lunedì 13 maggio 2013

UNA GIORNATA FATISCENTE


Non siamo noi che dobbiamo impiccarci !


                                              RACCONTO DEDICATO AI MAGANZESI  !
I ragazzi entrano uno per uno . Sono calmissimi. Qualcuno ti chiede la mano per non scivolare, un'altra ti regala un sorriso che dura un quarto d’ora. Ora hanno preso posto quasi tutti . Dopo una settimana di trattative alla fine alle 10 si comincia. Non è facile fare teatro a circa trenta ragazzi sfortunati. Chi dice che sono diversamente abili, chi li definisce portatori di handicap chi in altro modo. Per me sono spettatori normali. Nella settimana ho discusso i dettagli con insegnanti e accompagnatori. Il ciclo di Orlando è troppo pesante o difficile, Angelica potrebbe turbarli, la spada nella roccia è complesso. Poi scegliamo dove e come sederli. Decidiamo sulla presenza dei genitori, sui rumori, sulla durata. Ci troviamo bene con gli assistenti perché hanno capito che per noi sono ragazzi normalissimi e cosi li trattiamo. Abbiamo preso qualche “misura” non per la loro diversità ma per il loro piacere. Niente commiserazione per i genitori, per i ragazzi. Per noi sono normodotati. A fine giornata ti trovi dieci che ti abbracciano e non vogliono andar via. Una mamma mi accarezza dicendomi “sono di Licata…” .
Avevo un cugino dello stesso livello: Negli anni cinquanta questi ragazzi liberi di scorrazzare per il paese venivano chiamati “scemi”. Erano anni di barbarie. Mai visto un adulto sgridare qualcuno che l’ insultasse. Quando in famiglia si facevano le foto lo volevamo sempre nelle foto con noi e cosi in tutte le nostre foto lui è sempre presente. Il papà del ragazzo faticava ad accettarlo la mamma sapeva di essere stata prescelta. Dio ha un elenco delle persone “abilitate e capaci” ad accogliere questi ragazzi “speciali”. Poi la vita ti segna la strada e così io finii a Milano e Lui rimase a Marineo. Ci mancava tantissimo. Un giorno tornato fugacemente a Marineo rividi quella scena terribile. Alcuni ragazzi che lo insultavano per la sua diversità. Tornai a casa di corsa feci una serie di telefonate e alla fine dissi: Nino viene a Milano con me ! Fatto detto un corno. Chi lo leva un figlio cosi prezioso ai suoi genitori ! Visse a Milano per trentanni e noi sino a quando i suoi genitori non si trasferirono anche loro a Milano ci alternavamo ad andarlo a trovare. Poi un giorno concordò un infarto con Dio e se ne andò. Non ricordo chi mi disse :” E’ meglio così” . Lo guardai negli occhi e anch’io gli dissi con tutto il cuore: “Sei un infame !”
Oggi facendo il teatro rivedevo mio cugino in ognuno di loro. Allora presi la esenzione Siae, l’agibilità contributiva , il mio 740, il certificato di proprietà, le bollette di luce e telefono e gas pagate, la tarsu già pagata , libretto della macchina, l’assicurazione, il bollo e li mostrai alla assistente accompagnatrice. Guardi, mi rispose stupita, io non sono il suo sindaco né il capo dei vigili del suo paese.  Ma il teatro dei pupi non è protetto dall’Unesco ? Ma le autorità preposte non dovrebbero proteggervi da chi ha questa mentalità cosi fortemente mafiosa ? Ma è vero che ci sono meno di 5 Teatri dei Pupi in tutto il mondo ? Ma una comunità che ha la fortuna di avere un teatro per ragazzi deve dirsi fortunata ! Si risposi io: ma il puparo potrebbe essere evasore, bugiardo , millantatore, falsario e… insomma fatiscente !   Ero così nervoso che chiamai il comune per…
Oggi per tutta la giornata il comune non rispondeva al telefono. Forse è meglio che assumano qualcuno per questo compito perché gli altri 120 sono tutti occupati.

2 commenti:

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  2. Il commento di sopra dimostrava come un maggior controllo psichiatrico farebbe bene alla nostra comunità . Mi stupisce che le coalizioni politiche non frenino i loro esaltati anzi dai contenuti di certi messaggi sembrano proprio fare come una volta. Nel mio piccolo se uno mi dice qualcosa insultandomi io non mi offendo ma cerco di rispondergli precisando. Ma i teorici che Marineo deve essere tenuta livellata verso il basso hanno grande esperienza e usano l'arma del non rispondere ma risponderti con l'aninimato.

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