“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Matteo 28, 20). Nel perpetuarsi della presenza fisica
del Signore tra di noi è profondo e scontato il legame con il grande
dono dell’Eucaristia. Durante l’ultima cena Cristo lascia un segno
tangibile, concreto di questa sua promessa: Egli sarà presente per
l’eternità nelle povere specie del pane e del vino per essere alimento
della comunità dei credenti. Ed è interessante notare come questa
presenza si concretizzi, appunto, in un alimento. Non un’unzione,
un’abluzione, uno stato meditativo, bensì del pane e del vino, da sempre
cibo e bevanda dell’umanità, simbolo della fecondità della terra e
della benedizione divina che divengono il corpo e il sangue del Figlio
unigenito di Dio. Un memoriale per tutti, che non può prescindere dalla
possibilità per tutti di disporre di questa grazia divina.
Il lascito della creazione, nelle mani di Adamo ed Eva, ha come fine un
affidamento responsabile delle ricchezze del pianeta a tutta l’umanità
da esercitare nel rispetto e nella condivisione. Il senso di questa
comune appartenenza viene evidenziato, presso il popolo ebraico, dalla
istituzione dell’anno giubilare: ogni cinquanta anni si ridistribuivano
le ricchezze e la terra, egualmente, tra tutto il popolo rendendo vana
qualunque vocazione all’accumulo e all’arricchimento. Quanti di noi sono
in grado di valutare come provvisori i beni nel cui possesso tanto di
gloriamo?
(Nino Di Sclafani)
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