sabato 14 ottobre 2017

CIRO SPINELLA . UOMO PACIFICO E PACIFICATORE



“Senti ti devo dare una brutta notizia…” . Pausa , silenzio. A questo punto passo in rassegna tutti gli amici. La telefonata viene da Marineo e quindi si circoscrive la zona. Ma sono lo stesso momenti terribili. Si salva solo l’autore della telefonata… Appena ti dice il nome , ti siedi e lasci che il nodo alla gola inizi a fare il suo lavoro.

Ciro Spinella aveva un sorriso pulito che assieme alla sua bella faccia rotonda era come un documento di identità. Non credo di averlo mai visto triste anche se nella sua vita ne avrà avuto occasione. Persona equilibratissima aveva in mezzo agli amici un carisma unico , anche perché pur stando in America aveva mantenuto  rapporti fortissimi con le sue origini. Bastava che sapesse che un marinese tornasse a Marineo e lo delegava a portare l’invito a cena “con tutti gli amici” ! Un rito che si svolgeva ogni anno. Gli uomini buoni hanno sempre una compagna eccellente. Inseparabili Maria e Ciro e sempre pronti a portare un sorriso contagioso.

Ricordo quando andai a intervistare suo fratello Epifanio, presente la sorella Teresa, per ricordare quanto successe all’altro loro fratello , mi colpi la riservatezza e discrezione , come se tutta la famiglia si fosse avvalsa del perdono. Mi riaffiorò alla mente il gesto della madre “eroina” e in quell’occasione mi venne raccontato un episodio bellissimo.

Tempo dopo il caso di “Giosì”, mi raccontava Epifanio tornando dal lavoro in campagna eravamo tutti su un trattore e incontrammo uno degli autori del fattaccio che rientrava a piedi a Marineo. Di botto raggelammo tutti imbarazzatissimi non sapendo cosa fare. Fu lo stesso Giosì che lo invitò a salire sul trattore lasciandoci tutti a bocca aperta.

Ciro Spinella era un pacifico ed un pacificatore. Sapeva schezare su tutto ma con stile e rispetto. Appena sapeva delle varie malattie che ci accompagnano nella vita Lui era il primo a telefonarti dalla America passandoti la moglie al telefono e lasciandoti piacevolmente sorpreso.

Ora sta a noi organizzare la tavulidda in suo onore e nessuno dovrebbe mancare. Perché solo cosi ci possiamo consolare della “sua mancanza” che ci costringe ad accettare il destino a cui siamo tutti destinati.

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