezioni
raggiungo orgasmi di composizioni
vista la posta in gioco al comune
scriverei nel deserto e in mezzo alle sue dune
Al soldo di Verga e Bufalino
promuovo la dignità del cittadino
giuro di non aver la testa ancor battuto
a giorni sarà pronto lo statuto
E ho ben lottato e sgomitato
per formare il suddetto comitato
ho colto tutta la mia essenza
nell'assunto che in poesia posso cambiare residenza
La poesia bene comune e primario
come l'acqua che dovrebbe arrivare alla Variante e al Calvario
la poesia che esige degna sepoltura
nel cimitero comunale della cultura
Son dalla parte del cittadino
son poeta che rimane sempre bambino
vorrei amministrare il comune
giocando alla corda e tirando la fune
Ho sempre vinto al premio di poesia
son poeta cui si può dare del vossìa
il mio padrino fu Ciro Spataro
antico mecenate e protonotaro
Di certo non son l'ultimo coglione
conosco gente come Giovanni Perrone
la mattina a colazione mangio poesia e tumazzo
come una volta m'insegnò padre Randazzo
Sostenenete il comitato e diffondete
ne può far parte persino un prete
qualunque estrazione è bene accetta
Leo Pasqua, La Sala o padre Purpetta
Si accolgono cattolici, atei e manciatari
o chi non frequenta le adiacenze degli altari
sappiate che il comitato della poesia
tollera persino la prolungata lagnusia
Prima di darvi l'ultimo commiato
vi esorto a sostenere il comitato
idee a confronto sulla poesia che ci attende
c'è tanto bisogno di un poeta che si spende.


(Ezio Spataro)

mercoledì 27 settembre 2017

GUERINO VENTI



I/20
Aggiungi didascalia
Mentre fra i turki serpeggiava lo smarrimento in città cresceva la speranza che il Meschino potesse ribaltare le sorti della guerra. Era tanta la speranza che persino Elisena si augurò che vincendo il Meschino suo padre glielo desse per marito dimenticando le villanie e offese che gli aveva fatto, a tal punto da tramutare l’amore del Meschino in odio.
Re Astilladoro era disperato per la perdita dei due figli e fu subito consolato dagli altri tre suoi figli , Manacor, Falisar e Antigoro che armatisi scesero in campo per far vendetta dei fratelli. Anche il Re di Costantinopoli assieme a 6500 Cavalieri usci dalla città per sostenere il Meschino ,seppur sbalordito che fosse proprio lui il vincitore della giostra.  Il meschino vedendo venirgli incontro i tre fratelli turki rinnovò le preghiere a Dio che gli facesse ritrovare i suoi genitori di cui sarebbe stato orgoglioso. I tre non ritenendo corretto affrontare il meschino assieme si distanziarono e Manacor per primo cadde sotto le armi del Meschino che lo dichiarò prigione. 
Giustamente Manacor chiese che prima di dichiararsi prigione il Meschino doveva battere gli altri due suoi fratelli. Falisar affronta il Meschino che lo disarciona a tal punto che non si reggeva in piedi. Li soccorre  Antigoro con veemenza a cui il Meschino prima gli sfila l’elmo e poi con la spada lo taglia fino al collo. I due fratelli a quel punto si arrendono e vengono portati in città prigionieri assieme a Torindo. A questo punto i cristiani scendono a battaglia con a capo l’Imperatore .
A sera mentre il campo cristiano gioiva, fra i turki girava lo scoramento. Fu allora che l’Imperatore si gettò ai piedi del Meschino sbalordendo tutti. ”Maestà disse il Meschino , voi mi offendete !”  e gettossi lui ai suoi piedi baciandoli davanti la regina ed Elisenna. “Ho fatto tutto per amore di Alessandro che non solo mi ha rispettato e protetto, ma mi ha aiutato con le armi e il coraggio per farmi vincere la giostra. Elisenna non parlava ma si rodeva come succede a coloro che prima si erano talmente amati e che poi si odiano ferocemente.