giovedì 9 aprile 2015

ERANO LE 5 DELLA SERA QUEL SABATO 8 APRILE 1972 QUANDO SU MARINEO CADDE IL “SENSO DI COLPA”…

“Mamma portami con te…”dice Teresa vedendo Maria Concetta uscire di casa con i fratellini. Le domande della mamma l’hanno incuriosita. C’è molta acqua, è profondo, ecc. Ad un tratto la Brannu che decenni dopo avrebbe ispirato il poeta marinese più “anomalo” diventa cronaca feroce. E’ difficile scrivere di questa storia. Da giorni con riservatezza interroghiamo persone, parenti, testimoni. Abbiamo in parte rivissuto il dramma del Li Castri che ha ceduto alla disperazione , alla disperazione di ritenersi emarginato. In entrambi i casi il paese non ne è venuto fuori bene. I giornali titolarono ferocemente “senso di colpa”, “un tarlo che rode la coscienza di tutti”, “nessuno sapeva, nessuno poteva immaginare “.
Giovanni Di Salvo porta a Casa mia a Milano Matteo Collura che appena entrato mi dice :”Allora lei è di Marineo… Non ne è uscito bene il suo paese. Lo so bene perché il GdS mi mandò a Marineo a fare commenti”. Ora Matteo Collura , affermato scrittore è un “pezzo grosso” del Corriere della Sera oltre che “grande” biografo di Sciascia. Ma chi mandava le cronache era Armando Vaccarella che poi divenne direttore del GdS. Da ragazzi scrivevamo tutti e due per il giornale di Silvio Milazzo (Vespro Siciliano di turno): l’ Unione Siciliana Cristiano Sociale. Al fatto dedicarono poesie in tanti, dal nostro Franco Vitale al Buttitta al “milanese” Trincale. Io telefonai da Milano a certi amici chiedendo “spiegazioni” e la prima decisa risposta fu : era pazza.
Ci siamo riletti le cronache del tempo , i resoconti i commenti. Ma prima di tutto siamo andati a cercare le tracce fisiche, a controllare come la Marineo che vanta Premi poesia da quarantanni, la Marineo “meravigliosa educatrice di bambini a livello internazionale”, la Marineo superba ¸la Marineo pia e devota come ha superato il “senso di colpa , il tarlo che la rodeva, il prezzo del non sapere”.
Al cimitero pensavamo trovare una modesta tomba a memoria ( ma quale memoria , gli ebrei, i giardini dei giusti …) della tragedia. Non un nome non una data. Per concessione del vescovo di allora si poterono effettuare i riti funebri , dice il “pio” cronista locale del tempo. La foto è una “fossa comune” …per una mamma e due bambini…
Il Sindaco di allora aveva 44 anni e fece dichiarazioni di fuoco …al funerale, poi cadde il silenzio. Il marito, i giornali, lo descrissero come malato, disoccupato, frastornato. Oggi ce ne parlano come di un violento.
Maria Concetta Sileci a nemmeno 40 anni prende per mano Maurizio di 7 anni e Giuseppe di 5, alle cinque della sera di un nebbioso sabato pomeriggio e ,preso alle spalle, butta prima il Maurizio di sette anni e poi sempre allo stesso modo acchiappa stringendolo a se il Giuseppe di 5 nel pozzo a Brannu dove l’abbondante acqua fa il resto. La domenica mattina grazie alle informazioni fornite dalla figlia superstite, Teresa, vengono trovati i corpi e inizia il senso di colpa dei marinesi.
Dall’altro lato del mondo una ragazza di ventanni, camiciaia si butta dal cornicione della sua fabbrica circondata dal fuoco sicura di salvarsi. Finisce sull’asfalto. Un ecatombe ! La madre a distanza di un anno la raggiunge stroncata dal dolore.
Questa giovane Vincenza Benanti oggi copre il senso di colpa dei marinesi per Maria Concetta Sileci. Nel Calvary Cimiteri di N.Y. una bella lapide ricorda Vincenza Benanti e oggi gli viene dedicato un libro ed una via. E il giovane cronista di allora deve avere uno stomaco di ferro per superare quel “senso di colpa” nel vedere la tomba di Maria Concetta di Maurizio e Giuseppe.
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