mercoledì 6 gennaio 2016
IL PONTE DELLA ROUTINE
E’ di questi giorni la notizia che Svezia e Danimarca hanno chiuso le frontiere con un effetto domino che ha colpito prima la Germania poi l’Austria per non parlare della incredibile Ungheria che con una faccia di merda ha cancellato la sua storia di quando nel 1956 fece piangere mezzo mondo stretta da una cortina di ferro e merda comunista che causò martiri per mille calendari. Come spesso succede digeriamo tutto e in fretta ! Agli inizi degli anni sessanta misuravo con gli amici il “mio curriculum” buttando sul piatto delle discussioni le ore di volo che vantavo. “18 diceva uno, 22” rispondeva un altro ed io con orgoglio e vanagloria mettevo sul piatto le mie 32 ore di volo sicuramente irraggiungibili in mezzo ai miei amici . E come succede spesso nel poker non aspettai che tutti calassero le carte e mentre ritiravo il piatto un altro “ecco 65 sono le mie ore” lasciandoci di stucco. Era chiaro che lui avesse volato oltre oceano altrimenti in Europa ci voleva qualche anno. Arrivai a Copenaghen dopo aver fatto scalo a Zurigo e Amsterdam per essere a sera a Copenaghen senza avere una camera prenotata. Era il mio primo viaggio in Danimarca e mentre gli altri aereoporti europei subivano un ammodernamento epocale Copenaghen aveva ancora tutto in legno perché il legno in Scandinavia dominava su architettura e arredamento. Non avevo nemmeno un cappotto perché gli emigranti siciliani sono tutti convinti che dove arrivavano portavano oltre gli effetti personali anche il clima. Trovai alloggio in un bellissimo albergo che non mi permise di dormire perché l’hotel ondeggiava ed io svegliandomi e alzandomi sbattevo la testa. Era una nave in legno enorme trasformata in albergo. Aveva uno scopo il mio viaggio. C’erano destinazioni al tempo irraggiungibili e quindi se volevi mandare merci in Scandinavia dovevi mandarli a Basilea e da li venivano rispedite ovunque con costi enormi. Da Basilea via Hof Sale raggiungevi Teheran. Io dovevo inventarmi “via dirette” baipassando Basilea . Era il regno delle ferrovie dove svizzeri e tedeschi la facevano da re. La mattina preso un taxi notai subito la coda delle auto come in tutte le grandi città. La differenza era che non sentivi i motori ed ero affascinato da questo “traffico silenzioso” . Le differenze fra “da noi e da loro” erano abissali e palpabili. Code ordinatissime, uffici pubblici che sembravano privati, savoir faire ovunque, assenza di prevaricazione a tal punto che l’efficienza ti dava fastidio. Il colpo lo ricevetti alle dogane. Abituato a ore e giorni di attesa rimasi a bocca aperta quando presentando la mia fattura in tempo reale, passata la stessa in un registratore di cassa vidi evasa la mia pratica in mezzora e avendo previsto almeno due giorni mi ritrovai in cassa due giorni da turista. Chi conoscevo mi porto al Tivoli, al Museo, al Palazzo Reale facendomi notare i reali in bicicletta a spasso per la città facendomi notare dove stava la Scandinavia e dove l’Italia. Non c’era storia. Spolverare Dante Leonardo Marconi e Roma messi sulla bilancia dei progressi sociali e economici pendeva paurosamente. Ora a distanza di quarantanni questi paesi “tornano indietro” ( o e l’Italia che corre…) e me ne sono accorto nel vedere il lunghissimo ponte che collega Copenaghen a Malmoe che io facevo la mattina in ferry boat perché mi emozionava passare da un paese all’altro in poche ore. Avevo conosciuto un italiano integrato, bilingue che mi spiegava l’efficienza dei mobili svedesi, scoprii le incubatrici danesi per uova, la enorme produzione di formaggi e tessuti, una cucina con pesce crudo di base e cosi via. Ero sbalordito , affascinato. La sera , ospiti da terzi, fini che piano piano ad una certa ora si andava via e quando feci notare al mio ospite che chi andava via non erano le stesse coppie che erano arrivate. Dovetti ripetere la domanda tre volte e lui sudava arrampicandosi sui vetri. Tentava di spiegarmi che la routine matrimoniale era molto sentita da loro e le coppie consenzienti il sabato sera si scambiavano consensientemente . Non osavo chiedere al mio compaesano se Lui partecipasse a questo rito. Mi guardò scandalizzato al che mi tranquillizzai sino a quando la sua signora presa borsetta e cappotto usci con un altro signore salutando calorosamente… “ No ma al massimo sta via un paio dorette…” mi disse il mio compaesano mentre anche lui usciva .
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