La mia generazione ha passato la gioventù passeggiando per il corso in attesa di un posto di lavoro o in attesa che morissero i genitori per “ereditare”. Alla fine avvennero le due cose e cosi vendettero dignità e averi entrando in politica e “sistemandosi”. Le nuove generazioni , quelle del 110 e lode, non parlano di eredità ma di passaggio di poteri perché se ereditassero non saprebbero cosa farsene. Qualcuno alza la voce perché ha le spalle coperte ma i più hanno un facile binario da percorrere e quindi non vanno oltre il facile rifiutando soprattutto la cultura in quanto non necessaria. Esperti in videogiochi , solo pochissimi varcano i confini per non omologarsi e non uscire dal nido dove genitori incoscienti li hanno collocati. E cosi andando ad una conferenza o ad una mostra è raro vedere non solo giovani, ma anche giovani coppie. Se poi si pensa che circa un migliaio sono docenti delle varie scuole ti cadono le braccia....
E cosi ieri sera una novantenne è venuta a
Marineo a dare lezione. In primis lezione di carattere. Basta seguire il suo
curriculum per scoprire i momenti difficili della sua vita. Poi come usare la
pittura come “alimentazione” (vedi il breve commento della Cristina Dominici).
Una lezione da una cattedra dove non ci sono alunni. I giovani perché sanno già
tutto, le insegnanti perché sono docenti di una cattedra fatua e vuota. Gli
intellettuali si chiudono in casa perché hanno paura che si scopra che sono solo pappagalli che vivono di rendita
sulla solo poesia imparata a memoria da bambini.
A novantanni ci ha mostrato “quante cose
può fare” un artista ancora. Il pubblico non era certo quello delle grandi
occasioni ma accuratamente selezionato , vorrei dire scelto uno per uno con
cura dal promotore della serata che ancora oggi si occupa della salute dei suoi
compaesani ed ora oltre che curarne la salute né aiuta a migliorare gusto
materia grigia.
Ecco debbo ringraziare gli organizzatori
per averci proposto la compagnia di questa signora e certo ,la lezione che ci
ha lasciato non andrà persa.
IL parere di Cristina Domilici
Gioia del colore e raffinatezza sono le parole –
chiave con cui definire questi quadri da cui traspare
una sorta di ricerca di intimità e raccoglimento.
Dai ritratti di donna alle composizioni floreali
l'artista ci comunica una delicatezza d'animo e una
certa nostalgia come una sorta di viaggio in un
passato che non conosciamo ma che percepiamo dalle
atmosfere familiari e soavi.
Cristina Domilici
L'autrice ci ha permesso di riprodurre alcune opere che verranno esposte nel salone del castello.
Ci auguriamo che , a inaugurazione effettuata, si possano riprodurre gli interventi del Dottor Antonetto Provenzale (che ha promosso la mostra) del Pulizzotto Salvatore che si nasconde dietro la veste di ristoratore ben sapendo che è "uomo d'arte" dell'Assessore alla Cultura e di chi ci aiuterà a decifrare i lavori dell'autrice.
Non esiste opera d'arte che non vada spiegata. E noi siamo di quelli che vigliono essere aiutati a leggere quello che con tanta fatica gli autori vogliono dirci con i poripri lavori.
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