Questi giorni esce in Italia un libro che
ci presenta una santa, contemporanea di san Francesco e di santa Chiara
d’Assisi, Sant’Agnese di Praga. Viene rappresentata con una corona in testa e
in effetti era la figlia del re boemo Přemysl Otakar I e sorella del re
Venceslao I. Nel 2011 si ricordavano 800 anni dalla sua nascita e a Praga, nel
suo monastero, è stata allestita una grande mostra dedicata alla sua vita e a
tutte le rappresentazioni grafiche che ce la avvicinano. La mostra si può
vedere ancora fino a 25 marzo 2012.
Perché potrebbero suscitare l’interesse
del lettore italiano le complesse vicissitudini di una donna tanto diversa
dalle donne di oggi? A nessuna di noi capita di essere promessa sposa a
pretendenti per motivi di alleanze politiche, di rifiutare le nozze con niente
di meno che con Federico II, re di Sicilia,
per aver abbracciato la Signora Povertà, perché affascinate dalla
spiritualità di san Francesco d’Assisi. (“La Leggenda cita le parole con le quali egli reagì alla notizia del
rifiuto di Agnese portata dai messaggeri: Se
una tale ingiustizia ci fosse venuta da qualsiasi altra persona, non ci
asterremmo certo dalla vendetta per l’umiliazione subita. Ma l’aver scelto un
Signore più grande di noi, crediamo sia stata un’ispirazione divina e non lo
consideriamo una umiliazione.”)
Eppure è nostra “sorella” per tanti
motivi. Nella sua patria, il regno boemo, oggi la Repubblica Ceca, il suo
destino è stato spesso ricordato vent’anni fa, durante la rivoluzione di
velluto. Un’antica profezia diceva che nei Paesi cechi si sarebbe istaurata
un’epoca di pace e prosperità quando la beata Agnese di Boemia sarebbe
canonizzata. E questo momento era arrivato proprio nei giorni che a Praga i
cittadini si sono ribellati al regime comunista che in pochi giorni è caduto.
(Non sono certo privi di problemi gli
eredi di Agnese, ma una cosa è certa: ora c’è la libertà religiosa che per i
cristiani è sicuramente un valore importante.)
La principessa Agnese che ha rinunciato al
benessere e alla vita comoda alla corte di sua padre e suo fratello, ambedue re
di Boemia, per rinchiudersi in un monastero che lei ha fondato e per occuparsi
dei malati e dei poveri nel suo ospedale è un esempio anche per molte donne di
oggi. “E’ diventata un simbolo della nuova concezione della medicina nata nella
seconda metà del ventesimo secolo. Si chiedeva alla medicina di non occuparsi
più solo dei malati curabili, ma di farsi anche carico dei malati terminali
che, pur se inguaribili, avevano bisogno di aiuto.” Come Agnese e le sue nobili
parenti si sono dedicate alla costruzione di ospedali, così anche oggi ci sono
le donne che fondano gli ‘ospizi’ per gli anziani e per i malati terminali.
Inoltre l’ambiente della famiglia di
Agnese anticipa in qualche modo le famiglie ‘allargate’di oggi: il padre di
Agnese ha ripudiato sua prima moglie Adleta dalla quale ha avuto 8 figli. Una
di loro fu Guglielma, che ha vissuto insieme al figlio a Milano “e si fece
conoscere per la sua devozione e il suo atteggiamento caritatevole tanto che le
si fece intorno una intera comunità che la venerava come santa. La comunità
divenne una vera e propria setta dalle caratteristiche fortemente femministe
che vedeva in Guglielma l’incarnazione dello Spirito Santo. Si sono conservati
gli atti del processo dell’Inquisizione ai rappresentanti di spicco della setta
che finirono sul rogo come eretici. Furono bruciate anche le spoglie di
Guglielma perché non diventasse oggetto di culto.” Quando il padre di Agnese, Přemysl
Otakar I divenne potente sposò Costanza, madre di Agnese dalla quale ha avuto
altri numerosi figli. E’ molto probabile che Agnese conosceva solo alcuni dei
suoi fratelli, sorelle, fratellastri e sorellastre. Agnese visse anche 8 anni a
Vienna, per imparare come si comportava da regina o da imperatrice. Di affetto
della famiglia ha quindi ricevuto molto poco eppure è rimasta legata alla sua
famiglia. Da grande sapeva riconciliare suo fratello, il re Venceslao I con il
figlio Přemysl Otakar II ed era di esempio alle sue nipoti.
Le autrici del libro, D.Pohunková e
M.Kyralová hanno riassunto l’importanza dell’esempio di sant’Agnese per noi
nella loro introduzione così: “Il
racconto della vita di Agnese e gli ideali da cui era animata non hanno perso
nulla della loro validità anche se sono nati in un’epoca lontana dalla nostra.
Oggi vogliamo tutto e subito, siamo vittime del consumismo, incapaci di
affrontare la malattia e la morte, dubbiosi riguardo alle nostre radici
cristiane, prevalentemente materialisti nel tentativo di definire i nostri
interessi nazionali. Pertanto una riflessione su Agnese, la sua vita e le sue
opere di promozione umana sociale, e la
sua intercessione, potrebbe aiutarci a riconoscere i valori essenziali della
vita.” Lo auguriamo anche ai lettori italiani.
Růžena Růžičková
D.Pohunková
e M.Kyralová - Santa Agnese di Praga-Le Paoline , Figlie di San Paolo, Milano 2012-
traduzione italiana di Růžena Růžičková e di Maria Teresa Natale
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