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Costantinopoli soffriva per il grande assedio e il popolo temeva. Il Meschino
mostrava sicurezza convinto della sua forza e capacità pensando che prima o poi
sarebbe emersa. Intanto serviva a tavola
Elisena che vedendolo cosi sicuro di se lo rimproverò sino ad insultarlo
dandogli dello schiavo e poltrone di
origine turka e che non conosceva nemmeno chi fosse suo padre e sua madre , poi
gli diede del vigliacco e altre ingiurie che trasformarono l’amore verso Elisenna
in disprezzo a tal punto che voleva partire , ma il pensiero di gratitudine
verso Alessandro che lo aveva affrancato rendendolo libero dalla schiavitù e
per averlo aiutato nel torneo frenò il suo sdegno. Alessandro intanto chiede al
padre, preoccupatissimo perché non aveva potuto organizzare prima e meglio la
guerra, il permesso di scendere a battaglia a sfidare i turki e avuto il
consenso del padre che credeva volesse fare una semplice sortita parti con
tremila soldati accampandosi fuori la porta della città. Mandò subito un
banditore al campo turko notificando che Alessandro sfidava il migliore dei
turki a condizione che se vincesse, i turki abbandonassero l’assedio.
Astilladoro snobba il banditore per lungo tempo e infine lo introduce a corte per
comunicare l’ambasceria di Alessandro.
Subito nasce una disputa fra Torindo e Pinamonte che si offrono per la sfida ed infine i baroni decidono che sia Pinamonte lo sfidante.
Subito nasce una disputa fra Torindo e Pinamonte che si offrono per la sfida ed infine i baroni decidono che sia Pinamonte lo sfidante.
I due campioni si battono con onore ma Alessandro cede a Pinamonte che lo colpisce più volte sino a
quando Alessandro temendo per la sua vita si dichiara prigione. Portato ferito
e sanguinante davanti al re Astilladoro viene lasciato per ore in attesa del
giudizio del re. Per aver perso tanto sangue e per le ferite Alessandro sviene
e dato per morto. Portato nella tenda di Pinamonte il quale lo assiste e si
lamenta della scortesia del padre.
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