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MARINEOWEBLOG
Finalmente
qualcosa di positivo. Non solo come fatto ma anche come notizia. Abbiamo
qualcosa da aggiungere a questo scarso patrimonio. Da anni ci chiediamo cosa “mostrare”
non solo ai turisti che visitano la nostra zona (o meglio valle) ma anche agli
ospiti. Manchiamo della quasi a tutti sconosciuta cultura del turismo a tutti i
livelli. Pensiamo di far leva sul pane locale, sull’olio locale usandoli come
strumenti per prenderci in giro. Cannoli , cassate, pane, olio, finocchietti
sono strumenti comuni molto svalutati che hanno una presa relativa sino a
quando non incontri qualcuno che capisce di cucina. Ormai i pasticcieri usano
la ricotta industriale (viene quasi tutta da Civitavecchia in bidoni di
plastica bianchi come fosse vernice imbiancante, la farine del pane (beato chi
capisce il miscuglio) producono pane che dura una giornata e si umidifica
immediatamente, e cosi via. Ricordo quando la precedente amministrazione si autodefini
“Città d’arte”, “Città a vocazione turistica” , città dei castelli e cosi via.
Anche l’attuale amministrazione vivacchia sui luoghi comuni. Intanto l’unica
risorsa immediatamente disponibile è il turismo. Le nostre attività collaterali
al turismo muoiono una per una . Senza un pacchetto ben preciso da promuovere i
nostri addetti al turismo devono rasarsi a zero in tutto il corpo e cospargersi
di fichi d’india senza escludere alcuna parte.
E’ di ieri
che Pino Taormina, con una ottima intuizione invita Scuderi a intervenire sul
Pulpito del Re. Sono saltato dalla sedia leggendo la notizia. Se solo una parte
di quanto afferma Scuderi fosse vera siamo a livello della cultura dei dolmen,
delle domus sarde, delle tombe micenee, delle mura ciclopiche. Già questa “supposizione”
è una arma fortissima per il turismo. Bastano una decina di località (li vagni ,
il Pulpito del Re, il presepe meccanico di Marineo, gli scavi della montagnola
con il museo (arricchito con i beni artistici che si trovano a Palermo), la
cultura ortodossa dei popoli arbresche, i monumenti Normanni, i Mulini sull’Eleuterio,
i vari castelli della zona e quindi la
cultura contadina con i suoi attrezzi e prodotti , il bosco : un tour di una
giornata sostanziosa. Ora possediamo un luogo unico: questo pulpito del re che
può essere trainante unico , senza paragoni.
Altro sono i
magazzini di Marineo, altro sono la fatua e vuota palazzina di Ficuzza che
serve solo come contenitore. Spero che il nostro Antonino Trentacoste ci
prepari delle schede specifiche e che chi è predisposto per conto dello stato
si presti a farne una guida amalgamando beni, prodotti e luoghi creando “risorse”.
CI viene segnalato che sul giornale degli scaut (il picchio) un altro (o lo stesso) intervento del prof. Scuderi. Qualcuno dimentica chje in paese oltre gli scaout abbiamo un gruppo che passa le giornate alla ricerca del copia incolla e non potendo dire di essere loro ad aver inventato e usato il copia incolla poi vanno in giro a cercare bambini che hanno copiatoincollato o adulti ingenui che ne hanno abusato. Mentre nel blog del Virga ha un senso il suo copiaincolla in quello della Pravda e semplicemente osceno. Ora ci fanno rimangiare la gioia di un fatto bello e importante inquinandolo .... però rimane il fatto.
CI viene segnalato che sul giornale degli scaut (il picchio) un altro (o lo stesso) intervento del prof. Scuderi. Qualcuno dimentica chje in paese oltre gli scaout abbiamo un gruppo che passa le giornate alla ricerca del copia incolla e non potendo dire di essere loro ad aver inventato e usato il copia incolla poi vanno in giro a cercare bambini che hanno copiatoincollato o adulti ingenui che ne hanno abusato. Mentre nel blog del Virga ha un senso il suo copiaincolla in quello della Pravda e semplicemente osceno. Ora ci fanno rimangiare la gioia di un fatto bello e importante inquinandolo .... però rimane il fatto.
martedì 10 dicembre 2013
PULPITO DEL RE, ALLE ORIGINI DELLA CIVILTA''
Recenti
ricerche archeologiche dimostrano che il "pulpito del re" (luogo,
secondo la tradizione, preferito dal re Ferdinando di Borbone per la
caccia), non lontano dalla Massariotta, ha origini antichissime. Era,
infatti, un altare ove si svolgevano riti legati al sole e alla
fecondità in occasione dei solstizi.
Il
sito è scarsamente noto dal punto di vista archeologico, l'unica evidenza al
momento riscontrabile è un riparo sotto roccia a poche decine di metri dal
monumento ove conserva ancora tracce di due tombe a grotticella, allo stato
attuale non si sono riscontrati materiali fittili, tranne due strumenti litici
ma di periodo antecedente il neolitico. Però c'è da dire che da Rocca Busambra e,
quindi, dall'area boscata della Ficuzza, sgorgano i fiumi Eleuterio e il Belice
per riempire di storia millenaria questo territorio, i fiumi scorrono lungo due
vallate la cui importanza storica per la Sicilia occidentale è importantissima. Basti pensare che
lungo queste direttrici penetrarono i portatori della civiltà preistorica di
origine centro europea del Bicchiere Campaniforme alla fine del III millennio
a.C., si svilupparono gli importanti insediamenti indigeno – elimi della
Montagnola di Marineo e di Pizzo Chiarastella. Il contesto in questione, fu
abitato molto tempo prima dell'epoca storica. Alcune tra le numerose cavità
naturali di origine carsica, esistenti nei pressi del versante occidentale del
Busambra, furono, infatti, utilizzate dall'uomo sin dall'epoca preistorica. (vedi
A. Scuderi, S. Tusa et alii, La Preistoria e la Protostoria nel
Corleonese e nello Jato. 1997). ricordiamo la Grotta Cutrupia, frequentata
tra il neolitico (VI – V millennio a.C.) e l'antica età del bronzo (prima metà
del II millennio a.C.). abbondanti sono le ceramiche e gli strumenti in osso e
pietra recuperati e le grotte e i ripari di contrada Cicio che hanno offerto
materiali ceramici e litici databili tra l'eneolitico e l'antica età del
bronzo.
Nei pressi del Pulpito del RE è stato anche segnalato un insediamento capannicolo che fu abitato durante l'antica età del bronzo. Volendo sintetizzare le conoscenze sull'occupazione preistorica, possiamo affermare che al momento non si hanno dati circa l'occupazione dell'area prima del neolitico ma è ben rappresentata dalla fine dell'età del rame e tutto il bronzo antico. Questo ultimo periodo bene si addice per quanto riguarda il complesso del Pulpito del Re. L'area costituisce da sempre un luogo di attrattiva per gli escursionisti. I racconti popolari attribuiscono al Re Ferdinando IV di Borbone la realizzazione rudimentale di un'opera che sarebbe servita da palco al sovrano per l'appostamento durante le battute di caccia.
Nei pressi del Pulpito del RE è stato anche segnalato un insediamento capannicolo che fu abitato durante l'antica età del bronzo. Volendo sintetizzare le conoscenze sull'occupazione preistorica, possiamo affermare che al momento non si hanno dati circa l'occupazione dell'area prima del neolitico ma è ben rappresentata dalla fine dell'età del rame e tutto il bronzo antico. Questo ultimo periodo bene si addice per quanto riguarda il complesso del Pulpito del Re. L'area costituisce da sempre un luogo di attrattiva per gli escursionisti. I racconti popolari attribuiscono al Re Ferdinando IV di Borbone la realizzazione rudimentale di un'opera che sarebbe servita da palco al sovrano per l'appostamento durante le battute di caccia.
Ovviamente,
non si ha alcuna conferma storica e documentale di tali fatti ; viceversa, per
affinità con altri siti rupestri presenti non soltanto in Sicilia, gli autori
di questa nota ritengono si debba far risalire alla preistoria l'epoca delle
sculture rupestri del Pulpito del Re, collocandola con ogni probabilità
dall'eneolitico all'età del Bronzo antico.
Dal punto di vista strettamente fisico e morfologico il Pulpito si compone
di due speroni rocciosi di arenaria che emergono da coperture recenti a matrice
argilloso-sabbiosa.
I
due speroni contrapposti, distanti una ventina di metri l'uno dall'altro,
mostrano alcune evidenze eclatanti, cioè
una scala scolpita su roccia che conduce ad un emiciclo ,che rappresenta una
sorta di palco o “podio” su base piana, cinto da sedili con spalliera sempre
scolpiti in viva roccia. A questi
elementi macroscopici fanno da contorno una serie di strutture minori, ma non
per questo meno interessanti, come piccole cavità sovente sagomate, presenti
sia in superfici verticali che orizzontali (nicchie e “coppelle”), incisioni
reticolari a sbalzo, protuberanze, perforazioni e resti di iscrizioni mal
conservati e problematici.
Da ciò consegue inoltre che l'insieme dei particolari con cui le rocce del
sito sono state lavorate, certamente con grande attenzione e non senza
difficoltà, fanno parte di un unico quadro paradigmatico connesso, con ogni probabilità,
a concezioni sacre e relative ritualità. Pertanto, rientrano nel medesimo
quadro anche i riferimenti ed i significati cosmici che si possono dedurre
dagli interessanti orientamenti che abbiamo riscontrato, sia negli oggetti tra
loro sia in allineamenti preferenziali di elementi all'interno di singoli
oggetti scolpiti. Alcuni di questi orientamenti possono essere associati a
precise fasi ed oscillazioni astronomiche del sole, in effetti la disposizione
secondo il meridiano locale della scalinata ed il fatto che l'azimut dell'asse
che congiunge il menhir con il pinnacolo sia esattamente in una direzione
solstiziale lascia supporre che nell'orientamento del manufatto si sono cercati
allineamenti astronomici.
Al
Pulpito del Re, la scala e l'emiciclo rappresentano gli elementi intenzionalmente
più appariscenti, occupando in altre parole la centralità nell'attenzione verso
una ipotetica gerarchia cui poteva corrispondere un ordine di importanza nei
significati e quindi nel tipo di ritualità qui implicata. Al contorno si
osservano altri elementi, distinti e classificati come segue:
Sono presenti numerose coppelle
(alcune tondeggianti ed ovali), piccole nicchie incise nella roccia
delle dimensioni mediamente comprese tra i
20 ed i 40 cm,, ma giungono a superare anche gli 80 cm. con profondità
di circa
il 50-70% delle dimensioni. Per lo più sono state ricavate a terra, ma
vi sono
anche esempi di coppelle a parete. Secondo un’interpretazione
comunemente
accettata per altri siti rupestri dell'area Mediterranea, si tratterebbe
di
conche create al fine di ritualizzare
offerte sacre nei confronti di forze appartenenti al domino della terra o
sotterraneo. Alcune di queste sono disposte in una probabile simbologia
fallica, simbologia del maschio e della femmina tra cui quelli a pinnacolo
considerate come pietre di sfregamento per i riti di fertilità. Alcune coppelle hanno forma di losanga, di dimensioni
medie generalmente superiori alle ovali. Secondo ipotesi diffuse, per il loro
richiamo alla geometria vulvare, rappresenterebbero dei collegamenti di tipo
magico alla sfera della femminilità ed della maternità.
Il menir di fronte alla scalinata ha una nicchia verticale profonda posto frontalmente al “palco” centrale
verso nord. Le sue dimensioni sono tali da contenere una persona appoggiata e
rannicchiata al suo interno. Per queste sue caratteristiche, ipotizzo che la
sua funzione possa essere stata quella di amplificare e diffondere messaggi
sacri conferiti a voce da un officiante verso i partecipanti ai riti,
similmente a quanto è stato proposto da alcuni autori per la “camera oracolare”
dell'ipogeo di Hal Saflieni a Malta.
Considerando
un Azimut di 59° N-E, un'altezza di 36° all'orizzonte
geografico, assumendo come punto di osservazione la piattaforma sopra il menhir posto in
asse con lo scasso a V, il foro e il
pinnacolo, possiamo dire, anche se vediamo il sole tramontare al solstizio
d'inverno alle ore 16,00 circa, che il
monumento è allineato con l'alba del solstizio d'estate.
Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni fin qui esposte, il
Pulpito del Re può essere classificato come un'opera rupestre significativa,
dalla quale emerge un quadro complesso di concezioni legate alla terra ed al
cielo, probabilmente avvertiti come mondi sacri. Nell'immaginario che il
contesto rupestre rivela sia pur parzialmente, il Cosmo era un regno popolato
da astri che, in un contesto ciclico, si qualificano come essenze perfettamente
animate e comunque collegate a forze superiori che sembrava possibile
contattare. I ritmi stagionali del regno celeste andavano perciò accompagnati
dai riti sacri con la scansione di una ierofania, tale da ripetere gestualmente
e da riprodurre con pari dignità umana fatti e pulsazioni di una sfera divina
manifesta, avvicinando così quest'ordine cosmico alla sfera terrena. La
funzione ieratica, in questo caso, poteva risiedere proprio nello sforzo di
avvicinamento e di contatto, operato tra i due mondi molto distanti dell'Alto e
del Basso.
Una scalinata simile al quella del "pulpito del re" si trova nella zona di Piacenza
Ringraziamo
il dott. Alberto Scudero, vice direttore nazionale dei Gruppi
Archeologici d'Italia, che gentilmente ci ha messo a disposizione una
sua relazione dalla quale abbiamo estratto quanto sopra riportato. Le
ricerche sul pulpito e su altri complessi megalitici dell'area
mediterranea sono in corso. Il dott. Scudero e i suoi collaboratori ne
sono gli appassionati protagonisti.
che sembra l'addetto stampa di se stesso.
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