venerdì 7 marzo 2014

NATE L'OTTO MARZO !



Qual è la vera origine della ricorrenza dell’8 marzo?
Il sogno infranto delle tre siciliane morte nell’incendio della Triamgle Shirtwaist

Libere da impegni familiari - la cena per il marito già approntata - migliaia di donne l’8 marzo occuperanno ristoranti e pizzerie, si scambieranno abbracci e mimose, assisteranno maliziose e divertite allo strip di ben forniti maschietti palestrati.
Ma che c’è da festeggiare? Quando un crescente numero di donne ogni anno nel nostro Paese trova la morte per mano dei loro compagni o mariti. I dati diffusi da Telefono Rosa, l’associazione che aiuta le donne maltrattate, sono preoccupanti: nell’anno 2013 ben 123 donne sono state assassinate. Un crescente “femminicidio” - un neologismo orribile di cui non si sentiva il bisogno perché basterebbe punire con pene severe l’omicidio di per sé, senza distinzione di genere e verso chiunque. Ripercorrendo la storia di questa giornata di “festa” sembra che sia legata ad un incendio scoppiato in una fabbrica tessile l’8 marzo 1929 in cui sarebbero morte 129 operaie in gran parte italiane ed ebree che minacciavano uno sciopero e per ritorsione il padrone le avrebbe chiuso nella fabbrica dando l’ordine di appiccare il fuoco. Non esistono prove o documenti che provino questo orribile episodio. E’ invece più che documentato, con un vasto repertorio fotografico, l’incendio che il 25 marzo del 1911 scoppiò a New York in una fabbrica di camicie per donna, la Triamgle Shirtwaist, che occupava gli ultimi tre piani di uno stabile, causando la morte di 146 donne che si sfracellarono al suolo, di cui 40 donne italiane. Tra le vittime tre siciliane: Provvidenza Bucalo Panno e Vincenza Pinello, originarie di Casteldaccia e Vincenza Benanti originaria di Marineo (vedi Marineoweb).

 Le condizioni di lavoro, proprio per il tipo di fabbrica, erano pericolosissime: tessuti dappertutto, il pavimento coperto di scarti. Un lavoro massacrante, nessun sindacato a difendere i loro diritti. Straordinari obbligatori e spesso non pagati. Gli uomini, che tagliavano le stoffe, fumavano anche in presenza di lumi a gas a fiamma libera.  Mancavano adeguati sistemi di sicurezza: solo pochi secchi d'acqua, inadeguati per affrontare eventuali improvvisi incendi. I proprietari, che tenevano le operarie chiuse a chiave per paura che rubassero o uscissero a loro insaputa - almeno così riportano le cronache dell’epoca - si salvarono senza preoccuparsi di aprire delle vie di fuga alle loro dipendenti. Molte morirono lanciandosi dalle finestre per sfuggire al fuoco.
Malgrado la loro piena responsabilità i proprietari uscirono assolti dal processo, ricevendo inoltre dall’assicurazione 445 dollari per ogni operaia deceduta. Alle famiglie delle vittime il risarcimento fu quantificato in 75 dollari. Dopo questa tragedia furono adottate leggi per migliorare la sicurezza sul lavoro.
Non è sicuro che questo incendio sia all’origine dell’8 marzo, ma non c’è episodio più significativo delle condizioni della donna, sfruttata per pochi soldi, nella società industriale degli inizi del ‘900.
Mariolina Sardo


 ps. ci è piaciuto immaginare che Pino Taormina , attento ricercatore sulla Benanti, dedicasse la sua arte a tutte le donne tramite la sua musica ed in loro ricordo

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