Nel periodo
del ’68 ,in Boemia, non eravamo chiamati italiani , ma vlacki dai vecchi e Ripellino
dai giovani. Il suo Praga Magica ci aveva ribattezzati agli occhi dei colti
boemi grazie anche al neorealismo che regnava ovunque. Via spaghetti e
mandolino e dentro, soprattutto nei circoli culturali delle nostre ambasciate
Pasolini e il neorealismo. Era più conosciuto il cinema contemporaneo
neorealista che Giulio Cesare. Arrivai in Boemia sulla scia di Comunione e
Liberazione quella parte che guidava il forlivese don Ricci che evangelizzava
un popolo già diversamente cristiano. Erano gli anni di Kundera, Kossik e
Vaculik . I giovani ciellini andavano alla Casa degli Scrittori cercando
Kundera e Kossic per arricchire le loro tesi di laurea. E cosi ebbi l’occasione
di conoscere questi personaggi fra i più famosi di Carta 77 . mentre noi
italiani inneggiavamo prima a Dubcek e poi a Palak loro “diffidavano” di Dubcek”
perché in ogni caso era “un comunista” che poi sarebbe diventato dal “volto
umano”. Kundera sfotteva (o era invidioso ?) per l’enorme successo di Kossic in
“occidente”, venivano fuori i preti cosiddetti della pace quelli nominati con
il consenso del governo comunista peggio dei nostri della teoria della
salvezza. Mentre Mons Casaroli barattava la “chiesa del silenzio” con
l’ost-politik che ci avrebbe dato la liberta di culto. Un 29 dicembre con la scusa di farmi visitare
pitture e affreschi mischiate ad altre opere fra il gotico e il Barocco nella
chiesa di San Gallo dietro il Tin non mi sono reso conto di essere entrato in
San Gallo single ed uscirne di li a poco sposato. Il trucco gli era già
riuscito un mese prima all’orologio più famoso di Praga posto da centinaia di
anni accanto al municipio dove entrai che non conoscevo una parola di ceco e
grazie all’interprete seppi, dopo, che avevo creato una famiglia da educare
secondo le leggi dello stato comunista scandite da quell’orologio che
ingenuamente ascoltai. Tra visti e cambi obbligatori dovevi continuamente
registrarti alla polizia di via Bartolomeiska (Via San Bartolomeo) lo stesso
luogo dove era stato più volte trascinato , imprigionato e offeso Don Antonio ,
il prete più volte condannato (infine 17 o 25 anni non ricordo bene) e più
volte amnistiato sempre con firma dello stesso ministro della giustizia, prete
che quel 29 Dicembre ci sposò , che un anno dopo scappando dall’ospedale venne
a battezzare nostra figlia prima che la leucemia lo stroncasse. Prete che mi
usava per portare la corrispondenza a Mons Casaroli e che assieme al parroco
del Tin conoscevano milioni di barzellette tutte sugli ebrei. Da Bartolomeisca finivamo
alla Casa degli Scrittori in Narodni di fronte al Teatro Nazionale accanto al
nostro ristorante preferito Clasterni Vinaria dove Don Antonio ci portava a
mangiare il piccantissimo tegame del diavolo, per incontrare gli scrittori per
la maggiore che tenevano corte o per andare al grande cimitero dove vicino la
porta d’ingresso era la tomba di Jan Palak. Questo fra le altre cose ci insegnò
come fosse possibile far passare sotto silenzio o ignorare un evento come i
funerali di questo ragazzo il cui corpo fu poi nascosto per anni sino alla
rivoluzione di velluto (1989). Mentre per noi occidentali il ragazzo era morto
e sparito a Praga avveniva una delle più grandi manifestazioni della loro
storia. Migliaia e migliaia di persone avevano silenziosamente, a sfida del
regime, partecipato al funerale grazie al passa parola. Le agenzie di stampa
avevano liquidato la cosa con le solite quattro parole.
600.000 persone |
Era stato il
Ripellino a farci uscire dalla cultura classica o da quella delle banalità
acquistando prestigio ad altissimo livello. Non ebbi la fortuna di incontrarlo
ma ricordo che tramite un mediatore avvicinammo la moglie per acquistare la
biblioteca dello scrittore , cosa che la stessa non prese in considerazione
considerando la biblioteca del defunto marito come cosa intima e personale. Poi
avvenne la presa del Castello 29 dicembre 1989. Avevamo con noi i nostri figli ventenni che ripercorrevano il nostro cammino
boemo di vent’anni prima . Io mi ricordai di quel 29 dicembre e rivisitai la
chiesa di San Gallo, l’orologio di Praga e guardandomi in giro molti di quei
protagonisti non ci sono più. Ma ci sono ancora i comunisti immemori di quello
che hanno fatto a questo popolo che come tutti i popoli abboccano sempre grazie
all’uso sapiente che sanno fare del trasformismo e della mistificazione, ai
vari cavalli di Troia sempre disponibili .
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