HO
INVITATO IL PROF. GIOVANNI PERRONE A USARE QUESTO SPAZIO SINO A QUANDO
VORRà O SINO A QUANDO SI RISOLVE IL PROBLEMA FONDAZIONE-LA ROCCA.
ESTENDO L'INVITO A TUTTI COLORO CHE "COMPONEVANO" IL PRESTIGIOSO
PERIODICO METTENDO QUESTO SPAZIO A LORO DISPOSIZIONE SENZA CONDIZIONE
ALCUNA .
Scuola,
quest’anno 33mila bambini in meno! Le scuole statali italiane si svuotano: meno
100mila alunni in appena un triennio. Anche l’anno scolastico ormai alle porte
è contrassegnato da un calo di bambini e ragazzi: 33mila in meno rispetto al
2016/2017, secondo le stime ministeriali comunicate ai sindacati della scuola
nei giorni scorsi. Un trend, quello del decremento progressivo di scolari e
studenti, che appare ormai inarrestabile e con cui dovranno fare i conti al
ministero dell’Istruzione soprattutto per ciò che concerne il reclutamento. Le
previsioni dell’Istat confermano questa tendenza che nei prossimi decenni
assumerà dimensioni ancora più consistenti. Il calo della popolazione
scolastica italiana è dovuto all’interruzione della crescita degli alunni
stranieri nelle classi italiane. L’ultimo report ministeriale sui figli di
genitori non italiani ha confermato che il loro numero non cresce più come una
volta. Anzi, nei prossimi anni è previsto anche un calo. Mentre i compagni
italiani, per effetto del calo delle nascite, decrescono ormai da diversi anni.
In
passato, il numero complessivo di alunni presenti tra le mura scolastiche
italiane si è incrementato ugualmente per via della vorticosa crescita di
bambini e ragazzi di cittadinanza non italiana. Ma adesso siamo al punto di
svolta. Nel 2015/2016 il Ministero certificò un calo della popolazione
scolastica di quasi 20mila unità. L’anno successivo – il 2016/2017 i vuoti
ammontarono a 46mila unità e il prossimo anno a 33mila. Quasi 100mila alunni in
meno, come se fosse sparita di botto l’intera dotazione di alunni di Molise e
Basilicata. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, i prossimi anni saranno
contrassegnati da ulteriori contrazioni della popolazione scolastica italiana.
La diminuzione della popolazione giovane (immigrati compresi) arrecherà anche
gravi problemi, così come recentemente ha sostenuto il presidente dell’INPS,
per l’assistenza sociale (pensioni, sanità …) degli anziani.
Varie
sono le cause: difficoltà economiche, forte calo della fertilità (causato da
molteplici motivi quali stili di vita non idonei, abitudini o comportamenti che
favoriscono l’infertilità, inquinamento, consumo di alcool e droghe, tossicità
di alimenti e prodotti usati in casa), paura per il futuro e per l’educazione
dei figli, inadeguato sostegno alla famiglia, aumento delle convivenze
“sterili”, fragilità dei legami familiari e diminuzione delle famiglie
organiche.
Uno dei problemi che sempre più incontrano le
giovani coppie è la difficoltà ad avere figli! L’Italia è in prima fila:
annualmente i morti superano i nati!
Solo
i Paesi del Nord Europa risultano più sensibili ai problemi della denatalità.
Hanno, infatti, avviato una politica che sollecita la popolazione autoctona a
fare più figli, anche utilizzando pubblici manifesti in cui si esalta la
bellezza del sesso procreativo.
La
maggior parte delle coppie italiane mette al mondo un figlio solo. Difficoltà
procreative, lavoro a tempo pieno, carovita, timore di accollarsi grandi
responsabilità spingono la coppia a generare un figlio solo, promettendosi di
viziarlo, amarlo, riverirlo per potergli garantire il meglio e poter garantire
una senescenza sicura ai genitori. Purtroppo il figlio unico, al di là di un
benestare economico, non sempre ha una vita buona e non sempre è un buon
investimento per la società, per se stesso e per la stessa famiglia, pur
“godendo” dell’iperprotezione dei genitori (che danneggia la crescita in
autonomia e responsabilità dei figli). La stessa Cina, che nel passato puniva
chi osava avere più di un figlio, incoraggia a procreare un secondo figlio.
Gli
studiosi affermano che essere figli unici vuol dire avere solo la “dimensione
verticale” dei rapporti familiari, cioè soltanto quella che regola le relazioni
tra figli e genitori. La presenza di fratelli o sorelle, invece, risulta molto
importante nello sviluppo psicologico dei ragazzi, proprio perché consente di
far esperienza della “dimensione orizzontale” dei rapporti familiari. Avere un
fratello o una sorella dona l’opportunità di confrontarsi e competere, oltre
che di giocare e svolgere attività insieme. Comporta inoltre la possibilità di
stringere alleanze e misurarsi con la generazione dei genitori. Dunque, la
presenza di fratelli e sorelle crea ampi spazi di libertà e moltiplica la rete
di rapporti familiari, proprio per tal motivo la famiglia con più figli diventa
una “palestra sociale”.
Di
fronte a questa problematica situazione occorre “darsi una smossa”. E’
necessario che i genitori trovino il coraggio di avere almeno un secondo figlio
e che i politici si impegnino maggiormente nel sostenere le famiglie, non solo
economicamente. Nel contempo occorre garantire alle giovani generazioni una
educazione della sessualità che non si riduca ai solo aspetti anatomici e
antiriproduttivi, ma aiuti a prender coscienza dei molteplici aspetti
(psicologici, sociali, etici, sanitari, igienici …) per una adeguata
maturazione sessuale connessa ad una crescita in responsabilità. E’
consigliabile che le sempre più numerose coppie che riscontrano problemi di
infertilità (maschile o femminile) si facciano aiutare da esperti (medico,
sessuologo, psicologo … ). Talora, infatti, tanti problemi vengono risolti
facilmente quando si interviene per tempo. E, poi, c’é la possibilità di
adottare bambini che non hanno la fortuna di avere genitori. L’adozione è una
grande risorsa per la famiglia: la arricchisce, la consolida, apre orizzonti
nuovi. Perciò le pratiche adottive dovrebbero essere favorite (evitando
procedure lunghe e burocrazia pesante).
E’
opportuno, anche, che le famiglie rivedano gli stili di vita e la stessa
gestione economica familiare, evitando il superfluo e investendo in uno o più
nuovi figli.
Mentre
la natalità in Occidente frana vertiginosamente (gli scienziati ne stanno
esaminando le cause) i nuovi popoli (ricchi di fertilità e di intraprendenza,
ma economicamente in difficoltà) pressano alle frontiere dell’Occidente. Le
grandi migrazioni (succedute tante volte nel corso dei secoli), pur essendo una
grande sfida, hanno ringiovanito i popoli e hanno creato progresso. Ciò è
avvenuto, ad esempio con le grandi migrazioni dei primi del ‘900 di europei
(italiani compresi) nelle Americhe.
E’
quanto mai opportuno superare due paure: quella di avere qualche figlio in più (anche dottandolo) e quella dell’accoglienza
degli immigrati che con la loro (seppur problematica presenza) portano nuova
giovinezza e nuova vitalità. A proposito occorre darsi da fare, con
intelligenza, competenza e lungimiranza, per favorire una loro positiva
integrazione. Ne vale il nostro futuro!
Giovanni Perrone
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