Ospitiamo volentieri il parere del Prog. Giovanni Perrone e di chiunque altro volesse
QUARANT’ANNI DOPO.
UNA TRAGEDIA DI CASA NOSTRA
La
lodevole iniziativa di dare degna sepoltura alle vittime della tragedia
familiare accaduta in Marineo quaranta anni fa ci interroga fortemente.
Il fare memoria, infatti, serve a ben poco se non interagisce con la
presa di coscienza e con l’impegno personale e
comunitario a darsi da fare perché prevalga il bene e si sconfigga il
male. In questi giorni si sono fatte e si faranno tante letture
dell’evento, si daranno tanti giudizi e si esprimeranno mille pareri.
Ognuno legge la realtà coi suoi occhiali, con il suo modo di essere e di
vedere. Le varie letture dell’evento servono a comprendere le varie
problematiche connesse al grave evento del “figlicidio”, evento che
nella storia e nelle diverse società si manifesta in vari modi e per
svariati motivi. Non importa tanto cercare i colpevoli o vivisezionare
il grave fatto accaduto o farlo oggetto del chiacchiericcio piazzaiolo.
Le tragedie familiari (ce ne sono tante anche ai nostri giorni) sono
frutto di problematiche complesse e, in genere, “covano” per diverso
tempo prima di esplodere.
Il
fare onore alle innocenti vittime (mamma, figli e lo stesso padre) di
quattro decenni fa vuol dire imparare a prestare attenzione alle
problematiche familiari, ai complessi vissuti di ogni famiglia, alle
mille solitudini che spesso accompagnano e disorientano i genitori e gli
stessi figli, alle varie povertà (non solo materiali) che
isteriliscono, o degradano e frantumano la vita familiare. Significa
interrogarsi sulla capacità di sentirsi ed essere comunità e di
sostenersi a vicenda, sul sapere prestare attenzione ai segni di disagio
che minano il tessuto familiare e sociale …. Prestare attenzione vuol
dire mettere in moto adeguate politiche familiari e sociali capaci di
prevenire e lottare ogni tipo di povertà, di frammentazione, di
solitudine, di degrado. Non è solo questione di soldi, ma anzitutto di
formazione, accompagnamento, interazione. Non è solo questione di creare
eventi episodici, estemporanei, legati al caso o alle emozioni del
momento, ma rendere la famiglia “fatto” centrale della vita sociale.
Chi
deve prestare attenzione? Tutti. Le istituzioni politiche,
amministrative, sociali, ecclesiastiche, scolastiche e associative, le
famiglie, i singoli cittadini. Nella realtà marinese pregevole risulta
l’opera della comunità ecclesiale e di qualche altra realtà, ma non
basta se non è sostenuta ed implementata dalle altre istituzioni e da
ogni persona. La famiglia è una
risorsa indispensabile per ogni società, essa ne costituisce le
fondamenta. Papa Francesco ce lo ripete pressantemente. Se essa frana,
frana la società! Non è un optional da gestire come e quando si vuole.
Purtroppo tanti pericoli la minacciano. Aumenta la fragilità familiare.
Occorre prenderne coscienza e darsi da fare perché mai più accada che la
disperazione si trasformi in tragedia.
Giovanni Perrone
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