E’ arrivato a Marineo un mese fa, don Matteo Ingrassia, accolto con
curiosità e affabilità dalla comunità marinese. Questo primo mese gli è servito
per conoscere e per farsi conoscere. La sua figura robusta, il volto giovanile
dei suoi trentatré anni, il suo vocione e le sue battute in dialetto nelle
prediche, la concretezza del suo parlare, delle nuove idee per impostare la
vita parrocchiale e la pastorale hanno suscitato interesse, apprezzamento,
insieme a qualche perplessità. Ma è così è la vita. Ogni nuovo evento, ogni
nuova persona provocano entusiasmo o paura o diffidenza. E’ stata scelta la
giornata della Madonna del Rosario per la cerimonia del suo insediamento. Già
alle cinque del pomeriggio la zona del “monumento” era affollata da autorità
(sindaco, assessori, consiglieri, onorevoli locali, maresciallo e carabinieri),
dai componenti le Congregazioni e le associazioni, e da semplici cittadini.
Presente anche un gruppo di misilmeresi e della parrocchia palermitana ove
padre Matteo era stato. Naturalmente anche il neo parroco e diversi sacerdoti
marinesi e non e seminaristi. Anche padre Leo era presente. All’arrivo dell’Arcivescovo applausi ed
esibizione della banda musicale.
Quindi la processione, preceduta da un alcuni
tamburinai misilmeresi, sino alla Chiesa madre, già gremita dai fedeli. Il
numeroso coro (in realtà un insieme di cori di gruppi marinesi e della
parrocchia palermitana) ha accolto l’Arcivescovo e i sacerdoti e, con bravura,
ha animato i vari momenti della cerimonia e della messa. La cerimonia
dell’insediamento, inserita all’interno della messa, prevede vari momenti: la
lettura del decreto vescovile, il rinnovo dei voti sacerdotali, la
dichiarazione di obbedienza al vescovo e l’impegno diprestare il suo servizio secondo gli insegnamenti del Vangelo e della
Chiesa, l’avvicinarsi del novello parroco al fonte battesimale e a un confessionale, la
preghiera davanti all’altare del Santissimo, il sedersi nella sedia presbiterale,
la benedizione con l’acqua santa dei fedeli.
Nella sua omelia il Vescovo, prendendo spunto dal vangelo del giorno (i
vignaioli infedeli) ha messo in risalto le qualità che deve avere un parroco,
in particolare la capacità di prendersi cura della “vigna del Signore”, cioè della parrocchia affidata, di sapere
ascoltare per poter conoscere le esigenze della comunità, di svolgere il suo
servizio alla luce della Parola di Dio, di accogliere tutti e di prestare
particolare attenzione ai più deboli, agli emarginati, agli ammalati, nonché di
interagire con le autorità e con le istituzioni locali. Ha inviato la comunità
a cooperare con il parroco, a crescere in una relazionalità positiva –
superando contrasti e divisioni, a vivere in giustizia, legalità e fraternità. L’Arcivescovo
si è compiaciuto della vivacità e complessità di Marineo, delle numerose
risorse culturali e associative che possiede, dei numerosi sacerdoti che ha
dato alla Chiesa. Un rappresentante delle comunità parrocchiale ha ringraziato
l’Arcivescovo e ha fatto dono a don Matteo di una stola.
Da parte sua, il neoparroco, visibilmente commosso, ha ringraziato
tutti, dal vescovo ai sacerdoti, alle autorità, alle confraternite e
associazioni, ai fedeli presenti e a quelli che seguivano il rito tramite la televisione.
A proposito di trasmissione televisiva, occorre evidenziare la qualità
delle riprese e la possibilità che ha dato a chi è stato costretto a rimanere
in casa di seguire la cerimonia.
Al termine del rito, tutti affollati attorno ai tavoli ricchi di dolci,
preparati dagli scouts, nel piazzale antistante.
Ora inizia il cammino “ufficiale” del parroco, al quale auguriamo pieno
successo pastorale e adeguata valorizzazione
delle numerose risorse umane che arricchiscono Marineo.
gp
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