Istituto Superiore Statale Rutelli- Palermo
Interventi di Prof.ri Manlio Corselli,, Paola Colace, Sergio Sconocchia,Carmelo Fucarino, Alessandro Aiardi,Giovanni Isgrò, Tommaso Romano, Fabio Russo, Pref.Gianfranco Romagnoli, Antonino Martorana, Giuseppe Schirò Di Maggio, M° Onofrio Sanicola
Riportiamo l'intervento di Onofrio Sanicola.
Può stupire che un
puparo intervenga in un convegno su Mito e Teatro. Cancellare i luoghi comuni
che vogliono il teatro dei pupi solo come teatro minore o non “paragonabile” è
faticoso perché nulla è stato fatto per superare questo gap e mentre sino
all’ottocento , quello che oggi viene chiamato “teatro di figura”, proponeva
opere liriche o romanzi popolari sceneggiati nella “baracca” oggi , malgrado lo
stato abbia fatto la sua parte sostenendo oltre il dovuto singole compagnie non
si è superata la distanza con il teatro cosidetto maggiore. L’ultima
generazione (sino all’inizio del secolo scorso) non ha lasciato eredi. Si suole
incolpare l’evoluzione , ma basti pensare al cinema che dato più volte per
morto ha sempre saputo trovare nuova vita ed oggi trionfa nella tecnologia
visiva pur non dimenticando che necessita di attori e di tutto il bagaglio di energie
proprie del teatro. Parlerei più di suicidio del teatro (in questo caso dei
pupi) che di vittima del tempo. Non posso portare nemmeno un esempio di
tentativo di rinascenza . E’ più facile che troviate un docente universitario
(a Messina) che fa il cantastorie che un puparo proveniente da studi classici. Nella
nostra esperienza, nata nel momento di massima decadenza del teatro dei pupi
(anni 70), ci siamo trovati a “cominciare”
da zero. Il cosidetto puparo ,
deus ex machina, nel suo teatro era un circense che iniziava con il montaggio
del tendone-baracca sino alla recita . Autore, sceneggiatore, paroliere,
affabulatore, voci recitanti, manovratore o maniante, molte volte costruttore. Un
capocomico dalle molteplici capacità artistiche. Vogliamo qui tralasciare cosa
significa essere capocomico in un teatro dei pupi. La staticità , camuffata da
tradizione ha fatto la sua parte. Mentre il teatro dei pupi agonizzava il suo
pubblico moriva con maggiore velocità. Noi ci siamo trovati senza pubblico
perchè il vecchio affezionato pubblico
del teatro dei pupi era morto senza che i pupari se ne fossero accorti.
Ritmi lentissimi , scenografie statiche, linguaggio superato. Assieme al teatro
dei pupi era finito all’obitorio il cuntastorie e il cantastorie. I pochissimi
pupari in esercizio (due-tre) facevano rappresentazioni saltuariamente e solo
per turisti . Il solo spazio praticabile era il Museo delle Marionette ma
impenetrabile e distaccato dal mondo dei pupari. Gli stessi faticavano a capire
che esistevano anche i musei privati e favoleggiavano su risorse e contributi
incalcolabili mentre i pupari vendevano i loro pupi e i loro “mestieri”.Impossibile “imparare il mestiere” o
avvicinarsi a questo teatro o quantomeno seguirne la produzione. Anni di
assistere sempre allo stesso spettacolo con pochissime varianti: L’arrivo di
Angelica a Parigi ! Che spesso cambiando titolo recuperava qualche spettatore. Da dove
ricominciare quindi ? Cambiare Piazza. Ciò che avevano lasciato alcuni vecchi
pupari era inutilizzabile. Per non parlare di moralità e igiene che allontanava
il nuovo pubblico. Trasferirsi altrove non al seguito dei siciliani emigrati o
emigranti. Ma portare una cosa nuova quasi sconosciuta di cui la gente aveva
sentore del suo fascino . Milano già di suo accetta tutte le culture e ospitare
un teatro stabile dei pupi fu per loro un prestigio:là dove è morto o vilipeso
qui il teatro dei pupi risorge. Basti pensare che un sindaco del palermitano lo
definisce “fatiscente” (lo stesso sindaco che in due anni non ha stanziato un
euro per acquisto di libri per la biblioteca, e riempiendolo di insulti), mentre
è dichiarato patrimonio inalienabile
dell’umanità. Ma certamente non bastava riproporre l’arrivo di Angelica a
Parigi perché gli spettatori vistolo una volta chiedevano altri temi. Non possiamo ignorare la funzione che ebbe la
stampa . Prima di tutti il Corriere della Sera in cui trovammo un pugliese,
direttore dello spazio cultura e spettacoli , di lingua siciliana innamorato
sia del teatro dei pupi che della nostra audacia. E come tutti sanno bastava
che se ne occupasse il Corriere che
dietro di lui arrivarono il Giorno, l’Unità ,la Repubblica e cosi via.
Dino Tedesco per una decina d’anni dedicò sistematicamente l’intera pagina del
Corriere cultura e spettacoli alle nostre rappresentazioni e non ci fu
spettacolo nuovo o replica che sia a cui non dedicava abbondante spazio . Le
lamentele dei grandi teatri milanesi non fermarono Dino Tedesco che divenne
nostro sponsor senza mai averlo né conosciuto ne incontrato.
Soprattutto i docenti delle scuole
superiori ci portarono ad una nuova messa in scena partendo dal testo
originale. Il puparo aveva creato percorsi
propri sul “viaggio” di Orlando che spesso si scostavano da Boiardo
Pulci Ariosto Forteguerri Cieco da Ferrara usando i canovacci frutto della intelligenza
del Lo Dico o del Leggio. E quindi fummo costretti a entrare nel binario senza
scarti dei classici per arrivare al punto che i docenti ci chiedevano di mettere in scena il
canto specifico di Isabella o di Agricane o la Chanson de Roland . Autori
immortali , non correggibili, non adeguabili. Chi poteva osare ? Oggi esistono
le interpretazioni e basta prendere le tragedie greche per trovarle spesso
irriconoscibili e vittime di manipolazioni . In questo convegno , dopo due mila
e cinquecento anni queste tragedie hanno ancora qualcosa da dirci (cito solo
Medea, Le baccanti o Prometeo o i Nestos oggi presenti in questo convegno ). A
questo binario ne abbiamo messo un secondo a fianco , parallelo : il racconto
popolare. Se vogliamo semplificare al fatto storico (mito) abbiamo abbinato il
racconto popolare. E cosi sono nati Federico
II, Alberto da Giussano, Ettore Fieramosca, Excalibur , I Nestos iniziando
dalla Guerra di Troia oltre ovviamente a moltissimi personaggi femminili del
ciclo carolingio (Isabella, Angelica,
Olimpia, Bradamante….). Come nasce un testo oggi. (1-continua)
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