IL RACCONTO DELLA DOMENICA
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“Dai amore è come essere in mezzo alla strada…”. “
Appunto come facevano i nostri genitori nell’aia , in un cortile…” . “Che
diranno di noi ?”.
Era proprio questo uno dei problemi. “A me che me ne
fotte degli altri…” .
Intanto erano felici
e tutti passando li davanti prima vedevano il Castello e poi
invidiassero la … principessa ! A mezzogiorno e con i fuochi a
mezzogiorno… quale assegnazione di posti
per i miei cento ospiti ! Cento e non centouno ! I miei migliori amici, gli
intimi ! A me non interessa che si dica c’erano cinquecento persone … mancavano solo …
Era la sua festa e una giovane coppia deve prima
risparmiare e poi essere felice e non fare felici gli invitati… E poi vuoi
mettere : finalmente un matrimonio dove tutti sono a portata di mano , di
orecchio e di occhio ! Ci sono matrimoni dove alla fine non sai nemmeno chi si
è sposato… Uno sperpero di danaro per gente che non sa divertirsi, per poter
fare il giorno dopo commenti futili e fatui …
I due sposi erano li fra i cento a portata di battute e
auguri. A turno ci si alzava e chi aggiustava il velo alla sposa chi la
cravatta allo sposo chi era preposto per tutto il tempo a gridare Viva gli
Sposi ! E lo sapeva fare bene perché tutti si univano all’augurio gridando
sempre più forte. Il momento più bello è stato quando lo sposo si è alzato , ha
tirato a se la sposa, l’ha baciata e poi lentamente con la mano destra l’ha
accarezzata . Il silenzio generale è durato pochi attimi e poi vedevi gli
uomini prendere la mano della loro sposa e della loro fidanzata e ripetere il
gesto… e se non era per l’addetto al Viva gli Sposi quell’attimo sarebbe durato
un ora almeno …
Intanto la gente passava a piedi e con le macchine e si
domandava che succedeva ! Sino a quando incuriosita ripassava e ripassava e
cosi il passaparola divenne una processione.
Si me lo ricordo
il mio matrimonio. Eravamo una dozzina ! L’avevo inseguita da Aprile a
Novembre. Eravamo stati insieme solo una trentina di giorni. E quando
l’interprete mi impose il “scambiatevi il primo bacio” reagii dicendo che non
era il primo… Poi prendemmo il tram tutti assieme cercando un bar, ci fermammo
“ai due orsi” a bere budweiser e programmare la giornata perché il futuro lo
dovevamo costruire giorno per giorno… Sua mamma mi prese sottobraccio e
cortesemente mi comunicò “che sino a quando non ci saremmo sposati in chiesa,
sua figlia rimaneva a casa sua…”.
Ed io fui costretto ancora per un mese a fischiare sotto
la sua finestra affinchè lei mi buttasse la chiave…
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