lunedì 3 marzo 2014

OMOFOBIA ?



 
Vale per tutte le forme di violenza !
Di solito se ne parla sottovoce, ma se ne parla. Il tizio che “sistematicamente” picchia la moglie è oggetto di commenti che solitamente finisce con “evidentemente…” . Non sono tanti i casi ma abbastanza da  avere una continuità generazionale. La donna che sempre è stata “mamma coraggio” e meno “donna coraggio “, oggi gli si presenta l’opportunità di porre fine a questa infamia che bolla l’uomo sino al punto che non ha più attenuanti. L’uomo che crede di acquisire virilità quando usa violenza sulle donne è un puro cretino che non può più trovare scusanti nemmeno dietro l’alcol e la droga. E’ sbagliano i sociologi e i legislatori ad usare queste attenuanti. Recentemente è stata riesumata una vecchia frase che si adatta alla perfezione a questo tema: chi tace è complice. E’ quello che stiamo vivendo. Siamo complici di un cretino qualsiasi che si erge in mezzo a noi orgoglioso di un gesto che solo un uomo debole e cretino può fare. Nessuno di noi muove un dito. Tutti sappiamo che il “cretino” ha osato alzare le mani su una donna (vale la stessa regola su chiunque altro) e quella omertà che ci ha bollato per decenni (la mafia) si è trasferita sulle violenze sulle donne. E stupisce nel nostro caso , come una comunità , dedita per tanti anni all’anonimato , come mezzo di comunicazione, non l’abbia mai usato per denunziare questa piaga. Bastava e basta qualche lettera anonima alle polizie, agli istituti preposti (non ce che da scegliere) per avviare un processo di indagine e di allarme che già di per se avrebbe alleggerito la “cautela della donna” o delle vittime risparmiandole da gesti repressivi più violenti. Quindi un primo passo è l’aiuto indiretto tramite le denunzie di questo tipo . Poi è la stessa donna che deve coprire certe sconoscenze istituzionali preposte alla sua protezione e liberazione. Noi possiamo aiutarle disseminando “il contesto” in cui vivono di volantini e biglietti mirati dove si segnalano enti preposti ad assistere chi subisce senza indicare nomi o destinatari del messaggio per non avere ripercussioni che la  donna potrebbe subire non essendo ancora adeguatamente preparata ad affrontare un sicuro “scontro”. Da questi messaggi quasi sempre nasce consapevolezza che la donna non è sola ma che può contare su un grandissimo apparato capace di affrontare il più violento dei violenti.
Esistono altre forme e ci auguriamo che questo convegno coinvolga tante donne che recepiscano un messaggio che poi deve finire a “passaparola” e si spera che le stesse donne coinvolgano in qualche modo coloro che ne sono vittime e già riuscire a portarle al convegno (anche anonimamente) è già un grande successo. Cosi come le giovani che molte volte avendo perso alcuni riferimenti morali abituali si ritrovano spesso in situazione che nulla hanno a che vedere con l’amore.
Ci auguriamo che sia i relatori che gli organizzatori sappiano ricreare quella atmosfera giusta
Che sia di chiarezza e non di processo (tantomeno di saccenteria) verso l’altro sesso che a causa di pochi viene tirato in causa globalmente.

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