“Mamma
portami con te…”dice Teresa vedendo Maria Concetta uscire di casa con i
fratellini. Le domande della mamma l’hanno incuriosita. C’è molta
acqua, è profondo, ecc. Ad un tratto la Brannu che decenni dopo avrebbe
ispirato il poeta marinese più “anomalo” diventa cronaca feroce. E’
difficile scrivere di questa storia. Da giorni con riservatezza
interroghiamo persone, parenti, testimoni. Abbiamo in parte rivissuto il
dramma del Li Castri che ha ceduto alla disperazione , alla
disperazione di ritenersi emarginato. In entrambi i casi il paese non ne
è venuto fuori bene. I giornali titolarono ferocemente “senso di
colpa”, “un tarlo che rode la coscienza di tutti”, “nessuno sapeva,
nessuno poteva immaginare “.
Giovanni
Di Salvo porta a Casa mia a Milano Matteo Collura che appena entrato mi
dice :”Allora lei è di Marineo… Non ne è uscito bene il suo paese. Lo
so bene perché il GdS mi mandò a Marineo a fare commenti”. Ora Matteo
Collura , affermato scrittore è un “pezzo grosso” del Corriere della
Sera oltre che “grande” biografo di Sciascia. Ma chi mandava le cronache
era Armando Vaccarella che poi
divenne direttore del GdS. Da ragazzi scrivevamo tutti e due per il
giornale di Silvio Milazzo (Vespro Siciliano di turno): l’ Unione
Siciliana Cristiano Sociale. Al fatto dedicarono poesie in tanti, dal
nostro Franco Vitale al Buttitta al “milanese” Trincale. Io telefonai da
Milano a certi amici chiedendo “spiegazioni” e la prima decisa risposta
fu : era pazza.
Ci
siamo riletti le cronache del tempo , i resoconti i commenti. Ma prima
di tutto siamo andati a cercare le tracce fisiche, a controllare come la
Marineo che vanta Premi poesia da quarantanni, la Marineo “meravigliosa
educatrice di bambini a livello internazionale”, la Marineo superba ¸la
Marineo pia e devota come ha superato il “senso di colpa , il tarlo che
la rodeva, il prezzo del non sapere”.
Al
cimitero pensavamo trovare una modesta tomba a memoria ( ma quale
memoria , gli ebrei, i giardini dei giusti …) della tragedia. Non un
nome non una data. Per concessione del vescovo di allora si poterono
effettuare i riti funebri , dice il “pio” cronista locale del tempo. La
foto è una “fossa comune” …per una mamma e due bambini…
Il
Sindaco di allora aveva 44 anni e fece dichiarazioni di fuoco …al
funerale, poi cadde il silenzio. Il marito, i giornali, lo descrissero
come malato, disoccupato, frastornato. Oggi ce ne parlano come di un
violento.
Maria Concetta Sileci a nemmeno
40 anni prende per mano Maurizio di 7 anni e Giuseppe di 5, alle cinque
della sera di un nebbioso sabato pomeriggio e ,preso alle spalle, butta
prima il Maurizio di sette anni e poi sempre allo stesso modo acchiappa
stringendolo a se il Giuseppe di 5 nel pozzo a Brannu dove l’abbondante
acqua fa il resto. La domenica mattina grazie alle informazioni fornite
dalla figlia superstite, Teresa, vengono trovati i corpi e inizia il
senso di colpa dei marinesi.
Dall’altro
lato del mondo una ragazza di ventanni, camiciaia si butta dal
cornicione della sua fabbrica circondata dal fuoco sicura di salvarsi.
Finisce sull’asfalto. Un ecatombe ! La madre a distanza di un anno la
raggiunge stroncata dal dolore.
Questa
giovane Vincenza Benanti oggi copre il senso di colpa dei marinesi per
Maria Concetta Sileci. Nel Calvary Cimiteri di N.Y. una bella lapide
ricorda Vincenza Benanti e oggi gli viene dedicato un libro ed una via. E
il giovane cronista di allora deve avere uno stomaco di ferro per
superare quel “senso di colpa” nel vedere la tomba di Maria Concetta di
Maurizio e Giuseppe.
1-comtinua
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