lunedì 4 gennaio 2016

ORATORIO DI NATALE "FIAT LUX"



"Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Luca 2,19) E il soffio dello Spirito le ha svelate a chiunque voglia credere


Quando Padre Leo lancia una sfida alla sua comunità lo fa con la consapevolezza che qualcuno di certo raccoglierà il guanto, lo fa con stima e fiducia nei confronti della sua comunità.
Quando Rosa Maria Lupo inizia a pensare e a scrivere, solo dopo aver guardato quel bellissimo Crocifisso di San Damiano col quale scambia parole d’Amore, tutti accorrono a sentire, tutti accorrono a collaborare e allora succede che ti ritrovi il 2 gennaio in Chiesa a vedere, sentire, anzi no, vivere un oratorio sul Natale del tutto singolare.
Quando Giovanni Tuzzolino dirige il coro Laudes Angelorum (Gabriella Dottore, Silvana Lo Faso, Francesco Cangialosi, Ezia Vivona, Sonia Pulizzotto, Daniela Birtola, Simona Calderone, Linda Rigoglioso, Salvatore Cangialosi, Rosa Maria Lupo, Rosa Alba D’Amato, Nino Taormina, Laura Lo Pinto, Salvatore Dragotta, Tony La Spina) e i musicisti (Pino Taormina,Carolina Daidone, Walter Cangialosi e Claudio Pesco, con la partecipazione di Katia Raineri, Giusi Cutrona e Maurizio Cangialosi) lo fa col massimo della professionalità e precisione anche se ha la febbre alta.
Quando poi hai lettori come Cecè Scarpulla e il Dott.re Loreto Galbo e collaboratori come il gruppo “adolescenti-Carro di Elia” le battelline Tania Azzara e Carmelina Battaglia e la loro Confraternita, sappiamo già che il successo è assicurato!
L’idea, ispirata, di Rosa Maria è stata quella di vivere la vita terrena di Gesù a ritroso, dalla Crocifissione, per ridare al Natale il suo vero significato, ridare a quest’evento che ha cambiato l’umanità la sua importanza drammatica, tragica, gioiosa e gloriosa allo stesso tempo e, allora, nel silenzio che avvolge la Chiesa senti un suono antico e solenne, arcaico e primordiale allo stesso tempo: il suono del shofar ebraico (il corno del giubileo) che ci dice “shemà” , ascolta. E allora, aperte le orecchie del cuore, si inizia.
Si parte dall’agonia, dall’angoscia, dalla pietà delicata di “Donna del Paradiso” di Jacopone da Todi, attraversando il dolore di Maria, accompagnando il sì di Gesù che “divide il mare del dolore e della morte in due” per dare all’umanità la libertà dei figli di Dio, andando a ritroso fin nel cuore del vecchio Testamento, nel cuore della notte in cui gli Ebrei scamparono alla schiavitù, attraverso il Mar Rosso.
E allora vedi dei teli blu agitati che si adagiano docilmente su due sgabelli e ti chiedi cosa stia per succedere.
Poi lo “Shemà Israel” cantato che accompagna l’ingresso di un candelabro con 7 candele e la Parola che, incedendo solennemente, prendono posto al centro del “mare” e torniamo per un attimo a dialogare con Gesù ascoltando Cecè recitare e cantare il Padre Nostro in aramaico e l’emozione è talmente forte che devi sederti comodamente. È così che lo recitava Gesù, è così che lo ha insegnato ai suoi discepoli, è così che è riuscito ad arrivare fino ai confini della Terra.
Da qui il crescendo, sempre a ritroso nella vita di Gesù, un presepe va componendosi ricco di segni: drappi d’oro a ricordare il battesimo di Gesù, la Grazia vivificante di Dio, l’anfora che ricorda Maria, il vaso di Dio, colei che portò nel suo grembo il Re e Redentore delle Genti, colei che cooperò al progetto di Misericordia del Padre, le nozze di Cana (velo bianco e rosso), le nozze di Maria, Maria e Giuseppe seduti (tenerissimi i ragazzi che li hanno interpretato), un angelo vivente (Carlotta) che danzando porta l’annuncio e poi, gli adoratori del Presepe che, alzatisi dal pubblico (Padre Leo, i coniugi Maria e Antonino La Barca, i coniugi Carmelina e Gioacchino Pernice), si recavano ad attendere il Bambino che è arrivato tramite le mani di un bambino speciale, Edoardo Sancimino, accompagnato dalla sua splendida famiglia, mentre cornamusa, tamburello e ciaramella suonavano a festa.
Lì, proprio no, non potevamo trattenere la commozione e abbiamo ringraziato Dio per il dono stupendo e misterioso della Vita, della famiglia e della sua tenerezza paterna.
Dietro di lui molti bambini, pastorelli e contadinelle del presepe, diretti da Rosa Alba, che con una lanternina in mano, attraversando la navata centrale e quelle laterali hanno completato il quadro. Nessuno di noi, a quel punto, poteva stare seduto e siamo stati tutti adoratori di Gesù, tutti a lui vicino, tutti Presepe Vivente.
Un applauso lungo, sentito e pieno di gratitudine per ciò che avevamo visto, udito e vissuto, due bis, gli auguri della comunità ad Edoardo nel giorno del suo nono compleanno e alla fine gli abbracci.
Molti abbracci.
Lunghi abbracci e una frase detta da ciascuno di noi a tutti “grazie”. Con il cuore colmo di gioia ognuno è tornato a casa con molte consapevolezze:
Il Dio che ispira è lo stesso Dio che opera
Senza il dolore della compartecipazione alla Crocifissione è vuota la tenerezza del Natale
Marineo è viva!
Grazie per avercelo ancora una volta dimostrato
MTF Di Marco

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