mercoledì 13 settembre 2017

QUERINO DICIASSETTE



I/17
Costantinopoli soffriva per il grande assedio e il popolo temeva. Il Meschino mostrava sicurezza convinto della sua forza e capacità pensando che prima o poi sarebbe  emersa. Intanto serviva a tavola Elisena che vedendolo cosi sicuro di se lo rimproverò sino ad insultarlo dandogli dello schiavo e poltrone  di origine turka e che non conosceva nemmeno chi fosse suo padre e sua madre , poi gli diede del vigliacco e altre ingiurie che trasformarono l’amore verso Elisenna in disprezzo a tal punto che voleva partire , ma il pensiero di gratitudine verso Alessandro che lo aveva affrancato rendendolo libero dalla schiavitù e per averlo aiutato nel torneo frenò il suo sdegno. Alessandro intanto chiede al padre, preoccupatissimo perché non aveva potuto organizzare prima e meglio la guerra, il permesso di scendere a battaglia a sfidare i turki e avuto il consenso del padre che credeva volesse fare una semplice sortita parti con tremila soldati accampandosi fuori la porta della città. Mandò subito un banditore al campo turko notificando che Alessandro sfidava il migliore dei turki a condizione che se vincesse, i turki abbandonassero l’assedio. Astilladoro snobba il banditore per lungo tempo e infine lo introduce a corte per comunicare l’ambasceria di Alessandro. 
Subito nasce una disputa fra Torindo e Pinamonte che si offrono per la sfida ed infine  i baroni decidono che sia Pinamonte lo sfidante.
I due campioni si battono con onore ma Alessandro cede  a Pinamonte che lo colpisce più volte sino a quando Alessandro temendo per la sua vita si dichiara prigione. Portato ferito e sanguinante davanti al re Astilladoro viene lasciato per ore in attesa del giudizio del re. Per aver perso tanto sangue e per le ferite Alessandro sviene e dato per morto. Portato nella tenda di Pinamonte il quale lo assiste e si lamenta della scortesia del padre.

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