Oggi
più che mai siamo chiamati a cercare Cristo, non solo nelle specie
eucaristiche, non solo nelle raffigurazioni d’arte, nelle icone, nella
sua stessa Parola. Dobbiamo volgere altrove lo sguardo, cercare Dio
nella sua creatura, fatta a sua immagine e somiglianza, incontrare la
Trinità nell’Altro, in quel prossimo che Matteo (Matteo 25, 31-46) ci
presenta, quasi ossessivamente, quando scandisce e rimarca più volte le
categorie di umanità in cui CERTAMENTE incontriamo Gesù. Soffriamo
spesso di una religiosità miracolistica che dalla ricerca morbosa di
apparizioni o manifestazioni tangibili del soprannaturale fa dipendere
l’autenticità della propria Fede. Quale conquista sarebbe per queste
persone scoprire che un contatto fisico con la persona di Cristo è
possibile e realizzabile. Piuttosto che scandalizzarci come Dio, Padre
Buono, possa permettere che metà dell’umanità debba soffrire la fame, la
sete, la persecuzione e la violenza dei potenti, dovremmo chiederci
perché ogni cristiano che vive nell’opulenza e nella agiatezza, pur
riconoscendosi in Cristo, non
lo intraveda mai nello sguardo di un bimbo che muore di AIDS, nel
sorriso del lavavetri al semaforo, nel tremore di un clandestino
aggrappato ad un gommone, nelle grida disperate delle donne di un
villaggio distrutto dai bombardieri in cerca di terroristi.
Schiere
di atei devoti difendono la permanenza dei crocifissi di legno nelle
aule delle scuole e contemporaneamente respingono, abbandonandoli alla
furia delle onde, i Crocifissi di carne che invano cercano di approdare
sulle nostre spiagge in cerca di pane e libertà.
(Nino Di Sclafani)
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