martedì 14 maggio 2013

CONVEGNO MITO E TEATRO DEL 20 APRILE 2013



Istituto Superiore Statale Rutelli- Palermo
Interventi di Prof.ri  Manlio Corselli,, Paola Colace, Sergio Sconocchia,Carmelo Fucarino, Alessandro Aiardi,Giovanni Isgrò, Tommaso Romano, Fabio Russo, Pref.Gianfranco Romagnoli, Antonino Martorana, Giuseppe Schirò Di Maggio, M° Onofrio Sanicola
Riportiamo l'intervento di Onofrio Sanicola. 
Può stupire che un puparo intervenga in un convegno su Mito e Teatro. Cancellare i luoghi comuni che vogliono il teatro dei pupi solo come teatro minore o non “paragonabile” è faticoso perché nulla è stato fatto per superare questo gap e mentre sino all’ottocento , quello che oggi viene chiamato “teatro di figura”, proponeva opere liriche o romanzi popolari sceneggiati nella “baracca” oggi , malgrado lo stato abbia fatto la sua parte sostenendo oltre il dovuto singole compagnie non si è superata la distanza con il teatro cosidetto maggiore. L’ultima generazione (sino all’inizio del secolo scorso) non ha lasciato eredi. Si suole incolpare l’evoluzione , ma basti pensare al cinema che dato più volte per morto ha sempre saputo trovare nuova vita ed oggi trionfa nella tecnologia visiva pur non dimenticando che necessita  di attori e di tutto il bagaglio di energie proprie del teatro. Parlerei più di suicidio del teatro (in questo caso dei pupi) che di vittima del tempo. Non posso portare nemmeno un esempio di tentativo di rinascenza . E’ più facile che troviate un docente universitario (a Messina) che fa il cantastorie che un puparo proveniente da studi classici. Nella nostra esperienza, nata nel momento di massima decadenza del teatro dei pupi (anni 70), ci siamo trovati a “cominciare”  da zero.  Il cosidetto puparo , deus ex machina, nel suo teatro era un circense che iniziava con il montaggio del tendone-baracca sino alla recita . Autore, sceneggiatore, paroliere, affabulatore, voci recitanti, manovratore o maniante, molte volte costruttore. Un capocomico dalle molteplici capacità artistiche. Vogliamo qui tralasciare cosa significa essere capocomico in un teatro dei pupi. La staticità , camuffata da tradizione ha fatto la sua parte. Mentre il teatro dei pupi agonizzava il suo pubblico moriva con maggiore velocità. Noi ci siamo trovati senza pubblico perchè il vecchio affezionato pubblico  del teatro dei pupi era morto senza che i pupari se ne fossero accorti. Ritmi lentissimi , scenografie statiche, linguaggio superato. Assieme al teatro dei pupi era finito all’obitorio il cuntastorie e il cantastorie. I pochissimi pupari in esercizio (due-tre) facevano rappresentazioni saltuariamente e solo per turisti . Il solo spazio praticabile era il Museo delle Marionette ma impenetrabile e distaccato dal mondo dei pupari. Gli stessi faticavano a capire che esistevano anche i musei privati e favoleggiavano su risorse e contributi incalcolabili mentre i pupari vendevano i loro pupi e i loro “mestieri”.Impossibile “imparare il mestiere” o avvicinarsi a questo teatro o quantomeno seguirne la produzione. Anni di assistere sempre allo stesso spettacolo con pochissime varianti: L’arrivo di Angelica a Parigi ! Che spesso cambiando titolo  recuperava qualche spettatore. Da dove ricominciare quindi ? Cambiare Piazza. Ciò che avevano lasciato alcuni vecchi pupari era inutilizzabile. Per non parlare di moralità e igiene che allontanava il nuovo pubblico. Trasferirsi altrove non al seguito dei siciliani emigrati o emigranti. Ma portare una cosa nuova quasi sconosciuta di cui la gente aveva sentore del suo fascino . Milano già di suo accetta tutte le culture e ospitare un teatro stabile dei pupi fu per loro un prestigio:là dove è morto o vilipeso qui il teatro dei pupi risorge. Basti pensare che un sindaco del palermitano lo definisce “fatiscente” (lo stesso sindaco che in due anni non ha stanziato un euro per acquisto di libri per la biblioteca, e riempiendolo di insulti), mentre è  dichiarato patrimonio inalienabile dell’umanità. Ma certamente non bastava riproporre l’arrivo di Angelica a Parigi perché gli spettatori vistolo una volta chiedevano altri temi.  Non possiamo ignorare la funzione che ebbe la stampa . Prima di tutti il Corriere della Sera in cui trovammo un pugliese, direttore dello spazio cultura e spettacoli , di lingua siciliana innamorato sia del teatro dei pupi che della nostra audacia. E come tutti sanno bastava che se ne occupasse  il Corriere che dietro di lui arrivarono il Giorno, l’Unità ,la Repubblica e cosi via. Dino Tedesco per una decina d’anni  dedicò sistematicamente l’intera pagina del Corriere cultura e spettacoli alle nostre rappresentazioni e non ci fu spettacolo nuovo o replica che sia a cui non dedicava abbondante spazio . Le lamentele dei grandi teatri milanesi non fermarono Dino Tedesco che divenne nostro sponsor senza mai averlo né conosciuto ne incontrato.
Soprattutto i docenti delle scuole superiori ci portarono ad una nuova messa in scena partendo dal testo originale. Il puparo aveva creato percorsi  propri sul “viaggio” di Orlando che spesso si scostavano da Boiardo Pulci Ariosto Forteguerri Cieco da Ferrara  usando i canovacci frutto della intelligenza del Lo Dico o del Leggio. E quindi fummo costretti a entrare nel binario senza scarti dei classici per arrivare al punto che i  docenti ci chiedevano di mettere in scena il canto specifico di Isabella o di Agricane o la Chanson de Roland . Autori immortali , non correggibili, non adeguabili. Chi poteva osare ? Oggi esistono le interpretazioni e basta prendere le tragedie greche per trovarle spesso irriconoscibili e vittime di manipolazioni . In questo convegno , dopo due mila e cinquecento anni queste tragedie hanno ancora qualcosa da dirci (cito solo Medea, Le baccanti o Prometeo o i Nestos oggi presenti in questo convegno ). A questo binario ne abbiamo messo un secondo a fianco , parallelo : il racconto popolare. Se vogliamo semplificare al fatto storico (mito) abbiamo abbinato il racconto popolare. E cosi sono nati  Federico II, Alberto da Giussano, Ettore Fieramosca, Excalibur , I Nestos iniziando dalla Guerra di Troia oltre ovviamente a moltissimi personaggi femminili del ciclo carolingio (Isabella,  Angelica, Olimpia, Bradamante….). Come nasce un testo oggi.  (1-continua)

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