lunedì 20 febbraio 2012

CONCUSSIONE O CORRUZIONE ?


A VENTANNI DA MANI PULITE … AVEVO VENTANNI DI MENO …

Alcune edizioni di Pausania consultabili in redazione
Saranno state le dieci del mattino ,all’ora che il telefono inizia a scaldare, i fusi orari sono accettabili e quindi le telefonate si susseguono incandescenti.”Sono il giudice di Pietro titolare dell’inchiesta sulla guardia di finanza…”. Non lo lascio nemmeno finire e inveisco:” Va fa… non è il momento giusto, non rompere …” e giù un breve elenco di parolacce mentre sbattevo la cornetta. Continuo con l’altra telefonata la conversazione con Atene sul da farsi su quel dato problema. Suona nuovamente il cosidetto telefono diretto e la voce di prima dopo aver ripetuto la stessa frase aggiunge …”lei può scegliere fra il giorno 27 il 5 o il 15 per…” Gli dò subito del cretino che ha tempo da perdere e lo mando in quella parte del paese dove di solito si mandano gli scocciatori, i perditempo e i burloni sfaccendati. Chiudendo nuovamente il telefono e riprendendo la telefonata che mi stava a cuore. Figurarsi se il Di Pietro chiama il sottoscritto… “Volevo dirle che l’edizione di Pausania in cinque tomi è arrivata. Cosa faccio la do a Carmelo (autista-navetta fra Atene e Milano) o aspetto che Lei viene venerdi ad Atene. “ Ero anche emozionato perché girare per la Grecia con in mano la guida di Pausania non è descrivibile. Mentre fantasticavo entra la “signorina” e mi dice agitata che c’è al telefono quel “signore”. Deciso a far smettere questo scocciatore acchiappo la cornetta e non riesco nemmeno a gridare “senta! “ . Che dall’altro lato la voce pacata ma in crescendo del giudice Di Pietro mi comunica:” Se Lei riattacca fra dieci minuti io sarò da Lei per scortarla in tribunale dove Lei verrà interrogato sui fatti del 1977… oppure le suggerisco di scegliere fra le tre date che le ho proposto quella che le è più comoda e mettersi d’accordo con l’ufficiale preposto risparmiando tutti tempo e denaro avendo oltre trecento persone da interrogare …”. Non misi giù il telefono. Questa volta lo mise lui giù lasciandomi esterrefatto. La signorina più agitata di me disse che gli aveva lasciato numero di telefono e nome della persona da contattare.
Vent’anni fa Di Pietro faceva paura a tutti tranne a chi non aveva niente da nascondere. Aveva già interrogato e arrestato tre quarti dei miei clienti e già noi ci trovavamo disperati. Eravamo combattuti fra il suo “mani pulite” e la strage di aziende e attività che si portava dietro. Io ero sicuro che una mattina ci saremmo svegliati con il solito “colpo di stato all’italiana” ma ci consolava il fatto che tecnicamente ci sembrava impossibile in un paese lungo circa 2000 chilometri. Veder sfilare davanti la Tv facce di politici arcinoti con la bava alla bocca era un sogno bellissimo ma ci ricordava tanto piazzale loreto… Insomma non ci piaceva. Ma era anche l’unico metodo per “dialogare” con una certa classe politica. Eravamo convinti che si trattava di una “lezione” ma che poi le cose sarebbero tornate (nel giro di ventanni diremmo oggi, a sentire certe dichiarazioni) come prima.
Essere interrogati dal Di Pietro o dalla macchina da lui creata-gestita ti metteva in una situazione senza uscita: o concussore o corruttore. Personalmente ci volle qualcuno che mi spiegasse perché il mio avvocato mi suggerì di presentarmi da solo per via di una strategia già collaudata …ma come, io sto con un piede nell’inferno e lei mi dice arrangiati ? Non eravamo nemmeno una ventina in attesa e ci volle poco a capire che eravamo una parte di quei trecento. La metà sicuramente si immaginava già in galera e sospetto che nella valigetta 24 ore portassero un pigiama e uno spazzolino da denti. Un giovane finanziere ci spiega “che essendo impossibile che il giudice possa interrogare tutti ha delegato in base all’articolo (più di uno) degli ufficiali , saremmo messi in una stanza dove il giudice avrebbe presenziato agli interrogatori    garantendo ecc.ecc.” . A me toccò proprio quel giovane finanziere che dopo avermi letto diritti e imputazioni concluse: “ lei deve dirmi quali furono i suoi rapporti con le seguenti persone, e giù i nomi,funzionari dello stato, durante la ispezione che la Guardia di Finanza le fece nel 19..”. L’imputazione mi era nota perché dalla famosa telefonata in poi mi giunse una notifica che chiariva il fatto. Ricerca in archivio , scova le carte di circa 10 anni prima, trova appunti e cose varie per almeno  sapere di cosa parliamo. “Scusi ma cosa devo rispondere ?… chiesi ingenuamente”. “Come stanno le cose…” mi rispose. Si ma se rispondevo “mi è stato chiesto un compenso per…” era concussione; se dicevo “ho offerto…” era corruzione. Quando suggerii …”né una cosa né un'altra…” il finanziere si mise a ridere guardando il Di Pietro seduto al centro della sala … Come a dire …già visto questo film…”.
La signorina che mi aveva a suo tempo passato la telefonata nell’analizzare le carte aveva trovato un documento che aveva conservato per tutti questi anni e che aveva spillato dietro il rapporto degli ispettori. Io giravo e rigiravo quel documento mentre il finanziere mi sollecitava una risposta. Mi chiese cosa fosse quel documento convinto che citasse cifre, nomi di finanzieri , indirizzi di abboccamenti segreti e cosi via. Ormai conoscevo quella risata “siciliana”. Il “siracusano” si alzò andò al tavolo del Di  Pietro mostrò il “vecchio rapporto della finanza “ dove venivamo segnalati (ancora da accertare) per effrazioni non superiori a Lire 750.000 (su cui andammo a pagare circa 200.000 lire di sanzioni e capitali senza obiettare) . Si volle tenere “il documento”  e mi gratificò di una fotocopia. Al che prima di congedarmi esaudì una mia richiesta. Tornò il sorriso siracusano mentre ritornava dal Di Pietro che firmò quella mia richiesta “salva vita” mente si esercitava a sorridere alla “siracusana”.
Ero giovane o meglio avevo ventanni di meno , ero meno credibile e spiegare agli amici che ero stato interrogato dal Di Pietro a Milano nel pieno della tragedia di “mani pulite” non era credibile ,non essendo stato arrestato,salvo che mostrassi un documento che attestasse il fatto. E così per ventanni ho tenuto appeso nel mio ufficio quel documento. E “quell’altro documento, quello risolutore del concussione-corruzione” ? Era una ricevuta fiscale ufficiale registrata anni prima che dimostrava la non avvenuta corruzione-concussione con scritto dietro “n.3 cassate e 12 cannoli acquistate e consegnate ai finanzieri alla fine dell’ispezione per lire 18.000". Cassate e cannoli di cui una parte “abbiamo dovuto “ consumare tutti insieme in ufficio .
ps. la lettera è consultabile in redazione




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