Gridarono alla polizia i giovani
studenti asserragliati dentro il Politecnico di Atene.
Valerio Massimo Manfredi è il più americano dei nostri romanzieri. Da
archeologo racconta la storia in modo passionale e ci ha dato bellissimi volumi
su temi epici scorrevoli dove la storia si lega alla leggenda e alla
presupposizione. E’ il cammino che abbiamo percorso per decenni con il teatro
dei pupi sino a quando nel nostro cammino abbiamo incontrato un eccellente
cafone che ha usato il peggio della nostra mentalità siciliana impunemente.
Questa mattina alla Malpensa in attesa del mio volo mi ritrovo la terza parte
della sua opera su Ulisse o meglio “nessuno”. Non sapevo che oltre i primi due
(ottimo il primo, pesantuccio il secondo)
ne esistesse un terzo. Decido che Manfredi vale 13 euro a scatola
chiusa. Piccolo ragionamento veloce che mi porta alla deduzione che tornato a
casa, Ulisse , sistemati i proci, rassettata la camera da letto nessuno di noi
lo vede dopo dieci anni di guerra e altrettanti di mare sedersi e godersi la
vecchiaia. E quindi , immagino, che il nostro Manfredi o si è riletto Le
Avventure di Telemaco o ha inseguito Ulisse nel suo ultimo viaggio. La mia grandissima sorpresa è stata quando il
racconto inizia nel novembre del 1973 con una drammatica descrizione
dell’irruzione dentro il Politecnico di Atene della Polizia dell’esercito e non
so di chi altri. Morti di sangue a decine.
Ora vorrei avere con me la mia agenda di quegli anni, il mio passaporto
con le decine di visti di ingresso in Grecia, i miei appunti i miei libri greci
che in quegli anni mi permettevano si seguire l’archeologia viva , Live in
diretta. Correvo da un punto all’altro della Grecia seguendo le gesta di
Marinatos e di tanti altri.
Sino al novembre del 73 vedevamo con una certa simpatia i
colonnelli greci perché portavano ordine
disciplina e incentivavano gli affari. Ricordo che la sera nessuno di noi
chiudeva la casa a chiave e nemmeno la macchina e a differenza dell’altra città
che frequentavo nello stesso modo (Praga) la presenza della polizia nei due
luoghi era abissale. A Praga vivevi incubi ad Atene era più facile prenderti
uno scappelloto che una multa. Quest’ordine all’acqua di rose era da un lato
bellissimo e tutto si risolveva sul posto immediatamente a Praga non si sa dove
potevi finire. Quel novembre del 73 si ruppe il giocattolo. Tutti dovemmo
aprire gli occhi. Ci volle tempo per capire come fosse stato possibile che la
polizia fosse diventata cosi sanguinaria. Per anni si negò il fatto più per
incredulità che per politica. Facevamo fatica a credere che la strage del
politecnico fosse vera … Poi caddero i colonnelli , poi arrivò Caramanlis , poi
il colpo di Cipro, la disfatta dei colonnelli, la fatica della democrazia. Ora
mi ritrovo un “romanzo” non politico che racconta quegli anni giorno per giorno
e che ho vissuto giorno per giorno in Grecia assieme ai greci. Erano gli anni
di Panagulis, di Papadopulos, di Makarios e della Signora del giornalismo
italiano. Spero che la grande confusione e il grande disordine dei miei ricordi
questo libro mi aiuti a metterci ordine.
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