Oggi sono passati 21 anni da
quel tragico 23 Maggio 1992, ma il ricordo di chi l’ha vissuto è assolutamente
vivo, come fosse stato solo ieri. Ogni volta che rivedo quelle immagini tornano
le lacrime agli occhi, perché riaffiorano le sensazioni, le emozioni di allora.
Io quel giorno c’ero, e ricordo le urla della gente fuori dalla chiesa di San
Domenico, a Palermo, dove si sono celebrati i funerali di Giovanni Falcone, la
moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Io e i miei compagni non
abbiamo esitato: volevamo esserci anche noi, per cui siamo usciti dalla scuola,
il Liceo Scientifico “Don G. Colletto”, e abbiamo preso l’autobus da quella
stessa Corleone che, per noi studenti pendolari, era diventata una seconda casa
ed allo stesso tempo era la città natale di uomini senza scrupoli, assassini
senza limiti, assetati di potere e di denaro. Ma la gente aveva già capito che
ad avere decretato la loro morte non erano stati solo i mafiosi, ma la politica
corrotta che aveva isolato gli eroi dell’antimafia, proprio dall’interno di
quelle istituzioni che avrebbero dovuto combattere la criminalità organizzata
insieme a loro. E lo dimostravano i cori di “BUFFONI” che piovevano sulle varie
personalità dello Stato man mano che uscivano dalla chiesa. Ricordo che, per la
prima volta, tutti quelli che eravamo lì presenti, ma non solo, non avevamo più
paura, eravamo stanchi del terrore che ci era stato imposto fino ad allora,
c’era invece molta rabbia nell’aria, finalmente la gente era pronta a dire
“BASTA”, e questo proprio grazie all’impegno, al coraggio, al martirio dei
magistrati e degli uomini delle forze dell’ordine che hanno collaborato con
loro nella lotta alla mafia. Dopo quel giorno si sono susseguite manifestazioni
e convegni antimafia, lenzuoli bianchi stesi ai balconi, simbolo della
Sicilia pulita e libera, e in classe, l’anno dopo, campeggiava, accanto al crocifisso, il poster che raffigurava i giudici Falcone e Borsellino insieme, e sotto la scritta “gli uomini passano, le idee restano”. Le idee di giustizia, di legalità, di libertà non sono passate con la loro morte, ma hanno continuato a camminare sulle gambe di chi vive. E questo risultato lo dobbiamo al loro sacrificio, possiamo sicuramente affermare che non sono morti invano. Dopo 21 anni, sono stati fatti enormi passi avanti sul fronte della lotta alla mafia, e gli arresti di Riina e Provenzano ne sono solo una parte. Ma ancora c’è molto da fare, e proprio sul piano istituzionale ancora i giochi di potere fanno da padrone. Abbiamo una classe dirigente superficiale, arraffona e bugiarda, abbiamo bisogno di gente che crede veramente in quello che fa, nel proprio lavoro e nel ruolo che ricopre. Falcone e Borsellino avevano preso un impegno con lo Stato, avevano creduto fino in fondo nel Bene, non solo per se, ma per tutta la società, soprattutto per la nostra terra di Sicilia, da loro e da noi tanto amata e tanto martoriata, e da questo punto di vista devono essere un esempio. Ognuno di noi ha adesso il dovere morale di fare tutto ciò che gli è possibile per contribuire a mantenere vivo l’impegno dei grandi uomini di legge che non ci sono più, a continuare il loro lavoro e a tenere accesa la fiamma della speranza che un futuro migliore sia possibile…soprattutto per chi quel giorno non c’era.
Sicilia pulita e libera, e in classe, l’anno dopo, campeggiava, accanto al crocifisso, il poster che raffigurava i giudici Falcone e Borsellino insieme, e sotto la scritta “gli uomini passano, le idee restano”. Le idee di giustizia, di legalità, di libertà non sono passate con la loro morte, ma hanno continuato a camminare sulle gambe di chi vive. E questo risultato lo dobbiamo al loro sacrificio, possiamo sicuramente affermare che non sono morti invano. Dopo 21 anni, sono stati fatti enormi passi avanti sul fronte della lotta alla mafia, e gli arresti di Riina e Provenzano ne sono solo una parte. Ma ancora c’è molto da fare, e proprio sul piano istituzionale ancora i giochi di potere fanno da padrone. Abbiamo una classe dirigente superficiale, arraffona e bugiarda, abbiamo bisogno di gente che crede veramente in quello che fa, nel proprio lavoro e nel ruolo che ricopre. Falcone e Borsellino avevano preso un impegno con lo Stato, avevano creduto fino in fondo nel Bene, non solo per se, ma per tutta la società, soprattutto per la nostra terra di Sicilia, da loro e da noi tanto amata e tanto martoriata, e da questo punto di vista devono essere un esempio. Ognuno di noi ha adesso il dovere morale di fare tutto ciò che gli è possibile per contribuire a mantenere vivo l’impegno dei grandi uomini di legge che non ci sono più, a continuare il loro lavoro e a tenere accesa la fiamma della speranza che un futuro migliore sia possibile…soprattutto per chi quel giorno non c’era.
IRENE SCRO’
IO C’ERO QUEL GIORNO
SI C'ERO ANCH'IO QUEL GIORNO
HO VISTO LA MATTINA IL SOLE NON SORGERE
HO VISTO I FIUMI IMPETUOSI PIU' NON
SCORRERE
HO
VISTO GLI ANIMALI FUGGIRE INORRIDITI
NON HO
SENTITO PIU' IL SOFFIO DEL VENTO
NON CI
SARANNO STELLE STASERA
MONGIUA...MON JOIE ....MON JOIE
HO
VISTO CADERE ASTOLFO E OLIVIERO
HO
SENTITO GRIDARE RINALDO E BALDOVINO
SI' HO
VISTO FALCONE MORIRE
E IL
CIELO ROSSO SANGUE IMPALLIDIRE
MONGIUA...
A COSA
E' SERVITA LA TUA DURLINDANA
CHE LA
TUA GLORIA SPINSE IN TERRA SICILIANA!
DOVE E'
FINITO IL TUO CORNO OLIFANTE
CHE
SUONASTI TROPPO TARDI A RONCISVALLE!
SI' HO
VISTO FALCONE MORIRE
SI' HO
VISTO QUEL GIORNO LA GLORIA IMPAZZIRE!
SI' HO
VISTO QUEGLI UOMINI MORIRE
E NEL MONDO LA GLORIA IMPAZZIRE.
In
effetti c’ero anch’io quel giorno ! Eravamo in una scuola di viale Sarca a
Milano. Dopo Borsellino quella scuola si
sarebbe chiamata , come lo è tuttora Falcone e Borsellino. Quella mattina
avevamo in mano i giornali con la notizia a tutta pagina e oltre 200 ragazzi
che ci guardavano alloibiti. Teatro dei pupi siciliani, strage di Capaci ,
giornali che gridavano dipingendoci in modo vergognoso. Volevamo annullare lo
spettacolo , parlai con la preside e mi consigliai. Noi non scappiamo ! “Lei è
in condizione di spiegare a 200 ragazzi di media, corpo docenti, personale
della scuola ecc.ecc….?”. “Noi non scappiamo !” risposi. Mai sentito un
silenzio simile. Avevamo scritto una canzone che cantavamo a mo di cantastorie
prima o alla fine dello spettacolo. Dissi a Salvo cambia le parole . Lui la
sapeva a Memoria e fatte le correzioni sul copione esegui alla lettera i tempi
i silenzi e i modi concordati. Ci schierammo a testa china davanti il palco mentre
salvo con la sua chitarra faceva piangere tutti. Alla fine feci un cenno di non
applaudire ed iniziai. “Noi siamo la vera immagine della Sicilia.Quei gesti
descritti alla televisione e sui giornali non ci appartengono. La nostra terra
ha questi colori (indicando il palcoscenico), ha suoni e voci meravigliosi.
Questa gente che da sempre porta morte e lutto non sono siciliani sono una
razza a se sono violenti”. I ragazzi vollero intervenire fare domande ci
chiedevano mille cose. “Ma voi siete quelli del vespro siciliano ? Vi ribellate
solo se vi toccano le donne ? Dovè l’antico valore ?” Riportai l’attenzione sul
nostro lavoro mentre dalla sala uno mi grido “Noi ci stiamo ribellando abbiamo
creato la lega…” Ormai era tardi per rispondere e non volevo passare dal dolore
alla polemica. Dopo la morte dei paladini , Astolfo, Baldovino, Olivieri toccò
a Orlando. Appena il pupo cadde lentamente a terra sanguinante si levo un urlo
dalla sala Falcone, Falcone ! Un ragazzo vivacetto visti morire tutti i
paladini Orlando compreso mi si avvicinò e mi disse “Minch… ma sono tutti
sfigati questi paladini !” Poi mi disse che suo padre era siciliano. S.O.
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