I/10 DECIMA 28.8.2017
Giunto quel giorno si iniziarono i duelli secondo il rango dei cavalieri osservati dal Meschino che si
mordeva le mani imprecando, certo di non essere udito. Ma Alessandro vistolo in
tali angosce gliene chiese il motivo al che il Meschino: “… come posso non
lamentarmi della mia condizione non potendo partecipare alla giostra ?” A
questo punto lo portò in una stanza riservata
dove cercò di consolarlo ricordandogli l’affetto che sia lui che
l’imperatore nutrivano per lui e che chiedesse qualsiasi cosa e l’avrebbe
ottenuta. “ Cosa chiederei è impossibile ottenerla perché tuo padre ha messo
nel bando ciò che mi vieta di entrare nella giostra ... mi basterebbe avere
armi e cavallo per dimostrare che entrando nella giostra seppur in incognito la
vincerei sicuramente.” “Ci sono almeno
20 Baroni fra gli sfidanti che sono troppo bravi e travolgerebbero chiunque !” gli rispose Alessandro. “ Dammi le armi ed io
ti dimostrerò che saprò farti onore !”
Alessandro convinto dalla sicurezza che mostrava il Meschino disse: “Io
ti darò ottime armi ma tu bada di non farti riconoscere , entrerai nella
giostra e ne uscirai immediatamente sia vincente che perdente senza farti
riconoscere per sfuggire alla legge di mio padre. Torna velocemente qui nel giardino
del palazzo a fine duello”. Questo rese il meschino oltremodo felice. E mentre
serviva a tavola alla corte tutti si avvidero della contentezza del Meschino ed
Elisenna un po’ lo dileggiava nel vederlo, commentando la sua allegrezza con
l’abuso del bere o dell’amore. Poi andarono al balcone che sta sulla piazza per
assistere al torneo e cosi fecero Alessandro e il Meschino che già chiedeva di
essere armato. Assistettero al torneo e
videro Madar di Durazzo abbattere molti cavalieri , poi entrò nell’arena
Costanzo dell’Arcipelago e molti ne abbatté anche lui, quindi i due si
scontrarono e caddero entrambi contemporaneamente a terra. Allora Meschino
chiese nuovamente le armi al che Alessandro lo convinse ad aspettare il suo
momento perché era rischioso lasciarlo
tutto il giorno armato in mezzo alla gente.
Intanto Anfirone di Assiria abbatté Napar di Durazzo e poi abbatte Madar
suo fratello che era rimontato a cavallo. Il Meschino vedeva passargli davanti
tutti questi cavalieri e altri ancora
mentre lui rimaneva ancora disarmato spettatore mentre la piazza si divertiva.
Allora Alessandro convocò il Meschino nella sua camera e gli ricordò i pericoli
a cui andava incontro violando il bando dell’imperatore sino a quando cedette
vedendo il Meschino in ginocchio che lo supplicava. Ordinò segretamente che gli
fosse portato un valido cavallo poi gli
diede una armatura di grande qualità e
un normale panno anonimo con uno scudo facendo in modo che nessuna insegna
apparisse. Lo accompagnò per una piccola porta fuori dal giardino ricordandogli
che alla stessa porta doveva ritornare e
quindi fece ritorno al palazzo e senti la gente mormorare nel vedere il
Meschino entrare nell’ arena :” Ma chi è quel villano !” vedendo il semplice
panno senza insegne.
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