di Daniele Bianchi
Ecco una notizia
che è passata fugacemente sulla stampa ma si tratta di una scoperta
archeologica e antropologica che potrebbe rivoluzionare le attuali teorie
sull’origine dell’uomo, prima fra tutte la teoria dell’evoluzione umana che
vede l’uomo, o meglio le diverse specie di homo,
evolversi e svilupparsi in Africa, nella
Rift Valley kenyana, e successivamente
disseminarsi in tutto il mondo .
Ecco i fatti: a
Creta, nella località conosciuta come Trachilos, sono state rinvenute impronte
fossili datate 5,7 milioni di anni fa. Ciò che lascia sconcertati gli stessi
studiosi, è che tali impronte non hanno caratteristiche tali da avvicinarle ai
primati e ominidi di quell’epoca, ma sembrano tremendamente simili a quello di
un essere umano moderno.
La ricerca,
pubblicata su Proceedings of Geologists’
Association, è frutto delle scoperte dello studioso Gerard Gierlinskye del
suo team, dopo un casuale
ritrovamento nel 2002 da parte dello stesso Gierlinsky, durante una vacanza
sull’isola.
Con un notevole
lavoro scientifico successivo, le impronte sono state studiate a fondo.
Per fortuna le tracce
si sono fossilizzate su uno strato geologico che contiene anche molti fossili
di foramminiferi, organismi marini che permettono una ottima datazione con il
metodo del radiocarbonio, corroborando dunque i risultati sorprendenti della
datazione.
Dal punto di
vista comparativo con altri ominini e ominidi, ciò che è certo è che il
“camminatore” di Creta si muoveva in posizione eretta e con un piede sostanzialmente
“umano”. Dal punto di vista fisico e morfometrico, infatti, il piede umano ha
caratteristiche speciali e ben identificabili rispetto ad ogni altro ominide o
primate (ad esempio, l’alluce è poco mobile e vicino alle altre dita;l’arco
plantare è piatto, le prime due dita sono più lunghe delle altre, etc.).
Le impronte di
Trachilos, pur essendo un po’ più corte e piccole di quelle di un umano
moderno, hanno le caratteristiche del piede umano, dall’alluce al tallone, e
sono totalmente diverse da quelle di una scimmia, di un gorilla e di ogni altro
primate o ominide conosciuto attuale o estinto. Un bel rebus, come ammettono
gli studiosi.
Dal punto di
vista geografico le cose si complicano, se possibile, ancora di più.
Gli studiosi
osservano che a quell’epoca, parte del mar mediterraneo era prosciugata a causa
di un fenomeno di regressione marina, e dunque l’isola di Creta era congiunta
con la Grecia continentale (si tratta dell’epoca geologica cosiddetta Messiniana).Tuttavia, ed ecco il punto, anche
in quel periodo di basso livello marino, Creta non fu mai congiunta con la riva
africana del Mediterraneo. Ne consegue, a complicare inestricabilmente l’enigma,
che il camminatore di Trachilos non giunse a Creta da sud, bensì da nord,
dall’Europa e non dall’Africa!
Se le impronte
fossero quelle di un umano (o meglio, di un Homo),
si tratterebbe di un evento assolutamente incoerente con le teorie attuali già
ricordate, che affermano che nessun rappresentante del genere homo è uscito dall’Africa prima di
1,8-1,3 milioni di anni fa.
Forse
consapevoli della “bomba” inesplosa tra le loro mani, gli stessi autori della
ricerca concludono in modo dubitativo e un po’ pavido, evitando ogni sfida
all’ortodossia scientifica.
Si sostiene
infatti, in conclusione, che le impronte potrebbero essere quelle di un ominide
sconosciuto il quale, per un fenomeno di “convergenza evolutiva”,si sarebbe dotato
in epoca antichissima di un piede simile a quello che l’essere umano avrebbe
sviluppato milioni di anni dopo. La sorte di tale ominide? Ovviamente
sconosciuta, a parte la sicura estinzione.
Eppure la
spiegazione non convince, troppi quesiti non trovano risposta, e la logica del
rasoio di Occam condannerebbe i troppi passaggi logici e i troppi se e ma.
Certo è che se
da un lato la scienza sostiene che l’andatura eretta (e dunque il piede…) è
stata la spinta evolutiva che ha portato gli antichi pitecantropi a diventare
uomini (tanto che, si dice, viene prima l’andatura eretta del cervello …),
dall’altro appare ben difficile dire con disinvoltura che lo sconosciuto
“camminatore”, che appare dotatissimo di piede moderno, sia apparso come una
meteora e poi si sia ritirato buono buono nel dimenticatoio dell”evoluzione”.
Insomma, qualcosa non quadra affatto.
Ma altro non si
può dire, perché vorrebbe dire attaccare frontalmente le contraddizioni (e sono
molte…) della teoria dell’evoluzione darwiniana, vero dogma non solo
dell’ambiente scientifico, ma anche dell’intera nostra società contemporanea.
Ciò non toglie
che, sull’onda di questa scoperta,riemergono altri indizi; i frammenti del
cosiddetto Grecopiteco, vale a dire reperti fossili ritrovati in Grecia e
Bulgaria negli ultimi anni (in particolare una mandibola e un dente) che
appaiono dotati di caratteristiche umane moderne nonostante l’incredibile
datazione di 7,24 milioni di anni fa!Forse qualcosa ci sfugge?
Viene alla mente,
come simile vicenda, il tempio megalitico recentemente scoperto in Turchia, a
GobekliTepe, e datato all’incredibile antichità di 10.000 anni avanti Cristo!
Un tempio di
quel genere, in quell’epoca, non dovrebbe esistere. Infatti, i nostri
progenitori secondo la teoria ufficiale, erano a quel tempo raccolti in piccole
bande e orde di selvaggi illetterati e primitivi, appena usciti dalla durissima
lotta per la sopravvivenza dell’Era glaciale. Pochi individui su un territorio
immenso, quindi: nessun tempio sino alla rivoluzione dell’agricoltura,
quattromila anni dopo.Tuttavia, quel tempio c’è. E non pare affatto così
primitivo, come chiunque può verificare vedendone le immagini.
Queste impronte,
come quelle di un delitto insolubile e contro ignoti, si trovano nel posto
sbagliato e nel momento sbagliato.O forse tutto è al posto giusto ma è la
nostra visione del passato dell’uomo che deve essere riscritta?
Ancora non vi è
risposta. Tutto ciò che possiamo augurarci è che altri reperti e indizi ci
aiutino in futuro a ricostruire la storia della nostra specie, che appare tuttoraavvolta
in fitti misteri.
.
Nessun commento:
Posta un commento