Da
noi usava come minimo mettere la fascia al braccio. Le nostre donne
portavano il lutto per anni. Ormai si è perso l’antico rito del
“consulo” e pochi ricordano le “piangitrici”. L’unica cosa certa oggi è
che “muoiono solo i buoni”. Non c’è novena , trigesimo
e scadenze. Non si va nemmeno sino al cimitero ad accompagnare la
salma. Non c’è più mio nonno che la sera della rappresentazione della
Rotta di Roncisvalle metteva la fascia al braccio. “E’ morto Orlando !”
Rispondeva ai suoi compaesani.
Quando
negli anni settanta iniziai l’avventura dei Pupi a Milano, perché
proprio a Milano avevo assistito ad un indegno spettacolo, non essendo
figlio d’arte si presentavano vari problemi. Usando lo spirito
imprenditoriale che avevo acquisito lavorando a Milano, presi l’aereo e
dopo aver scelto l’interprete giusto (G. DiSalvo) , piombammo al Papireto di Palermo e tramite Bumbello (padre) acquistai il “mestiere” da un vecchio puparo (pupi e scene) . Tranne i canovacci, purtroppo. Mi resi subito conto che da li dovevo partire !
Il
primo spettacolo lo facemmo nella cantina di un amico e da li piano
piano iniziai a seguire un idea che mi diede Giuseppe Tesorio del
Corriere della Sera.
Confortato
dal parere del suo Capo, su suo suggerimento, iniziai a “usare” i
vecchi teatrini parrocchiali di Milano, praticamente abbandonati e ancor peggio spesso gestiti da figure psicopatiche del tipo che da portinai si sentivano padroni del palazzo… con la benedizione del referente della Curia.
E cosi partendo dal Palestrina , dal San Gregorio , dal Redi San Giuseppe, per finire al San Cristoforo.
Sin qui navigammo sfruttando la curiosità lombarda.
Un sabato mattina sfogliando il Corriere della Sera arrivai quasi all’ultima pagina senza accorgermi che la pagina di Dentro Milano era
intitolata “I Paladini abitano qui !”. Furono le telefonate degli amici
che mi fecero sobbalzare ! Una pagina intera del Corriere della Sera di
sabato quando tutta la città sceglie come passare il sabato sera
dedicata al nostro Teatro dei Pupi. Eravamo confusi ed emozionati.
Dino
Tedesco pugliese, compaesano di Modugno dove si parla il siciliano non
so se volesse sbeffeggiare i grandi teatri di Milano o perché (come io
credevo) volesse rituffarsi nei ricordi d’infanzia, fatto sta che da
quel giorno noi ad ogni spettacolo avevamo sempre grande ospitalità sul
Corriere ! A Milano inizia il Corriere e poi gli vanno dietro tutti gli
altri quotidiani e quindi da li in poi i rotocalchi ecc.ecc.
Io
non sapevo come ringraziare Dino Tedesco, non osavo nemmeno telefonare.
In poche parole questo filing durò circa dieci anni . Una sola volta ci
incontrammo e cioè quando lo invitai ad uno spettacolo e lui mi disse
di lasciare a casa il “grande puparo” che mi aiutava. “Camminate da
soli” mi disse, lui non dice nulla, i vostri testi sono meglio.
In verità io già conoscevo Dino Tedesco da Torino quando prima dirigeva il più grande teatro
di
prosa della Città e poi perché io non leggevo La Stampa ma bensi la
Gazzetta del Popolo: Lui era direttore del Teatro e figura importante
del vecchio quotidiano piemontese. Ci trovammo a Milano entrambi senza
conoscerci.
Oggi
conservo ancora le decine e decine di articoli che ha dedicato ai
nostri Pupi e dobbiamo a Lui la “fama” raggiunta che ci porto a decine
di tournè sino alla mitica esperienza di Dallas nel Texas con 150
spettacoli in un mese , 5 al giorno dopo aver imparato il play bach
negli studi di Dallas che ci ha permesso di fare il Teatro dei Pupi in
molte lingue.
Ecco
Dino Tedesco ci ha lasciato. Ma noi che abbiamo confidenza con Carlo
Magno e i suoi Paladini siamo sicuri che gli hanno fatto posto nel
Consiglio dei Paladini di Carlo Magno o nella Tavola Rotonda di Re Artù
durante la prossima Pasqua
Rosada . Da dove ci relazionerà puntualmente quegli avvenimenti cosi
come hanno fatto prima di Lui Boiardo, Ariosto, Pulci, Forteguerri e i mille pupari autori di Chanson de Geste immortali.
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