mercoledì 9 agosto 2017

I VICINI DI CAPANNO DEI GARIBALDI




Il signor Vincenzo mi accoglie sul ponticello di legno che separa la “trazzera” dal capanno. Erano stati chiari: dopo la Marcegallia a sinistra prendi la trazzera il terzo capanno è il nostro quello prima del Capanno dei Garibaldi. Non so quanti capanni di Garibaldi ci sono nella zona ! Ma questo è il più conosciuto e contiene tantissimi cimeli di Garibaldi durante la trafila romagnola che lo portò come un pacco fra un capanno e l’altro inseguito e braccato da esercito austriaco e sbirri del Papa. La palude di allora era accessibile solo a cacciatori e pescatori che vi avevano botti e capanni sparsi nelle valli (cioè nelle paludi) e quindi un luogo adattissimo a nascondersi … solo se conosci i percorsi. Sicuramente ti servono barca e soprattutto coraggio. Il Garibaldi trascinandosi dietro Anita , allo stremo, sostenuto dal suo attendente Leggero e dal gruppo di romagnoli che sapevano cosa rischiavano ,Garibaldi sbarcato a Migliavacca (Porto Garibaldi oggi) lasciata Anita morta a Mandriole vagava fra le paludi.
Il Signor Vincenzo mi accoglie con quel sorriso tipico romagnolo come se ci conoscessimo da anni. E’ orgoglioso del suo Capanno e subito mi mostra le migliorie apportate negli anni al capanno. Mentre parliamo lui tira su e giù la grande rete che dovrebbe portarci i pesci per la cena: cefali lunghi non meno di 20 centimetri perché c’è il fermo pesca e quindi bisogna rispettare le regole. Sarà difficile pescare cefali cosi lunghi e man mano che si infilano in rete subito il signor Vincenzo li ributta ancora vivi a mare.
Intanto arrivano i familiari “guidati” dal vero capofamiglia : Francesco di anni 8 ! In verità la serata prevedeva gli spaghetti cotti in padella senza acqua… o meglio nell’acqua del pomodoro… Noi abbiamo contribuito con caponata e melanzane alla parmigiana e zibibo…
Di capanni (credo che lungo la costa o in laguna) ce ne siano un migliaio tutti in funzione con lo stesso scopo: la pesca e le serate alla romagnola dove devi essere assolutamente romagnolo altrimenti rovini la festa…
Vi assicuro che mi sono comportato bene e cosi ho potuto constatare cosa sia passare una serata in laguna dentro un capanno tenendo presente che il tuo vicino è la famiglia Garibaldi !
Vedevi quelli di frodo a caccia di anquille di cozze e vongole veraci che si passavano la voce credo avvisandosi l’un l’altro. 
Spesso passano sotto i capanni fra le palafitte o sotto le grandi reti tirandosi dietro i sacconi pieni di crostacei. Noi intanto eravamo ansiosi e vedevamo bollire spaghetti e pomodoro mentre tutti gli altri li assaggiavano disquisendo su cottura e insipidezza. Alla fine vinse la figlia Cristina (super cocca del padre Vincenzo e madre del predetto Francesco) e cosi messo a tavola il padellone ci servimmo e avrei giurato che si trattasse di un picchio pacchio con alcune varianti… Tutti facemmo il bis e le uniche lamentele furono sulla quantità soprattutto da parte di Francesco dopo aver fatto anche scarpetta.
Il capanno oggi è uno stato simbol dove quelli di città si trovano a disagio e quasi sempre sono sgraditi ospiti perché vengono da un mondo diverso e i romagnoli li sentono come intrusi. Noi ci siamo sentiti a nostro agio grazie a questa famiglia che sapeva dove mettere le mani in spazi ristretti e sa apprezzare quello che è un simbolo romagnolo per eccellenza.

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