lunedì 25 settembre 2017

UN UOMO CAMMINO’ A CRETA 5,7 MILIONI DI ANNI FA?



di Daniele Bianchi

Ecco una notizia che è passata fugacemente sulla stampa ma si tratta di una scoperta archeologica e antropologica che potrebbe rivoluzionare le attuali teorie sull’origine dell’uomo, prima fra tutte la teoria dell’evoluzione umana che vede l’uomo, o meglio le diverse specie di homo, evolversi e svilupparsi in Africa,  nella Rift Valley kenyana,  e successivamente disseminarsi in tutto il mondo .
Ecco i fatti: a Creta, nella località conosciuta come Trachilos, sono state rinvenute impronte fossili datate 5,7 milioni di anni fa. Ciò che lascia sconcertati gli stessi studiosi, è che tali impronte non hanno caratteristiche tali da avvicinarle ai primati e ominidi di quell’epoca, ma sembrano tremendamente simili a quello di un essere umano moderno.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of Geologists’ Association, è frutto delle scoperte dello studioso Gerard Gierlinskye del suo team, dopo un casuale ritrovamento nel 2002 da parte dello stesso Gierlinsky, durante una vacanza sull’isola.
Con un notevole lavoro scientifico successivo, le impronte sono state studiate a fondo.
Per fortuna le tracce si sono fossilizzate su uno strato geologico che contiene anche molti fossili di foramminiferi, organismi marini che permettono una ottima datazione con il metodo del radiocarbonio, corroborando dunque i risultati sorprendenti della datazione.
Dal punto di vista comparativo con altri ominini e ominidi, ciò che è certo è che il “camminatore” di Creta si muoveva in posizione eretta e con un piede sostanzialmente “umano”. Dal punto di vista fisico e morfometrico, infatti, il piede umano ha caratteristiche speciali e ben identificabili rispetto ad ogni altro ominide o primate (ad esempio, l’alluce è poco mobile e vicino alle altre dita;l’arco plantare è piatto, le prime due dita sono più lunghe delle altre, etc.).
Le impronte di Trachilos, pur essendo un po’ più corte e piccole di quelle di un umano moderno, hanno le caratteristiche del piede umano, dall’alluce al tallone, e sono totalmente diverse da quelle di una scimmia, di un gorilla e di ogni altro primate o ominide conosciuto attuale o estinto. Un bel rebus, come ammettono gli studiosi.
Dal punto di vista geografico le cose si complicano, se possibile, ancora di più.
Gli studiosi osservano che a quell’epoca, parte del mar mediterraneo era prosciugata a causa di un fenomeno di regressione marina, e dunque l’isola di Creta era congiunta con la Grecia continentale (si tratta dell’epoca geologica cosiddetta Messiniana).Tuttavia, ed ecco il punto, anche in quel periodo di basso livello marino, Creta non fu mai congiunta con la riva africana del Mediterraneo. Ne consegue, a complicare inestricabilmente l’enigma, che il camminatore di Trachilos non giunse a Creta da sud, bensì da nord, dall’Europa e non dall’Africa!
Se le impronte fossero quelle di un umano (o meglio, di un Homo), si tratterebbe di un evento assolutamente incoerente con le teorie attuali già ricordate, che affermano che nessun rappresentante del genere homo è uscito dall’Africa prima di 1,8-1,3 milioni di anni fa.
Forse consapevoli della “bomba” inesplosa tra le loro mani, gli stessi autori della ricerca concludono in modo dubitativo e un po’ pavido, evitando ogni sfida all’ortodossia scientifica.
Si sostiene infatti, in conclusione, che le impronte potrebbero essere quelle di un ominide sconosciuto il quale, per un fenomeno di “convergenza evolutiva”,si sarebbe dotato in epoca antichissima di un piede simile a quello che l’essere umano avrebbe sviluppato milioni di anni dopo. La sorte di tale ominide? Ovviamente sconosciuta, a parte la sicura estinzione.
Eppure la spiegazione non convince, troppi quesiti non trovano risposta, e la logica del rasoio di Occam condannerebbe i troppi passaggi logici e i troppi se e ma.
Certo è che se da un lato la scienza sostiene che l’andatura eretta (e dunque il piede…) è stata la spinta evolutiva che ha portato gli antichi pitecantropi a diventare uomini (tanto che, si dice, viene prima l’andatura eretta del cervello …), dall’altro appare ben difficile dire con disinvoltura che lo sconosciuto “camminatore”, che appare dotatissimo di piede moderno, sia apparso come una meteora e poi si sia ritirato buono buono nel dimenticatoio dell”evoluzione”. Insomma, qualcosa non quadra affatto.
Ma altro non si può dire, perché vorrebbe dire attaccare frontalmente le contraddizioni (e sono molte…) della teoria dell’evoluzione darwiniana, vero dogma non solo dell’ambiente scientifico, ma anche dell’intera nostra società contemporanea.
Ciò non toglie che, sull’onda di questa scoperta,riemergono altri indizi; i frammenti del cosiddetto Grecopiteco, vale a dire reperti fossili ritrovati in Grecia e Bulgaria negli ultimi anni (in particolare una mandibola e un dente) che appaiono dotati di caratteristiche umane moderne nonostante l’incredibile datazione di 7,24 milioni di anni fa!Forse qualcosa ci sfugge?
Viene alla mente, come simile vicenda, il tempio megalitico recentemente scoperto in Turchia, a GobekliTepe, e datato all’incredibile antichità di 10.000 anni avanti Cristo!
Un tempio di quel genere, in quell’epoca, non dovrebbe esistere. Infatti, i nostri progenitori secondo la teoria ufficiale, erano a quel tempo raccolti in piccole bande e orde di selvaggi illetterati e primitivi, appena usciti dalla durissima lotta per la sopravvivenza dell’Era glaciale. Pochi individui su un territorio immenso, quindi: nessun tempio sino alla rivoluzione dell’agricoltura, quattromila anni dopo.Tuttavia, quel tempio c’è. E non pare affatto così primitivo, come chiunque può verificare vedendone le immagini.
Queste impronte, come quelle di un delitto insolubile e contro ignoti, si trovano nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.O forse tutto è al posto giusto ma è la nostra visione del passato dell’uomo che deve essere riscritta?
Ancora non vi è risposta. Tutto ciò che possiamo augurarci è che altri reperti e indizi ci aiutino in futuro a ricostruire la storia della nostra specie, che appare tuttoraavvolta in fitti misteri.

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