Oggi 27 novembre
nella sala-eventi del castello Beccadelli è stato ospite graditissimo degli incontri culturali organizzati da
Totuccio Pulizzotto, Nonò Salamone, l’ultimo cantastorie siciliano ancora sulle
scene. Originario di Sutera, figlio di un poeta dialettale, testimone di una
delle figure popolari ancora stampate nella memoria popolare siciliana, Nonò ha
cantato ed incantato i tanti appassionati presenti, molti dei quali forestieri.
La sua voce inconfondibile, le sue musiche, i testi - tanti di sua composizione, altri del poeta
Ignazio Buttitta e di altri poeti dialettali siciliani – la sua figura
apparentemente fragile ma ricca invece di una forza espressiva innata, hanno
fatto rivivere, all’interno del castello Beccadelli, sensazioni, emozioni,
sentimenti, forse assopiti ma pronti a ripresentarsi al cuore ed alla
mente non appena qualcuno riesce a
“tirarceli fuori”. Nel suo repertorio proposto hanno trovato spazio le cantate
classiche dei cantastorie, le canzoni di denuncia delle condizioni sociali del
mondo contadino, degli emigrati, degli emarginati, dei lavoratori delle solfare
e delle miniere. Un angolo del recital è stato dedicato a filastrocche popolari
ed ad alcune forme di abbanniatini. A me personalmente Nonò ha ricordato
tantissimo la straordinaria forza espressiva di Rosa Balistreri: non per niente
i due furono amici , ebbero amici importanti in comune , portarono la musica
popolare della Sicilia in giro per il mondo. Nonò mi ha riportato alla mente
Cicciu Busacca quando, in certe sere d’inverno, arrivava a Chiazza di Populu,
montava sul tettuccio della sua 600 multipla trasformata in palcoscenico e,
aiutandosi con la chitarra e l’immancabile cartilluni, attaccava a cantare storie
avvincenti; la voce roca risuonava ai piedi della Rocca ed entrava nel cuore
della gente. Nonò fu allievo ed amico di Cicciu. Nel corso del suo recital a
Marineo, Nonò, sia quando ha cantato canti
tragici, sia quando ha provocato il sorriso con le sue storie allegre e
piene di doppi sensi, ha sempre catturato l’attenzione del pubblico presente,
ne ha ottenuto un intimo e sentito consenso . E se è vero – come è vero – che
la parola evoca - e la parola cantata
ancora di più - tutti i presenti abbiamo
rievocato intimamente le sensazioni
della nostra infanzia : belle e brutte, dolci e tristi. In più occasioni
abbiamo provato nostalgia – la memoria dei sentimenti – ed abbiamo sentito
chiara dentro di noi “la presenza di una assenza”.
Avevo conosciuto
Nonò negli Stati Uniti nel gennaio del 1968, in occasione del Centenario della
Società San Ciro della comunità marinese statunitense. Nonò era l’ospite
d’onore della festa ed a me era toccato il compito di andarlo a prelevare
all’aeroporto Kennedy. Facemmo subito amicizia: lui di Sutera, io marinese, due
paesi accomunati dalla presenza di una Rocca: Poi scoprimmo in comune anche
Ignazio Buttitta , Mimmo Vitale e tanto altro. Nonò scopri che io avevo composto una preghiera a San
Ciro – il mio dono alla comunità per la festa dei cento anni – me la chiese in
prestito…e l’indomani mattina me la trasformò nella Ballata a San Ciro!
La sera della
festa, davanti a mille marinesi arrivati da tutti gli stati americani, la
inserì nel suo repertorio e la cantò: al primo ritornello, tutti i mille
convenuti si alzarono in piedi a cantare in coro: ci confessammo reciprocamente
- Nonò ed io – di avere sentito le gambe
tremare per l’emozione. Dopo qualche mese Nonò
venne a Marineo e si esibì al Centro diurno per anziani: grande
accoglienza, simpatia…ed applausi in abbondanza.Nonò è rimasto legato sempre a
Marineo: quando torna da Torino alla sua Sutera, mi confessa che arrivato a
Bolognetta alza sempre gli occhi verso la Rocca. E’ ritornato dopo diciotto
anni Nonò a Marineo: Io sono onorato di avere fatto la sua conoscenza e di
essere annoverato tra i suoi amici e sono contento di avere scoperto stasera
che Nonò è stato accolto molto bene a Marineo e che con la sua bravura,la sua
comunicativa e la sua simpatia, è entrato nel cuore di tutti i presenti: mi
dispiace tanto per gli assenti!
Franco Vitali
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