mercoledì 15 aprile 2015

SI LOCA

Ci siamo chiesti più volte cosa sia “successo” fra Ciro Spataro e l’Arch.Fiduccia per portare quest’ultimo a Palermo a conferire con la Sopraintendenza per l’assegnazione dei locali di prossima consegna della ultima parte in restauro del Castello. Ovviamente non ci è dato sapere l’esito del colloquio , ma possiamo presupporre che la richiesta dei locali del castello per essere assegnati alla Fondazione pone alcuni interrogativi mentre chiarisce i termini che abbiamo posto all’inizio.
Ora non ricordiamo di aver visto sulle barricate al tempo della battaglia per il rinnovo dell’accordo con il Comune i due precitati. Anzi si è fatta fatica a intavolare una trattativa proprio per la presenza del primo citato.
Dobbiamo subito chiarire che se il Castello diventa “casa popolare” da assegnare esiste già una lista di circa 7000 abitanti e di una trentina di congregazioni. Inoltre baipassare il Comune è un atto scorretto e la fatica di aver ottenuto un buon rapporto con il Sopraintendente non può essere baipassato per esigenze di parte. La Fondazione ha già locali a sufficienza, immobili di proprietà, risorse che scialacqua in premi di poesia superati e obsoleti, e quindi chiedere locali di cui non riconosciamo la priorità non ci convince. Non dimentichiamo che i locali di cui dispone sono sufficienti e secondo noi si deve intraprendere la via del restauro. Inoltre facente parte della stessa aerea di riferimento ci sono ben tre saloni al collegio che la stessa Fondazione potrebbe usufruire dopo un intervento che ci sembra non cosi oneroso, e di cui lo stesso Arch. Fiduccia è competente restauratore. Locali quest’ultimi rifiniti alla perfezione in un immobile di prestigio.
Ora il ventilare che una parte della Sopraintendenza che (dice lo Spataro) gli è vicina (Bellanca) potrebbe avvicinare il passaggio dei locali direttamente alla Fondazione senza passare dal Comune è un tema delicato. A nostro parere dalle ultime cronache , riferite dai giornali, manca ancora una certa trasparenza e questa ultima decisione, prima smentita poi confermata di avventurarsi in un ulteriore investimento che l’anno scorso è costato oltre 50.000 euro trasforma un ente che ormai agisce come un ente privato.
Questo è un bene comune che va affidato al Comune e questa mossa proprio ora che il Comune sta imparando ad amministrare in proprio la cultura locale non ci è sembrata una buona mossa. Tocca a noi cittadini vigilare dove la trasparenza non è garantita.

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